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Fusione Fredda: una realtà da non farsi sfuggire
Intervista al Prof. Emilio Del Giudice effettuata da Roy Virgilio il 13 maggio 2005

http://www.progettomeg.it/ffreddadelgiudice.htm

Introduzione
Fusione Fredda. Un nome che evoca un senso di vana speranza, di occasione mancata. La possibilità di ottenere abbondante energia pulita a basso costo rivelatasi invece tutto un errore di valutazione.
Questo è quanto percepito dalle persone comuni e anche dagli scienziati comuni.
Ma allora l’annuncio fatto nel lontano 1989 è rimasto solo un utopia?
Sembrerebbe proprio di si, non mi risulta che nessuno di noi possa acquistare batterie a fusione fredda, la TV non ne parla, i giornali neppure. Quindi non esiste. Mi sembra ovvio.
Eppure, cercando bene, qualcuno ne parla. Qualcuno scrive, qualcuno studia, altri sperimentano. Vi è un mondo silenzioso che, a macchia di leopardo, pervade il globo e ci offre nuove teorie scientifiche, utilizza procedimenti innovativi e, soprattutto, mostra incredibili risultati.
Ma vi è un'altro mondo, quello accademico, che ignora questi accadimenti, queste scoperte perché non previste dal paradigma dominante e quindi non spiegabili. Ma neppure approfondisce o riesce a smentire con dati concreti queste conquiste.
Così sono andato ad intervistare un abitante del mondo silenzioso, il Professore Emilio Del Giudice dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare di Milano, una delle menti coraggiose che qui in Italia ha reso possibile la descrizione scientifica del fenomeno. E ha reso un pò meno silenzioso questo mondo sconosciuto ai più.
Ci farà capire a che punto è veramente oggi la comprensione del fenomeno Fusione Fredda che, per dirla in due parole, altro non è che un meccanismo che la natura utilizza per sedurre due nuclei e farli fondere insieme. Utilizzando pochissima energia e liberandone tanta. Una moltiplicazione che fa pensare ad un vero miracolo. Ma, sembra, che non siamo ancora pronti ad accettare tanta abbondanza.

L'intervista

Roy V.: Io, come tante altre persone, sto cercando di portare un’informazione onesta e trasparente sulla realtà odierna della fusione fredda poiché sembra che l’opinione comune, anche a volte di professori universitari, sia rimasta a pochi mesi dopo l’annuncio di Fleischmann e Pons, come se tutto si fosse fermato lì punto e basta. Quasi nessuno è consapevole degli enormi passi avanti che sono stati ottenuti, e proprio in Italia, grazie a Lei e al pool del Prof. Giuliano Preparata. Potrebbe raccontarci brevemente cosa è stato effettivamente dimostrato e capito?
E. Del Giudice: Si può ritenere assodato che il fenomeno fisico della Fusione Fredda che avviene in celle elettrolitiche adoperando il metodo di Fleischmann e Pons (vedi box) o varianti come quelle suggerite da Giuliano Preparata e come replicata dal nostro gruppo all’ENEA di Frascati, esiste, è provato e nelle sue linee essenziali è conforme a quella che è la predizione teorica. Quello che non è ancora risolto pienamente è il problema della captazione dell’energia prodotta da utilizzarsi per usi pratici, cioè l’ingegnerizzazione. C’è da comprendere che mentre l’energia, poniamo di origine chimica o meccanica, è un’energia che viene prodotta lentamente e quindi si diffonde in senso termodinamico, ovvero viene emessa in forma di calore, l’energia della fusione fredda è emessa in modo molto veloce, inizialmente in forma di un’eccitazione elettromagnetica che poi man mano degrada in termini di frequenza e una parte di essa viene assorbita dalla materia circostante sottoforma di calore. Però una parte cospicua vola via in forma di radiazioni.
Per cui bisognerebbe, per esempio, mettere queste celle all’interno di cavità riflettenti o utilizzare comunque metodi per rendere disponibile tutta questa energia. C’è una serie di problemi tecnici da risolvere che riguardano la velocità di questi processi, per cui prima che uno si possa fare la doccia usando acqua riscaldata con la F.F. qualche problema tecnologico richiede di essere risolto.
Semmai ancora non è chiaro se esistono anche altre vie alternative (al metodo Fleischmann e Pons), perché differenti ricercatori in giro per il mondo hanno ottenuto energie in eccesso seguendo strade diverse. Quindi ci possono essere più modi per ottenere l’effetto, che sono da vagliare più approfonditamente.

