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Attenti alla trappola
Ugo Mattei -
www.ilmanifesto.it/archivi/commento/anno/2011/mese/04/articolo/4486/
L'annunciata sospensione
dei programmi nucleari in Italia, in modo tale da «tener conto» di
quanto emergerà a livello europeo nei prossimi mesi, è una brillante
mossa populista del governo. Che il clima intorno alla politica nucleare
dopo l'incidente giapponese fosse drammaticamente mutato nel nostro
paese (e anche a livello internazionale) non era un mistero. È
sufficiente considerare i recenti rumorosi successi elettorali dei Verdi
tedeschi per averne sentore. Berlusconi, in crisi, deve presentarsi con
qualcosa alle ormai imminenti elezioni. Mostrare un volto responsabile
sulla politica energetica può in parte compensare le intemperanze sulla
magistratura e sulla scuola pubblica.
Ma gli effetti della
mossa rischiano di non fermarsi qui. Già la moratoria di un anno aveva
cercato di sdrammatizzare la questione nucleare nel tentativo di mandare
gli elettori al mare nei giorni del referendum, il 12 e 13 giugno. Oggi
il rinvio a tempo indeterminato della ripresa del programma nucleare
italiano prosegue in quella direzione, e c'è chi dichiara che questa
mossa rende inutile il referendum, che quindi non potrebbe più essere
celebrato insieme a quelli sull'acqua e sul legittimo impedimento.
Naturalmente questa
decisione non spetta al governo né ai suoi tifosi parlamentari, perché
nel nostro ordinamento costituzionale l'organo deputato alla decisione
è l'Ufficio centrale per il referendum della Corte di Cassazione. Si
tenga conto che ogni referendum è portatore di un effetto giuridico
rafforzato, perché l'effetto abrogativo di un suo eventuale successo
deve durare almeno cinque anni. Ben difficilmente quindi un
provvedimento come questo, diverso dall'espressa e specifica abrogazione
delle (molte) norme che saranno oggetto del giudizio del corpo
elettorale, può essere sufficiente a persuadere i magistrati a
revocarne l'indizione.
Questa decisione, che da
un lato può essere salutata come una prima battaglia vinta dal fronte
antinuclearista, d'altro canto può essere molto pericolosa per l'esito
finale della guerra di liberazione dei beni comuni. Il referendum
nucleare infatti verrà tacciato di inutilità e gli elettori potrebbero
essere indotti a disertare le urne, rischiando di travolgere così il
raggiungimento del quorum per l'acqua e per il legittimo impedimento
(che credo stia molto a cuore al premier).
La strategia del
silenzio, utilizzata fin qui in modo spietato in materia di acqua
nonostante il milione e mezzo di firme raccolte, è più difficile per
il nucleare dopo Fukushima. La catastrofe nucleare giapponese, giorno
dopo giorno, dimostra come la presunta "sicurezza" del
nucleare civile non sia che l'ennesimo delirio di onnipotenza dell'uomo
moderno. In tutto il mondo sembrano perciò maturi i tempi per invertire
definitivamente la rotta e il popolo italiano difficilmente potrà
essere tenuto del tutto all'oscuro dell'opportunità di votare. Inoltre
il governo trova politicamente conveniente polemizzare con i francesi
che stanno sfilando ai nostri interessi di bottega il potenziale bottino
energetico in Libia, sicché ora Tremonti maramaldeggia sul presunto «debito
nucleare» francese, tentando di nascondere che proprio con i francesi
di Edf la nostra Enel si stava apprestando a fare affari.
L'Ufficio centrale della
Cassazione potrebbe far saltare il referendum e se anche ciò non
avvenisse (cosa che auspichiamo) avrà comunque prodotto un
alleggerimento della pressione, cosa molto pericolosa per chi deve
affrontare lo scoglio ciclopico del quorum.
Spetta al popolo
vigilare per difendere la propria sovranità