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Creare le notizie
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    I mezzi d’informazione sono un naturale obiettivo della tecnica del partito terzo, sia per la loro capacità di raggiungere milioni di persone, sia perché il pubblico si aspetta che i giornalisti lavorino in modo imparziale a favore della verità.
Il settore delle relazioni pubbliche ha imparato bene l’arte di mettere le sue parole in bocca ai giornalisti, poiché la maggior parte di essi è troppo mediocre per dedicare il suo tempo al giornalismo d’inchiesta e attinge principalmente alle informazioni fornite attraverso i comunicati stampa delle multinazionali o del governo. I comunicati stampa come li conosciamo oggi vennero inventati negli anni ’20 da uno dei primi professionisti PR, Ivy Lee, un ex giornalista che capì che più i propri clienti fornivano informazioni ai giornalisti, meno i giornalisti avrebbero indagato per conto loro.
   
I primi comunicati stampa erano semplici dichiarazioni battute a macchina. Oggi, le agenzie PR pubblicano regolarmente articoli e possiedono il proprio ufficio stampa, come PR Newswire, che trasmette i comunicati direttamente via internet alla stampa e ai giornalisti.
   
Jennifer Sereno, l’editore di un importante quotidiano del Wisconsin, dice di preferire i comunicati stampa elettronici perché “le notizie arrivano tutte insieme sullo schermo e le vediamo più rapidamente rispetto a quelle via fax…E’ molto conveniente. Possiamo inviare una notizia via web direttamente al giornalista che sta seguendo una determinata vicenda. E spesso fa risparmiare al giornalista il tempo per riscriverla

    Non vi è nulla di intrinsecamente ingannevole nel diffondere un comunicato stampa, ma questa pratica ha cambiato profondamente il sistema informativo in diversi modi. Se si confrontano le agenzie di PR Newswire con le notizie che effettivamente vengono pubblicate sui quotidiani, si vedrà che vengono spesso riprese alla lettera o quasi, e di solito senza indicare ai lettori che ciò che appare come un servizio giornalistico indipendente è in realtà un comunicato di un’agenzia PR.
   
Uno studio condotto da Scott Cutlip ha dimostrato che il 40% delle notizie riportare da un qualsiasi quotidiano statunitense proviene da comunicati stampa, agenzie o segnalazioni trasmesse dalle agenzie PR. Nel 1980, Il Columbia Journalism Review ha analizzato un numero del Wall Street Journal e ha scoperto che oltre la metà dei servizi “si basavano esclusivamente su comunicati stampa”. I comunicati stampa erano spesso ripresi “quasi testualmente o in parafrasi”, con pochissime informazioni aggiunte, e molti di questi articoli venivano attribuiti alla “redazione del Wall Street Journal”. Non vi è motivo di credere che la situazione da allora sia migliorata o che sia in alcun modo differente in altri giornali. “Gran parte di ciò che si vede in televisione è in effetti un prodotto confezionato da agenzie PR. Gran parte di ciò che si legge su un giornale o si vede in tv non è informazione”, sostiene il vice presidente senior di una grande agenzia di relazioni pubbliche.
   
Questa tendenza è particolarmente spiccata sui media elettronici. Alcune agenzie PR sono specializzate nella produzione di informazioni e “servizi audiovisivi” (VNR) pre-registrati – interi notiziari, scritti, filmati e prodotti da agenzie PR e trasmessi via satellite o via internet a migliaia di emittenti Tv in tutto il mondo. “Nei primi anni ’80, quando venne ridotto il personale dei notiziari e vennero moltiplicati gli spazi per l’informazione con le tv via cavo, siamo entrati nell’era della produzione e diffusione dei VNR”, osservò Kevin Foley della KEF Media Associates di Chicago. Nel 1991 si producevano dieci VNR al giorno – 4000 all’anno.

    Attualmente il numero è molto più alto, sebbene nessuno abbia i dati esatti. I VNR sono utilissimi soprattutto nei settori farmaceutico e alimentare, che forniscono un flusso continuo di informazioni per reclamizzare i nuovi prodotti e le nuove scoperte sui benefici che i ricercatori attribuiscono ai fiocchi d’avena, pane all’aglio, noci, succo d’arancia o qualunque altro prodotto venduto dall’agenzia sponsorizzatrice.
E’ necessario un tocco di raffinatezza affinché il VNR sembri proprio un servizio giornalistico.
   
La consulente PR Debra Hauss consiglia ai produttori di VNR di evitare un approccio “troppo pubblicitario. Non pronunciate troppo spesso il nome del prodotto”. A volte i VNR utilizzano voci narranti di giornalisti che hanno già lavorato in tv. Che questi servizi siano spot pubblicitari abilmente camuffati è ben noto a coloro che lavorano nelle emittenti televisive, ma viene raramente menzionato di fronte agli spettatori dei notiziari. Sui notiziari serali si vedono spesso – senza probabilmente farci caso – spezzoni di VNR mescolati ad altri servizi che i giornalisti hanno realizzato per conto proprio. Talvolta i VNR vengono inseriti all’interno dei servizi, senza alcuna indicazione per informare il pubblico che lo spezzone trasmesso è stato prodotto da un’agenzia PR per conto di un cliente specifico a scolpo di propaganda.
   
Kenneth Feather, direttore della sezione per la pubblicità e l’etichettatura dei farmaci dell’FDA, ha osservato che i VNR sui prodotti farmaceutici costituiscono una manipolazione del pubblico qualora promuovano l’uso inappropriato di farmaci o implichino che il prodotto reclamizzato dal VNR sia migliore di altri. Il problema grave, secondo Feather, è che praticamente in nessuno di questi servizi si dichiara il coinvolgimento di una compagnia farmaceutica, ma viene piuttosto utilizzato un testimonial. Si utilizzano medici eloquenti che vengono istruiti in modo da adattare il messaggio a un programma d’informazione, e sui VNR raramente viene menzionato il fatto che questi medici sono stati in realtà assunti dalle compagnie farmaceutiche per testare e promuovere i loro prodotti.
Spesso, infatti, le compagnie farmaceutiche usano i VNR per trasmettere messaggi che, secondo le regolamentazioni dell’FDA sulla pubblicità, non sarebbero consentiti. Ad esempio, per promuovere un uso non consentito di un farmaco, o per fare pressioni sul governo per l’approvazione di un prodotto ancora in corso di sperimentazione. “Fino a poco tempo fa, le compagnie farmaceutiche sono state fortemente scoraggiate dall’usare spot televisivi destinati al pubblico”, ha detto Eugene Seconda, un professore di ricerche di mercato al Baruch College di New York. “Tuttavia, sono meno vincolate rispetto alle nuove tecniche multimediali, come i VNR, riguardo cui l’FDA non ha ancora stabilito delle direttive

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