Roy.: Si riferisce anche all’esperimento di Mizuno e Ohomori (vedi box) effettuato con tungsteno e acqua normale? Questa configurazione molto economica è stata replicata e anche implementata qui in Italia dai ricercatori Iorio-Cirillo che proprio su Progettomeg.it seguiamo oramai da 2 anni.
E.D.G.: No. Dobbiamo specificare che una cosa è la fusione fredda e una cosa sono le trasmutazioni nucleari a debole energia, come quelle ottenute dai giapponesi. Sono capitoli interessanti però parliamo di due cose diverse. Certo si sono aperte molte strade, ognuna delle quali ha il valore che ha, c’è quella che vale di più, quella che vale di meno, io non sono competente in tutti questi campi, qualche strada l’ho capita, qualcun’altra no.

Roy: Quindi, tornando al sodo, si può dire che la natura nucleare della fusione fredda è stata dimostrata in modo scientifico e univoco? Ed anche l’eccesso di energia?
E.D.G.: Il fatto che si tratta di un fenomeno nucleare è anche provato dal fatto che simultaneamente alla produzione di energia c’è anche produzione di nuclei di elio. Siccome all’inizio c’era il deuterio, il fatto che il deuterio si consumi e al suo posto venga rilevato elio vuol dire che c’è una trasmutazione nucleare, ovvero che due nuclei di deuterio si fondono insieme dando luogo a un nucleo di elio. Se poi, come abbiamo fatto noi a Frascati, si misura il numero di nuclei di elio prodotti e sapendo che per ogni nucleo di elio creato c’è una quantità di energia che si sprigiona, cosa che si può calcolare con una semplice moltiplicazione, otteniamo un’energia che è 10 volte più grande di quella che misuravamo nel calorimetro. Ciò vuol dire che l’energia veramente prodotta è 10 volte maggiore di quella che uno è davvero capace di misurare! Ecco qui che il grosso di questa energia non è stato catturato. D’altra parte noi non avevamo fatto particolari sforzi per captarla, a noi interessava vedere se questa energia si produceva o no, dopodiché, adesso che siamo convinti che il fenomeno esiste, tutta la pratica va in mano agli ingegneri che troveranno dei modi intelligenti ed astuti per non perdere neanche un goccio di tutta questa energia.

Roy: Quindi a livello scientifico le cose sono chiare e definite?
E. D. G.: La parte di scienza pura è abbastanza capita, almeno questo è il mio punto di vista, che poi la comunità scientifica nel suo insieme l’abbia capita… purtroppo questo non è vero. Si tratta ancora di minoranze perché anche nelle scienze esistono i partiti. E il partito di maggioranza, di grande maggioranza, è un partito nelle cui concettualizzazioni questa possibilità evidentemente non rientra, non è contemplata.

Roy: Sembra proprio sia così! Giusto in questi giorni (mettere data e link) è uscito un articolo su il Giorno in cui si parla del progetto I.T.E.R.(l’International Thermonuclear Experimental Reactor) e dove si accenna alla F.F. come se fosse ancora un’abbaglio, e danno dei tempi di 40 – 50 anni per la realizzazione di questo progetto. Le ho portato una copia da leggere...
E. D.G.: Quando avevo 15 anni, ai tempi della famosa macchina Zeta, dicevano 10 anni, poi ogni progresso aumentavano sempre di altri 10. (n.d.I. nel frattempo Del Giudice legge l'articolo...) Ah, interessante! Vedo che l’articolo cita Maurizio Samuelli che è il direttore dell’unità Fusione Nucleare dell’Enea da cui dipende anche la Fusione Fredda !

(n.d.I a questo punto il Prof. effettua una telefonata a una sua collega che lavora sotto la direzione di Samuelli e le fa notare che, se da un lato Samuelli fa lavorare scienziati sul fenomeno Fusione Fredda, dall'altra dichiara ai giornali che la F.F. è un abbaglio… aggiungo io, con che spirito si portano avanti certi studi se non ci si crede? C’è un po’ di confusione? Si vogliono buttare via soldi o ci sono degli interessi superiori in gioco?)

Roy: Come abbiamo visto per la fusione calda e tante altre tecnologie incerte si investono un sacco di soldi ma di che cifre parliamo per un’implementazione pratica della F.F.?
E.D.G.: la quantità è molto limitata, è questione di qualche miliardo delle vecchie lire, a esagerare 10 miliardi, cioè possiamo dire che quello che serve è la quarta parte di una tangente media o, se vogliamo metterla su un altro piano, può valere un centrattacco brasiliano! Anche in un regime di crisi economica sono soldi che si possono trovare.

