Siamo tutti omofobi, in fondo? Cosa prevede il Disegno di Legge Scalfarotto
A cura di Chiara Comini

Il 7 Giugno 2014 a Sesto Fiorentino si è tenuta una conferenza per parlare del DDL contro l’omofobia e la transfobia.
Presenti il senatore Lucio Malan, senatore, l’avvocato Gianfranco Amato (presidente dell’associazione Giuristi per la Vita), il dr. Sandro Olivieri (presidente di Cristiani per la Nazione), e il Dr Giacomo Ciccone, (presidente AEI).
Il testo unificato delle proposte di legge nn. 245, 280 e 1071 è già stato approvato alla Camera il 19 settembre 2013, con 228 voti favorevoli, 108 contrari e 57 astenuti.

Questa proposta viene fatta per portare aggiunte alla legge n. 205 del 1993 “Mancino”, la quale contrasta la violenza discriminatoria motivata da odio etnico, nazionale, razziale o religioso; in particolare la proposta Scalfarotto la vuole estendere ad altri reati, come appunto l’omofobia e la transfobia, che però non hanno definizione all’interno del testo.
Insomma, non solo si vuol fare una legge “inutile” perché giuridicamente esistono già leggi che tutelano l’individuo, primo di tutte l’articolo 3 della Costituzione Italiana – che recita “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali” – ma si sta tentando per la prima volta di introdurre un reato senza averne definito il presupposto.

Che vuol dire? Che il reato verrà deciso dal giudice in modo alquanto soggettivo durante il processo. Se il cittadino deve però, per legge, essere a conoscenza delle conseguenze del reato che commette prima e non durante il processo, troviamo nell’attuazione della legge la tipicità dei regimi totalitari.

In Gran Bretagna l’autorità giudiziaria ha deciso che: rientra nel caso di omofobia ogni atto percepito come tale dalla vittima o da un terzo soggetto.
«Questa – precisa Amato – è una vera aberrazione giuridica, perché non si punisce l’atto, ma l’intenzione, il pensiero! È ciò che aveva ben profetizzato George Orwell nel suo libro 1984 in cui parla di “psico-reato”. Siamo arrivati al punto che lo Stato impone i propri ideali e pretende di controllare le coscienze».
In effetti già siamo sulla buona strada se pensiamo a quanto accaduto con la trilogia degli opuscoli dell’UNAR (l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali): testi che sono rivolti uno per le scuole elementari, uno per la scuola media inferiore, uno per la scuola media superiore, che col pretesto di combattere presunte discriminazioni, indottrinano bambini e adolescenti all’ideologia del gender.

Tutto ciò in barba alla Carta dei diritti-doveri dei genitori dell’EPA((European Parents Association), che cita come primo punto “I genitori hanno il diritto di essere riconosciuti come primi educatori dei figli.”

Per approfondire il contenuto degli opuscoli consigliamo la lettura dell’articolo al link
http://www.tempi.it/gender-in-classe-ecco-i-libri-che-insegneranno-agli-scolari-italiani-ad-essere-piu-moderni-dei-loro-genitori-omofobi#.VRUV1PmG83A

I libretti in questione nascono in seguito al varo della Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere (2013-2015) dell’allora ministro del Welfare prof.ssa Elsa Fornero.
Al momento gli opuscoli sono stati bloccati, ma i casi in Italia in cui scuole pubbliche e private hanno introdotto percorsi “educativi” sull’ideologia del gender sono numerosi.
Per far alcuni esempi citiamo la fiaba delle due principesse che si sposano letta in alcune scuole dell’infanzia, o il caso più eclatante della lettura di un libro con alcuni contenuti volgarmente pornografici fatto leggere a ragazzi di 14/15 anni.
Tali brani sono stati ritenuti adatti alla lettura in una scuola ad adolescenti, ma non atti ad essere letti in Senato perché “non corrispondenti pienamente ai requisiti di proponibilità degli atti del sindacato ispettivo parlamentare, così come specificati nell’articolo 146 del regolamento del Senato”.

