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La Cia ha lavorato per creare il pericolo atomico terrorista
di John Howeis, tratto da www.clarissa.it - 4/09/2008

Mentre si discute, sui principali media mondiali della risposta sovietica allo scudo antimissile Usa in Europa orientale e sulle nuove minacce della Nord Corea, mentre si attendono gli sviluppi del pericolo nucleare iraniano - è passata del tutto inosservata, soprattutto da parte dei media italiani, una singolare vicenda che meriterebbe veramente un serio approfondimento, in quanto rivela un ruolo davvero sorprendente della Cia nella costruzione del potenziale atomico di Paesi come Libia, Iran, Pakistan e Malesia.
Il New York Times del 24 agosto dedica infatti un ampio servizio alla storia di un ingegnere svizzero, Friedrich Tinner, esperto nella tecnologia del vuoto, fondamentale per la costruzione delle centrifughe atomiche degli impianti nucleari, da alcuni anni sotto inchiesta, insieme ai figli Marc ed Urs, da parte della magistratura elvetica. Apprendiamo infatti che l'ingegnere svizzero, fin dalla metà degli anni Settanta, ha lavorato insieme al celeberrimo dott. Kahn, considerato dalla stampa mondiale, dopo l'11 settembre, l'esperto nucleare della rete di Al Qaeda. L'attività di Friedrich Tinner, nel corso degli anni, avrebbe per l'appunto spaziato dal Pakistan alla Malesia, dalla Libia all'Iran, senza dare luogo alla minima attenzione, così sembra, da parte dell'antiterrorismo occidentale.
Leggendo l'interessante servizio, cominciamo a comprenderne la ragione: risulta infatti che, almeno a partire dal 2000 (ma su questa data ovviamente i dubbi sono più che legittimi), Urs Tinner, figlio dell'ingegnere, sarebbe stato reclutato, con stipula di un regolare contratto, dalla Cia. Successivamente anche il padre e il fratello Marc sarebbero entrati nell'affare, rivelatosi assai redditizio dato che la Cia avrebbe elargito complessivamente ai tre, nel corso degli anni, qualcosa come 10 milioni di dollari.

Il lavoro per cui la brillante azienda familiare, operante attraverso una serie di società di comodo, alcune delle quali chiaramente controllate dalla Cia, sarebbe stata così lautamente retribuita dai servizi statunitensi, consisteva nel fornire progettazione e strumentazione, idonea sì alla fabbricazione di impianti atomici, ma in realtà non correttamente funzionante: al punto che gli ispettori dell'AIEA avrebbero effettivamente riscontrato più volte, nel 2003- 2004, in Libia ed in Iran, la singolare stranezza di strumenti, quelli forniti proprio dai Tinner, così abilmente inabili alla bisogna da provocare un grave incidente nell'impianto iraniano di Natanz, nel 2006.

Si vede bene che queste informazioni trasformano radicalmente il quadro fornito in questi anni dagli Usa e, di seguito, dai media internazionali, rispetto al pericolo nucleare proveniente dai cosiddetti rogue States: è infatti come minimo ovvio che la Cia era perfettamente consapevole del fatto che la minaccia nucleare di simili impianti era in verità pari a zero, dato che ne controllava la fornitura degli elementi più delicati. Ma quel che appare assai più inquietante è il fatto che le modalità di questa collaborazione si prestano ad una ben più grave interpretazione, cioè a dire che la famiglia Tinner sia servita proprio alla "creazione" della minaccia nucleare dei Paesi ritenuti terroristi, in realtà del tutto inconsistente. E dunque, ad esempio, la rete quaedista che avrebbe operato per la costruzione di bombe atomiche di uso terroristico, diretta secondo i media occidentali dal dott. Kahn, arrestato in Malesia ai primi del 2004, si rivelerebbe i realtà pilotata e controllata da parte della Cia attraverso i ben retribuiti servigi della famiglia Tinner.

