Israele, il muro della discordia
Estrapolato da Le Monde Diplomatique 14 novembre

Di Matthew Brubacher, traduzione  di R.I.

La fine del governo di unità nazionale, con l'uscita dei laburisti, e le conseguenti elezioni previste per la fine del gennaio 2003 rendono più rigida la posizione di Israele di fronte alle richieste della comunità internazionale, in particolare rispetto a un eventuale ritiro dai territori rioccupati. Nel tempo così guadagnato, il governo dello stato ebraico accelera la costruzione di un muro con cui, fin da oggi, procede all'annessione unilaterale di una parte della Cisgiordania.


Lavori di costruzione del muro a Qalqiliya in Cisgiordania

Il «muro di sicurezza» che il governo israeliano costruisce attorno alla Cisgiordania e a Gerusalemme modificherà radicalmente il paesaggio sia geografico che politico in Medioriente. Innalzando una chiusura tra volte più alta e due volte più larga del muro di Berlino (...) Israele procede all'annessione unilaterale di una parte considerevole della Cisgiordania e rafforza gli sbarramenti militari attorno alle città palestinesi, imprigionandovi così gli abitanti.

Un primo muro era stato costruito attorno a Gaza già ai tempi della prima Intifada (!987-1993), allorché lo stato ebraico circondò quella striscia di terra con una barriera elettrificata ermeticamente chiusa. Ciò gli permise di conservare la sua autorità sulle sedici colonie ebraiche e di controllare i movimenti dei palestinesi. Attualmente, Israele mantiene sotto il suo controllo il 20% di Gaza, costringendo i suoi 1.2 milioni di abitanti a vivere nei tre cantoni separati in uno spazio che è appena il doppio rispetto a quello di Washington DC.

I palestinesi della Cisgiordania subiranno lo stesso destino di quelli di Gaza. La prima tappa consiste nel separare Israele dalla maggior parte del nord della Cisgiordania. La chiusura segue le frontiere del 1967, pur con l'annessione di numerose colonie; chiude in una stretta numerosi territori chiave palestinesi, e ne spazza numerosi altri. Alcune zone palestinesi come il villaggio di Qaffin si vedono sottrarre il 60% dei loro terreni agricoli, mentre altre, come la città di Qalqilya, non solo vengono privati delle loro terre, ma vengono separate sia dalla Cisgiordania che da Israele. Questa parte del muro costa al governo israeliano oltre un milione di dollari a chilometro, ed è fortificata da pareti di cemento armato di otto metri, da torri di controllo ogni 300 metri, da trincee profonde due metri, da recinzioni di filo spinato e strade di aggiramento.

La prima parte di questo muro «del nord» si estende su 95 chilometri, da Salem a Kafr Kassen, e porterà ad una annessione dei fatto dell'1,6% della Cisgiordania, includendo 11 colonie israeliane e 10.000 abitanti palestinesi. Lo stato ebraico ha il progetto di incorporare questa zona in Israele in modo che, allorché riprenderanno i negoziati sullo status finale, un ritorno al passato costerebbe talmente caro dal punto di vista politico, che questa annessione sarà considerata irreversibile. Ci si trova quindi di fronte ad una strategia mirante a modificare la linea verde.

 
Mappa del muro, clicca per ingrandire

La costruzione del muro attorno a Gerusalemme est è ancora più devastante per le aspirazioni ad uno stato palestinese. Mentre al nord il muro non si spinge mai più di otto chilometri all'interno delle terre, a Gerusalemme penetra molto più in profondità. 
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Questa incorporazione della Grande Gerusalemme nello stato ebraico pone numerosi e gravi problemi, perché porta ad incorporare un gran numero di palestinesi, sottolineando una volta di più le contraddizioni esistenti tra gli imperativi demografici e quelli della sicurezza. Per risolvere tale problema, Israele tenta di costruire due muri intorno a Gerusalemme: il primo costituisce una separazione interna, costruita essenzialmente attorno alle frontiere municipali definite da Israele. Il secondo costituirà una separazione esterna, attorno a blocchi di colonie. A differenza delle fortezze medioevali, questi muri di Gerusalemme saranno costituiti da una barriera elettrificata, una strada di aggiramento e, in alcuni luoghi, da trincee, pareti di cemento armato e apparecchi rilevatori di movimento.
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Una volta completato il muro, dal nord della Cisgiordania a Gerusalemme, lo stato ebraico si sarà annesso il 7% del West Bank, tra cui 39 colonie israeliane e circa 290.000 palestinesi, 70.000 dei quali non hanno ufficialmente diritto di residenza in Israele e pertanto non hanno diritto di viaggiare o di beneficiare dei servizi sociali israeliani. Questi 70.000 palestinesi vivono in una situazione di estrema vulnerabilità e probabilmente saranno costretti a emigrare. Se il muro verso sud si spingerà fino a Hebron, si ritiene che Israele si sarà annessa un altro 3% della Cisgiordania.

 
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