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Come vivere con i bambini
Di L. Ron Hubbard – dal libro: «Una nuova ottica sulla vita»

Un adulto ha certi diritti sui bambini che i bambini e gli adulti di oggi tendono alquanto a ignorare. Un adulto buono ed equilibrato con nel cuore amore e tolleranza è praticamente la miglior terapia che un bambino possa avere.

La principale considerazione nell’allevare i bambini è il problema di educarli senza rovinarli. Si vorrebbe allevare il proprio bambino in modo tale da non doverlo controllare cosicché egli sarà in pieno possesso di sé in ogni momento. Da ciò dipendono il suo buon comportamento, la sua salute e la sua sanità.

I bambini non sono cani. Non possono venire educati come cani. Non sono cose controllabili. Sono, e non sottovalutiamolo, uomini e donne. Un bambino non è un particolare genere di animale distinto dell’Uomo. Un bambino è un uomo o una donna che non ha raggiunto la completa crescita.

Qualsiasi legge che vale per il comportamento degli uomini e delle donne vale anche per i bambini.

Vi piacerebbe essere tirati e trascinati e mandati a destra e a sinistra e limitati nel fare tutto quello che volete fare? Vi irritereste. L’unica ragione per cui un bambino non si irrita è che è piccolo. Voi quasi uccidereste un adulto che vi trattasse con gli stessi ordini, smentite e mancanza di rispetto destinati in media ai bambini. Il bambino non reagisce perché non è grande abbastanza. Però vi infanga il pavimento, interrompe il vostro pisolino, distrugge la pace della casa. Se fosse uguale a voi come diritti, non chiederebbe questa «vendetta». Questa «vendetta» è il comportamento standard del bambino.

Un bambino ha diritto al proprio auto-determinismo. Dite che se non lo si trattiene dal rovesciarsi addosso le cose, dal correre in strada, ecc. si farà male. E che razza di gente siete voi che, adulti, fate vivere quel bambino in stanze o in ambiente in cui può essere ferito? L’errore è vostro, non suo, se rompe le cose.

La dolcezza e l’amore di un bambino si conservano solo finché egli può esercitare il proprio auto-determinismo. Interrompendo questo, interrompete al massimo grado la sua vita.

Vi sono solo due ragioni per cui deve essere interrotto il diritto di un bambino di decidere per se stesso: la fragilità e il pericolo del suo ambiente e voi, poiché voi trasferite su di lui le cose che furono fatte a voi, a dispetto di qualche pensate.

Quando date qualcosa ad un bambino, è sua. Non è più vostra. I vestiti, i giocattoli, la stanza, tutto quanto gli è stato dato, deve rimanere sotto il suo esclusivo controllo. Così strappa la sua maglietta, distrugge il suo letto, rompe la sua pompa antincendio. Non vi riguarda. Vi piacerebbe che qualcuno vi desse un regalo di Natale e poi vi dicesse giorno per giorno che cosa ne dovete fare e vi punisse addirittura se non vi preoccupate del dono come desidera il donatore? Maledireste il donatore e distruggereste il regalo. Sapete che lo fareste. Il bambino vi distrugge i nervi quando lo fate a lui. Questa è la vendetta. Piange. Vi tormenta. Vi rompe, ogni cosa. Rovescia «accidentalmente» il latte. E distrugge, di proposito, il possesso su cui lo si rimprovera così tanto. Perché combatte per il proprio auto-determinismo, per il proprio diritto di possedere e di fare sentire il suo peso sul suo ambiente. Questo «possesso» è un altro canale con cui può venir controllato. Perciò deve combattere il possesso e chi lo controlla.

Nell’allevare un bambino dovete evitare di «addestrarlo» a divenire un animale sociale. Il vostro bambino è più socievole, più  dignitoso di voi. In un tempo relativamente breve il trattamento che riceve lo ostacola al punto di farlo ribellare. Tale ribellione può aumentare finché diventa terribile averlo intorno. Sarà rumoroso, irriflessivo, incurante del possesso, sporco, in breve, tutto quello che vi secca. Addestratelo, controllatelo e perderete il suo amore. Perderete per sempre il bambino che tentate di controllare e di possedere.