Roy: Ma non avete bisogno di fare ancora esperimenti per completare il quadro scientifico?
E.D.G. : Noi no, ne hanno bisogno gli ingegneri. Ma noi siamo a disposizione per qualsiasi aiuto o consiglio di cui possano aver bisogno. A livello scientifico siamo pronti, come ho già detto manca solo l’ingegnerizzazione del prodotto.

Roy: Per fortuna sembra che, anche se in sordina, alcune grosse multinazionali quali la Mitshubishi Heavy Industry, la Pirelli Labs , la ST Microelectronic stiano in 
qualche modo investendo in questa tecnologia, soprattutto per quanto riguarda la possibilità di eliminazione delle scorie radioattive. E’ forse la volta buona per un’utilizzazione concreta del fenomeno?
E.D.G.: e chi lo sa! Io per quanto riguarda le scorie so poco e non so esprimere un giudizio. Ma non mi pare che ci siano investimenti per quanto riguarda generatori di energia, questo proprio non mi risulta. All’epoca, quando era vivo G. Preparata, è vero che la Pirelli Labs manifestò interesse, ma è altrettanto vero che poi si tirò indietro. Tra la Pirelli e Preparata ci fu un accordo ma la Pirelli non mantenne gli impegni che aveva preso e non finanziò la ricerca.

Roy: Le ho fatto questa domanda perché alcuni scienziati italiani e le aziende citate prima, stanno ricevendo uno stanziamento di alcuni milioni di euro per portare avanti questa ricerca, proprio per l’eliminazione delle scorie radioattive.
E.D.G.: Sì, però questo è un altro aspetto, anzi paradossalmente io lo vedo un po’ pericoloso. Se solo si sparge la voce che il problema delle scorie radioattive è risolubile, anche se poi non lo è, si dirà - oh, bene, allora possiamo fare nuove centrali!
Non vorrei che fosse una furbata di alcuni scienziati della F.F. che pensano: forse se ci presentiamo come gente servizievole che aiuta quelli della fissione nucleare a togliere via le immondizie, che è poi l’ostacolo maggiore alla diffusione del nucleare, magari… e quello che poi si ottiene è che il loro nome viene speso solo per dire -Sì, il problema è in via di soluzione- e quindi via a costruire centrali. Poi si dirà: - ah il problema non è stato ancora risolto…- però intanto le centrali sono state costruite! Questa può essere una malignità, come può essere che non è vero niente, d’altro canto debbo ammettere che io di questo metodo per ripulire le scorie non ne so niente, e quindi non sono preparato per dare giudizi.

Roy: Mi fa paura ultimamente, sentire parlare in TV di un ritorno al nucleare classico o al carbone per procurarsi un’energia che sembra sempre più indispensabile. Allora mi viene da chiederLe se c’è qualcosa che noi tutti possiamo fare per accelerare lo sviluppo della fusione fredda a discapito di questi metodi che ci portano verso la morte invece che verso l’abbondanza e la pace. Cosa può fare l’uomo comune?
E.D.G.: Esprimere interesse per questa prospettiva, non farla cadere nel silenzio. Chiedere che i problemi eventualmente aperti vengano chiarificati e che quelli che sono contrari, anziché dare per scontato che non è vero niente, argomentino, spieghino con chiarezza e in contraddittorio. Che vengano argomentate le ragioni per cui questa forma di energia non possa funzionare, evitando possibilmente le contumelie e le accuse e basandosi su dati di fatto.
Quello che possono fare l’uomo e la donna comune è esigere che questo accada e che nessuno possa invocare il principio di autorità. Che tutti, soprattutto quelli che sanno, raccontino nel modo più chiaro e meno misterioso possibile le ragioni dei pro e contro. Dopodiché, data la piccola quantità di denaro richiesto… Io capisco che quando si tratta di imprese che devono erogare dei finanziamenti ci devono pensare 50 volte, però questo principio di precauzione finanziaria si attenua con il diminuire della cifra richiesta, quindi se la cifra richiesta è modesta…

