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Le spese militari Usa sono paragonabili al pil del Canada
L'impegno: "Dobbiamo rimanere i più forti del mondo"


Bush firma il bilancio della difesa per la guerra quasi 500 miliardi
Tratto da «La Repubblica» del 24 novembre 2003

WASHINGTON - Pesantissimo il prezzo in vite umane, stratosferici i costi economici. L'elenco dei militari statunitensi uccisi in Iraq si allunga ogni giorno. Ma il presidente americano George W. Bush va avanti senza tentennamenti e lo dimostra la scelta di mettere a disposizione sempre nuove risorse economiche per la lotta al terrorismo e la dottrina della guerra preventiva. Oggi il capo della Casa Bianca ha firmato il bilancio della difesa per l'anno fiscale 2004, che stanzia fondi per 401,3 miliardi di dollari e prevede, fra l'altro, un aumento medio del 4,1 % della retribuzione dei militari.

A quegli oltre 400 miliardi di dollari vanno aggiunti i circa 87 miliardi stanziati per la guerra in Iraq e in Afghanistan e per la ricostruzione dei due Paesi e i 9,3 miliardi di una legge per la realizzazione d'installazioni militari. Si arriva così sulla soglia dei 500 miliardi, il che significa che le spese militari degli Stati Uniti sono confrontabili con il prodotto interno lordo di un Paese del G7, il Canada. E sono superiori al prodotto interno lordo globale della Russia.

Bush ha firmato il bilancio della difesa prima di recarsi in visita alla base militare di Fort Carson, nel Colorado, da cui venivano 27 dei soldati morti nella guerra in Iraq. All'atto della firma, il presidente s'è impegnato a fare tutto il necessario affinché l'apparato militare degli Stati Uniti resti forte, anzi "il più forte al mondo", e sia capace di vincere la guerra contro il terrorismo.
Nella cerimonia al Pentagono, Bush ha detto anche che le forze armate degli Usa hanno "il compito grande e storico" di mantenere sicuro il Paese e sconfiggere la minaccia del terrorismo. Quindi ha ripetuto concetti più volte espressi: "Le forze armate degli Stati Uniti si frappongono fra il nostro Paese e un grave pericolo. La posta in gioco non potrebbe essere più alta: abbiamo di fronte nemici che misurano i loro progressi in base al caos che creano, alla paura che diffondono e al numero di vite di innocenti che distruggono".

 

Bush: 401miliardi ai militari
«Il Manifesto» del 25 novembre 2003

Per vincere le guerre, rilanciare l'economia, farsi rieleggere Colin Powell Il segretario di stato (foto Reuters) chiede all'Anp, delegittimata dall'amministrazione Usa, di sostenere il prossimo governo iracheno S.D.W.

WASHINGTON
Il presidente George Bush, prima di imbarcarsi per il suo ranch texano, è andato ieri mattina al Pentagono per firmare un assegno di 401 mila 300 milioni di dollari da spendere in spese militari. Una bella sommetta che si propone due obiettivi più uno. Rilanciare l'economia con le spese militari, impiegare quelle armi (e il resto) per finanziare le guerre di liberazione in atto - Afghanistan e Iraq - e quelle che seguiranno e, miscelando entrambi, rilanciare la candidatura di Bush, in vista delle presidenziali del 2004. Questi soldi servono perché le forze armate Usa stanno compiendo «un compito munumentale e storico» nella guerra contro il terrorismo, ha detto Bush nella cerimonia al Pentagono. «Quel che è in gioco in questa lotta è estremamente importante, perché «ci troviamo ad affrontare nemici che misurano i loro successi dal caos che provocano, dalla paura che diffondono e dalle vite innocenti che distruggono». E con quel linguaggio messianico che a noi sembra la riproposizione dell'imperialismo allo stato puro ma che piace tanto ai neoconservatori americani e nostrani, Bush ha giustificato i 400 e passa miliardi di dollari di stanziamenti col fatto che «la forza militare dell'America si erge fra il nostro paese e un grave pericolo», «Noi ci battiamo per l'ordine e la speranza e la democrazia in Afghanistan e in Iraq» (per adesso), «noi ci battiamo per la sicurezza di tutti i paesi liberi e per l'avanzamento della democrazia». E la conclusione è stata all'altezza: «The American people e il vostro comandante in capo vi sono grati». Applausi.

Fra le voci che attingeranno dal gruzzolo dei 401 miliardi di dollari ci sono un adeguamento delle paghe dei militari, la revoca della decennale proibizione dei test di ordigni nucleari di bassa intensità e l'autorizzazione alla ricerca di una nuova super-bomba nucleare capace di distruggere sotterranei a grande profondità (dove forse si nascondono Saddam Hussein e Osama bin Laden?), l'esenzione degli addestramenti e degli esperimenti militari dalle leggi che proteggono le specie animali, il conferimento e finanziamento al segretario alla difesa Donald Rumsfeld di maggiori poteri sui 700 mila dipendenti civili del Pentagono in modo da liberare il personale militare e destinarlo a compiti più consoni e necessari.
Con questo mostruoso «defense authorization bill», Bush confida nell'immediato di recuperare terreno sul suo fianco finora più vulnerabile in vista delle elezioni del novembre 2004: il cattivo (catastrofico?) andamento del dopo-guerra in Iraq con i morti americani che aumentano giorno per giorno. Dopo i mesi trionfali successivi alla «risposta preventiva» in Afghanistan e Iraq, i più recenti sondaggi danno la popolarità di Bush in caduta pronunciata. L'ultimo della Cnn-Usa Today-Gallpup mostra che per la prima volta il modo in cui il presidente maneggia il dopo-guerra iracheno viene disapprovato dalla maggioranza degli americani (il 54%) contro un approvazione del 45%. Più soldi ai militari, più commesse alle industrie, più guerre per la democrazia. Questa è la ricetta.

 
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