Un’altra cosa è l’argomento della collaborazione. Non avete alcun diritto di negare al vostro bambino il diritto di contribuire. Un essere umano si sente capace e competente solo fintanto che gli è permesso di contribuire allo stesso modo o più di quanto egli ha contribuito a se stesso.

Un bambino contribuisce cercando di farvi sorridere. Si metterà in mostra. Un po’ più tardi ballerà per voi, vi porterà il bastone, cercherà di ripetere i movimenti che fate, lavorando, per aiutarvi. Se non accettate quei sorrisi, quei balli, quel bastone o quei movimenti con lo spirito con cui sono offerti, iniziate ad interrompere il contributo del bambino. Comincerà ad essere ansioso. Farà cose sventate e strane alle cose che possedete, nello sforzo di renderle «migliori» per voi. Voi lo rimproverate…e questo lo distrugge.

Lasciate che un bambino vi sieda in grembo, permetteteglielo. Si siederà lì e sarà contento. Adesso abbracciatelo e costringetelo a stare seduto lì. Fatelo anche se non sta cercando di scappare.  Inizierà subito a contorcersi. Combatterà per allontanarsi da voi. Si arrabbierà. Piangerà. Ora, ricordate? Era felice prima che cominciaste a tenerlo. (Questo esperimento andrebbe fatto davvero)

Naturalmente si incontra qualche difficoltà, se questo bambino è già stato addestrato, controllato, ha ricevuto ordini e le sue proprietà gli sono state negate. A metà strada cambiate tattica. Cercate di restituirgli la sua libertà. E’ così sospettoso nei vostri confronti che farà una tattica incredibile ad adeguarsi. Il periodo di transizione sarà difficile. Ma, alla fine, avrete un bambino ben ordinato, socievole, premuroso nei vostri confronti e, molto importante per voi, avrete un bambino che vi ama.

Il bambino che in preda alla costrizione, custodito, manovrato, controllato, ha una terribile ansietà postulata. I suoi genitori sono entità di sopravvivenza. Significano cibo, vestiti, riparo, affetto. Questo significa che lui vuole stare vicino a loro. Vuole amarli e, naturalmente, essere il loro bambino.

Ma d’altro canto i suoi genitori sono entità contro sopravvivenza. Tutto il suo essere e la sua vita dipendono dal suo diritto di esercitare decisioni proprie sui propri movimenti, proprietà e corpo. I genitori cercano di interrompere tale diritto dietro l’errata idea che un bambino è un idiota che non imparerà mai nulla se non viene «controllato». Quindi si ritrova a dover evitare il nemico, a combatterlo, tormentarlo, e molestarlo.

Ecco l’ansietà. «Li amo caramente. Ho anche bisogno di loro. Ma essi costituiscono un’interruzione delle mie capacità, mente e vita potenziale. Che cosa farò con i miei genitori? Non posso vivere con loro. Non posso vivere senza di loro. Oh cari, cari!». Così se ne sta seduto nella sua tutina con in testa questo problema. Tale problema, quell’ansietà, l’accompagneranno per 18 anni, più o meno. E ciò che distruggerà quasi la sua vita.

Libertà per il bambino significa libertà per voi.

Abbandonare al loro destino le proprietà del bambino significa alla fine la salvezza di tali proprietà.

E’ necessaria una forza di volontà incredibile da parte del genitore perché non dia continuamente delle direttive al bambino.

Ma bisogna farlo, se volete un bambino felice, attento, bello e intelligente.

E il bambino ha un dovere nei vostri confronti. Deve essere in grado di perdersi cura di voi, non in modo illusorio, ma reale. E dovete aver pazienza permettendo che vi tratti in modo maldestro finché, con la sola esperienza, e non con le vostre direttive, egli non impari a farlo correttamente.

Preoccuparsi per il bambino? Idiozie! Egli probabilmente afferra le situazioni meglio di voi.