Roy: Dato che la cifra da investire non è proibitiva, secondo Lei c’è un motivo concreto per cui non si finanzia la fusione fredda?
E.D.G.: adesso siamo in un periodo di crisi generale in cui le industrie non si pongono più, in nessuna parte del mondo, obiettivi produttivi. Tutti giocano a Monopoli, vendono e comprano aziende. L’arricchimento mediante speculazione ha preso il posto dell’arricchimento produttivo.
L’investimento produttivo per bene che vada rende il 10-15 % l’anno, un investimento finanziario se le va male la porta al lastrico ma se le va bene le permette di triplicare il suo patrimonio e noi purtroppo adesso viviamo in un epoca in cui non prevale il produttore ma prevale lo speculatore e il consumatore. E nessuno dei due ha bisogno di scienza. Non c’è nessuna industria che fa della programmazione di lungo periodo, tutti partono dall’idea di Keynes che sei mesi è un lungo periodo e quindi nelle grandi Corporation gli amministratori delegati vengono licenziati se entro 6 mesi non raggiungono gli obiettivi previsti. Anche il Venture Capital non è disposto ad aspettare anni. Lui ti dice: io ti presto il denaro, tu entro sei mesi mi fai guadagnare il 25 % E quale ricerca scientifica ti può garantire un risultato così entro 6 mesi? Ci vogliono ben più di 6 mesi! Questa è la ragione per cui nell’economia ultra liberale di oggi è difficile che ci sia vera innovazione.

Roy: Secondo Lei avendo a disposizione dei fondi adeguati e avendo lì degli ingegneri a lavorare, di che tempi si può parlare per arrivare ad un prodotto commerciale?
E.D.G.: è difficile a dirsi, non molto comunque e certamente molto meno di quelli che servono nella prospettiva ITER. Si può parlare di massimo 5-10 anni e poi molto dipende dall’intensità dei fondi. Se uno dà 5 lire a 5 persone ovviamente gli sviluppi vanno avanti lentamente, se invece uno da una cifra non enorme ma che so, 5 miliardi delle vecchie lire a un team di 30 persone tutte giovani forti e robuste, allora i risultati si vedranno!

Roy: Grazie professore per averci dedicato il suo tempo e per la sua franchezza, da parte mia farò in modo che queste preziose informazioni arrivino a più persone possibili.

Conclusione
Per completare questo articolo vi faccio un semplice invito sulla scia di quanto detto dal Prof. Del Giudice: informatevi su questa tecnologia e su tutte le strade che l’Elettrodinamica Quantistica Coerente, la branca fisica implementata dal Prof. Preparata, ha aperto e le comprensioni a cui sta portando. Parlo di superconduttori, memoria dell’acqua, nuovi metodi di cura olistica quali il Seqex e, ovviamente, la fusione fredda. Chiedete, informatevi, divulgate ed esigete che queste verità possano avere l’opportunità di migliorare la vita di tutti noi.  

 

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Il metodo Fleischmann -Pons è così configurato: una barra di platino e un filamento di palladio che fungono da elettrodi, una soluzione elettrolitica contenente acqua pesante (D2O acqua dove l’idrogeno è sostituito dal deuterio, isotopo dell’idrogeno), il tutto in un contenitore di vetro ben isolato dall'esterno. Apportando elettricità al sistema il deuterio si accumula in grande quantità nel palladio che per la sua struttura funziona come una spugna molto porosa.
Gli atomi di deuterio si accumulano sempre più nel reticolo del metallo fino ad una concentrazione soglia in cui inizia l’emissione di energia in eccesso e si verifica la fusione del deuterio in elio.
Nelle migliori condizioni il rendimento che si ottiene è di circa il 1.000 % con un energia che raggiunge la densità di qualche Kilowatt per centimetro cubo di palladio. Inoltre il costo è veramente irrisorio poiché si parla di cifre intorno ai 300 euro per ottenere circa 10 KW per ben 500 anni senza produrre nessun residuo nucleare, radiazioni nocive o qualsivoglia inquinamento (ne scaturisce solo elio, un gas inerte).
Il metodo Mizuno-Ohomori, si basa invece su una configurazione più semplice ed economica: elettrodi di acciaio e tungsteno che lavorano in una soluzione alcalina a base di acqua distillata. Fornendo energia al sistema, raggiunte determinate soglie di tensione e corrente, si viene a creare attorno al catodo uno stato di plasma, confinato dalla stessa acqua, da cui è stato verificato scaturire energia in eccesso e trasmutazioni nucleari. Il rendimento energetico è stimato attorno al 200% quindi ben lontano dalla configurazione con acqua pesante, ma le trasmutazioni, che avvengono con energie bassissime rispetto a quanto richiesto dal paradigma dominante, spalancano un ventaglio immenso di nuove opportunità. Su www.progettomeg.it/FFredda.htm potete seguire l’implementazione italiana dell’esperimento portata avanti dai ricercatori Iorio-Cirillo.


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