Questa ipotesi, che risponde ai canoni di quello che un tempo negli ambienti spionistici si definiva infiltrazione e provocazione, è suffragata dagli sviluppi successivi della vicenda: l'inchiesta malese avrebbe infatti per la prima volta portato alla luce il ruolo dei Tinner e questo avrebbe provocato l'apertura dell'inchiesta della magistratura svizzera, nel 2005. Da questo momento in avanti, l'imbarazzo delle autorità elvetiche si manifesta infatti apertamente, al punto che, sul finire del luglio 2007, il ministro della giustizia svizzero Christoph Blocher, vola a Washington per incontrare il direttore nazionale dell'intelligence Usa, Mike McConnell, il ministro della giustizia Usa, Alberto R. Gonzales, famoso per le polemiche su Guantanamo, e il direttore dell'FBI, Robert Mueller III. Il livello dell'incontro denota il livello di difficoltà in cui si dibatte il governo svizzero, la cui magistratura ha in  mano la scottante documentazione del singolare caso spionistico.

È al massimo livello che matura quindi la clamorosa decisione, resa pubblicamente nota solo nel maggio 2008, dal presidente della repubblica elvetica, Pascal Couchepin in persona, suscitando enormi polemiche, di distruggere la copiosa documentazione tecnica rivenuta presso i Tinner - comprendente fra l'altro piani di costruzione per bombe nucleari, centrifughe destinate all'arricchimento dell'uranio e altro materiale sensibile. La motivazione addotta dalle massime autorità della Confederazione è stata quella di dover proteggere la sicurezza della Svizzera e della comunità internazionale, e salvaguardare, si osservi, la politica estera della Confederazione elvetica!
In questo modo si sono definitivamente cancellate le prove non solo dell'attività dei Tinner ma di quello che la Cia aveva fatto in collaborazione con loro, nel sollievo delle agenzie spionistiche Usa e nel malcelato disappunto dei servizi segreti europei. Il favore che il governo svizzero ha fatto agli Stati Uniti è quindi di non poco valore.

I fratelli Urs e Marc Tinner sono attualmente ancora in detenzione preventiva in Svizzera, dopo che il Tribunale federale ha respinto una richiesta di scarcerazione avanzata dai loro legali. Il padre Friedrich è stato invece rimesso in libertà nel 2006. Tutti e tre sono accusati di violazione delle leggi sul materiale bellico e di riciclaggio, ma sarà davvero interessante vedere come farà la magistratura elvetica a concludere queste inchieste, ora che le prove documentali dell'attività svolta dai Tinner sono state cancellate per una superiore volontà politica, in spregio ai basilari principi sulla separazione dei poteri che dovrebbero caratterizzare lo Stato democratico.

La vicenda, già per questi primi elementi, si profila di gravità pari alle rivelazioni che hanno portato a mettere seriamente in dubbio la dinamica dell'attentato dell'11 settembre 2001, a svelare i meccanismi con cui sono state costruite le informazioni ufficiali Usa sulle armi di distruzioni di massa dell'Iraq e a smentire le smentite sulle torture nel centro di detenzione di Abu Graib, solo per citare alcuni dei più gravi esempi di disinformazione venuti alle luce negli ultimi anni. Ma non basta: giacché il caso Tinner, cronologicamente antecedente agli altri fatti e ad essi strettamente collegati, è in grado di far pensare a questo punto ad una strategia coordinata di provocazione e disinformazione statunitense della quale si deve cominciare finalmente a parlare con chiarezza, per comprenderne finalità ed obiettivi. Non è infatti pensabile che la Cia abbia agito a questo livello né che un governo come quello elvetico abbia deciso un atto così pesantemente lesivo della propria sovranità nazionale, se la posta in gioco non fosse stata elevatissima.
Di questa posta in gioco si deve cominciare a parlare, dato che la partita in corso proprio sulla sua presunta capacità nucleare militare dell'Iran rischia di tradursi in un pericolo immediato di guerra

 
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