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Reazioni sospette
Di Nahla Shahal, Al Hayat, Gran Bretagna
Tratto dal settimanale «Internazionale» nr. 516 del 28/11/2003

Incidente: ecco come viene definito adesso il sondaggio reso noto a inizio novembre, secondo sui Israele è agli occhi degli europei il pericolo più grave per la pace nel mondo. Questo sondaggio, promosso dalla Commissione europea, non è più considerato uno studio o un’inchiesta, ma si è trasformato in un «incidente» a cui si allude solo per condannarlo. C’è che arriva perfino a ritenere che i suoi risultati potrebbero avere delle ripercussioni negative per gli stessi palestinesi.
Tutto è cominciato con la reazione degli europei. Il sondaggio ha provocato prima di tutto una telefonata personale del premier italiano Silvio Berlusconi, presidente di turno dell’Unione europea, al primi ministro israeliano Ariel Sharon. Poi il ministro degli esteri italiano Franco Frattini ha espresso apertamente il suo imbarazzo. Niente di meno. Secondo lui, la cosa più importante è che il sondaggio non riflette la posizione del parlamento europeo.
Il presidente del parlamento europeo Pat Cox, si è spinto ancora oltre dichiarando che l’assemblea da lui presieduta non fa politica in base ai sondaggi d’opinione e dunque non si orienta in base ai cambiamenti di umore dell’opinione pubblica del continente.

Il muro israeliano
Così, il parlamento europeo fa politica mentre l’opinione pubblica straparla, il che in ogni caso non ha alcuna importanza. Ecco dunque una leadership politica democratica, nominata da paesi democratici, che si comporta come se fosse una dittatura in cui i pareri dei cittadini non contano più e le decisioni si prendono indipendentemente dal desideri della gente, o addirittura contro la sua volontà. Alcuni responsabili dell’Unione europea hanno anche spiegato che questo «incidente» sarebbe una buona occasione per rivedere i metodi usati nei sondaggi. Tutto si sarebbe potuto limitare a una questione di chiacchiere.

E invece questo «incidente» avrà delle ripercussioni sulle relazione fra Unione europea e Israele. Gli europei volevano fare pressione su Israele e trasmettergli un messaggio severo ispirato alle posizioni emerse durante l’ultimo vertice dell’Ue. In quella riunione sono stati condannati sia il progetto del «muro di sicurezza» che Israele sta costruendo in Cisgiordania, sia le esecuzioni arbitrarie dei leader palestinesi. Ma ecco, con questo «incidente» sulle spalle, sono orami i responsabili dell’Unione europea a dover dimostrare agli israeliani che il sospetto di antisemitismo, diffuso dai risultati del sondaggio, non li riguarda. In queste condizioni non sarà possibile alzare la voce contro Israele, dicono. Ma di quali condizioni si tratta? Si tratta del muro che gli israeliani stanno costruendo alla velocità della luce? O delle decine di palestinesi che vengono arrestati ogni giorno? O ancora delle case palestinesi distrutte e delle terre espropriate?
Ma no, non è così. E’ del sondaggio che si tratta!

L’opinione pubblica
A quanto pare è Israele ad aver segnato dei punti. Il principale contenzioso fra lo stato ebraico e il parlamento europeo riguarda i prodotti provenienti dalle colonie ebraiche della Cisgiordania. Israele chiede che, nel quadro dell’accordo di partnership euroisraeliano, vengano esentati dai dazi doganali, come tutti gli altri prodotti israeliani. Sembra proprio che lo shock suscitato da questo «incidente», e il senso di colpa che ne deriva, finiranno per avere la meglio sulle decisioni del parlamento europeo. Il 10 aprile 2002 l’assemblea aveva votato a favore del congelamento dell’accordo di partnership finché Israele nona avesse rispettato l’articolo 2 dello stesso accordo, relativo ai diritti umani.
A forse, in fin dei conti, neppure l’europarlamento conta realmente. In ogni caso non finché rappresenta i pareri dei cittadini ed è il risultato di un’operazione chiamata «elezioni», cioè fino a quando è uno strumento della democrazia.

 
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