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Direttiva vivisezione, dalla delusione alla riscossa
Gianluca Felicetti - 13 settembre 2010 http://www.lav.it/index.php?id=690
Pubblicato dal quotidiano “Terra”

L’Europa avrà nuove regole sull’utilizzo degli animali per la sperimentazione. Anzi in gran parte saranno vecchie. Sì perché il voto di ieri dell’Europarlamento a Strasburgo che ha dato l’ultimo via libera al testo concordato con Commissione e Consiglio dei Ministri, ha confermato il ridimensionamento del testo iniziale proposto oltre due anni fa.
Già allora l’abolizione della vivisezione non era all’ordine del giorno ma la nuova direttiva fissava originariamente uno stop senza deroghe all’uso di animali in alcuni settori, un deciso aumento e l’incentivazione del ricorso ai metodi di ricerca senza animali, trasparenza per l’opinione pubblica sull'attività. Non solo, la Commissione di Bruxelles aveva lanciato una consultazione con la partecipazione di 42.000 cittadini europei ottenendo il terzo più alto responso mai avuto, esprimendo la volontà di una maggiore  tutela per gli animali utilizzati negli esperimenti (93%) e di un investimento maggiore a livello europeo per lo sviluppo e la validazione di metodi sostitutivi alla sperimentazione animale (79%).

Eppure durante il suo iter la Direttiva ha perso in corsa dei “pezzi” importanti. Grazie a chi? A tutti coloro che si sono riempiti la bocca di termini come “animal welfare”, metodi alternativi, bilanciamento degli interessi di tutela degli animali e della ricerca, per poi fare nulla per renderli concreti. Nemmeno uno… Il risultato?
La possibilità di poter ricorrere, anche se in deroga, a gatti e cani randagi  (ma in Italia tale pratica è vietata fin dal 1991), la possibilità di utilizzare specie in via d’estinzione e/o catturate in natura (compresi i Primati e in particolare le grandi scimmie), il ricorso a soppressione per inalazione di anidride carbonica come metodo di uccisione di riferimento, definito dalla legge come “umanitario” ma che in realtà provoca alti e prolungati livelli di sofferenza, fatto riconosciuto scientificamente, la possibilità di effettuare esperimenti senza anestesia, autorizzazione anche per esperimenti altamente dolorosi.

Basterebbero due esempi eclatanti per sottolineare l’erroneità del modello animale, nello specifico sul topo: questa specie viene ampiamente utilizzata per lo studio sul cancro, ma non si ammala di questa patologia complessa, quindi gli viene ricreata in un processo artificiale ben lontano dalla realtà umana; inoltre i tumori indotti non producono metastasi paragonabili a quelle umane, sono più suscettibili all’attacco delle difese immunitarie e crescono con velocità superiori rispetto ai cancri naturali, parametro temporale ulteriormente errato perché la durata della vita tra le due specie non è confrontabile. Studi retrospettivi recenti hanno dimostrato come sostanze risultate efficaci sugli animali si sono dimostrate inutili e/o tossiche per l’uomo.

Sempre nel topo alti dosaggi ormonali, utilizzati per studiare terapie legate alla menopausa (cicli biologici complessi e frutto di un lungo processo evolutivo ed adattativo, basti pensare che le donne non vanno in estro), dimostrarono una diminuzione dei rischi vascolari, mentre nella nostra specie hanno portato a infarti, coauguli e cancro al seno.
L’uomo è e rimane sempre la vera “cavia”, poiché, appunto, gli studi su animali sono meno predittivi di quanto lo sia il lancio di una moneta, testa o croce.
Viene dato grande risalto all’utilità della sperimentazione animale, sottointendendone la necessità per il progresso della ricerca e volendo insinuare il preconcetto che si debba accettare il “sacrificio” della vita animale per il benessere della vita umana. Ma questa associazione è lungi dall’essere oggettiva e corretta.

La sperimentazione animale ha comportato, e continua a farlo, grandi errori e ritardi nella scienza, ne sono una testimonianza le 225.000 morti all’anno negli USA. per cause avverse ai farmaci, morti silenziose di cui nessuno parla o il dato allarmante che il 90% dei farmaci non supera le prove cliniche, con un ingente spreco di fondi e menti che lavorano per produrre dati inutilizzabili.
Ieri a Strasburgo il Popolo della Libertà ha messo in luce le sue attuali divisioni di altra natura, l'on. Gardini  si è espressa favorevolmente alla sperimentazione animale indicandone la necessità per il progresso della scienza e l'on. Muscardini che, invece, ha sottolineato come questa Direttiva deluda le aspettative e non tuteli, nei fatti, gli animali da laboratorio. E anche quelle del centrosinistra con i Verdi a proporre emendamenti positivi e l’on. De Castro, ex Ministro del Pd, a decantare da Presidente della Commissione Agricoltura l’importanza della vivisezione per la farmaceutica.

Ma non sono, ancora, del tutto perse le speranze per i 12 milioni di animali che ogni anno muoiono nei laboratori europei: infatti, a questo punto sarà fondamentale che nell'iter di recepimento nazionale della Direttiva, Governo e Parlamento nazionale traducano in fatti le dichiarazioni di questi giorni, inserendo disposizioni più restrittive di quelle di Strasburgo e lo sviluppo concreto dei metodi di ricerca che non fanno uso di animali.

Gianluca Felicetti , Presidente LAV
Intervento pubblicato dal quotidiano “Terra” oggi in edicola