Come scrive il Mons. Luigi Negri è in corso “una pervasiva campagna propagandistica a favore dell’ideologia pansessualista” che vuole intervenire nella formazione dei giovani partendo dalla prima infanzia.
Basta leggere il documento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) riguardante gli “Standard per l’educazione sessuale in Europa” che – per evidenziare un punto tra i tanti – per i bimbi da 0 a 4 anni prevede informazioni sulla “masturbazione infantile precoce” o che dai 4 a 6 anni contempla che si debba scoprire “l’amore verso persone dello stesso sesso”.
Un tale documento si pone in palese violazione di due diritti fondamentali riconosciuti, garantiti e tutelati dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo:

– dell’art.18 (Ogni individuo ha il diritto alla libertà di pensiero, coscienza e di religione; tale diritto include la libertà di cambiare religione o credo, e la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo nell’insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell’osservanza dei riti.)

– e dell’art.26.3 che dice “I genitori hanno diritto di priorità nella scelta di istruzione da impartire ai loro figli.” Si pone inoltre in violazione dell’art.30 della Costituzione italiana che garantisce e tutela il diritto dei genitori ad educare i propri figli, nonché delle disposizioni del codice penale in materia, e di tutte quelle che pongono quale limite per qualsiasi atto, privato o pubblico, il principio del buon costume.4

Citando allora le parole dell’on. Pagano “ditemi voi se questo è lo Stato Italiano, o se siamo invece in presenza di uno Stato…dove le dittature vigono regolarmente”.
Tornando alla proposta di legge Scalfarotto, cosa comporterebbe l’approvazione del DDL 245?

Scrive Gianfranco Amato

"potrebbe determinare l’incriminazione, ad esempio, di tutti:

1. coloro che sollecitassero i parlamentari della Repubblica a non introdurre nella legislazione il “matrimonio” gay;

2. coloro che proponessero di escludere la facoltà di adottare un bambino a coppie omosessuali, atteso che, secondo l’approccio ideologico appena recepito dalla Corte Suprema degli Stati Uniti, non ammettere una coppia gay al matrimonio costituirebbe discriminazione motivata dall’identità sessuale;

3. coloro che pensassero di organizzare una campagna di opinione per contrastare l’approvazione di una legge sul “matrimonio” gay;

4. coloro che pubblicamente affermassero che l’omosessualità rappresenta una «grave depravazione», citando le Sacre Scritture (Gn 19,1-29; Rm 1,24-27; 1 Cor 6,9-10; 1 Tm 1,10.);

5. coloro che pubblicamente dichiarassero che gli atti compiuti dagli omosessuali «sono intrinsecamente disordinati», in virtù del proprio credo religioso (Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede, Dich. Persona humana);

6. coloro che pubblicamente sostenessero che gli atti compiuti dagli omosessuali sono «contrari alla legge naturale», poiché «precludono all’atto sessuale il dono della vita e non costituiscono il frutto di una vera complementarietà affettiva e sessuale» (art. 2357 del Catechismo della Chiesa Cattolica);

Le norme che si intendono approvare rispondono ad una mera prospettiva ideologica, del tutto inutile sul piano legale, godendo gli omosessuali degli strumenti giuridici previsti dal codice penale per i tutti i cittadini, contro qualunque forma di ingiusta discriminazione, di violenza, di offesa alla propria dignità personale. La proposta di legge sull’omofobia, pertanto, non merita di entrare nel nostro ordinamento.
Opporvisi non è una battaglia di retroguardia, tesa a garantire chissà quale privilegio o quale ingiustificata impunità, ma significa battersi contro il rischio di una pericolosa violazione della libertà di espressione del pensiero e del credo religioso, fondamento di tutte le libertà civili nel quadro costituzionale vigente. La cronaca, del resto, mostra ampiamente cosa accade nei Paesi europei in cui è già prevista una legge contro l’omofobia: basti guardare al Regno Unito ed alla famigerata Section 5 del Public Order Act.

Per questo, i Giuristi per la Vita si appellano ai parlamentari della Repubblica italiana, e a tutti gli uomini di buona volontà, affinché venga scongiurato il rischio dell’introduzione di una simile normativa nel nostro ordinamento giuridico"
(da un articolo su La Nuova BQ 11-07-2013)