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Ladri d’identità
Fonte «New Scientist» tratto da «Internazionale» nr. 532, 26 marzo 2004

Internet semplifica il lavoro dei truffatori: con un computer e poche informazioni personali, possono svuotare un conto bancario senza uscire di casa.

Spacciarsi per qualcun altro è un vecchio trucco per far soldi con gli imbrogli. Ma con internet il furto dell'identità è così facile che è diventato il tipo di frode più comune. La portata del problema è emersa a gennaio, quando la commissione federale statunitense per il commercio ha reso noto che il furto d'identità è più che raddoppiato in soli due anni. Oggi rappresenta il 42 per cento delle truffe negli Stati Uniti ed è probabile che presto superi tutti gli altri tipi di frode messi insieme.
Per mettere a segno il colpo, un truffatore si finge qualcun altro dopo essersi impossessato dei principali dati della vittima. Ne bastano pochi: nome, data di nascita, indirizzo, numero di un documento, patente o passaporto, e magari il nome da signorina della madre. Armati di queste informazioni, i truffatori possono prosciugare conti bancari o aprirne di nuovi, per poi accumulare grossi debiti con prestiti, scoperti e ipoteche. Internet rende tutto più facile che mai, spiega Bob Cohen, della colazione per la prevenzione del furto d’identità on-line, un gruppo d’interesse dell’associazione informatica americana.

Il pesce che abbocca
Per rintracciare i dati personali ci sono due metodi. Uno consiste nella semplice raccolta delle informazioni spontaneamente immesse online dagli utenti, ed è incredibile come alcuni siano così ingenui da pubblicare in rete le loro generalità. Se non ci credete, digitate la parola "passaporto" (passport) nella stringa di ricerca immagini di Google. Otterrete migliaia di immagini di passaporti, molte delle quali danno accesso a pagine che contengono la foto, la data di nascita, il numero di telefono di casa e i nomi dei familiari. C'è chi è pronto a rivelare l'immagine della propria patente, del certificato di nascita, della tessera sanitaria e perfino dei certificati di morte dei parenti. Sono tutte informazioni preziosissime per chi vuole clonare un’identità.
L'altro metodo è noto con il termine "phishing (pronunciato come pesca, ma scritto in modo diverso). Come suggerisce il nome, il phishing consiste in un amo elettronico gettato dal ladro per impossessarsi dei dati personali altrui. Di solito le vittime ricevono un'e-mail apparentemente attendibile da una banca online, un sito commerciale o un sito d'asta, tutti di alto profilo, che informa di aver notato un'attività anomala sul loro conto e, di conseguenza, di averlo sospeso. Per riattivarlo, il titolare deve seguire un link che lo porta in una riproduzione del sito - dotata del logo autentico e a volte anche di virus - in cui gli si chiede di confermare l'identità digitando numero di conto e password. Fatto!
Il phishing è molto efficace e inganna circa il 5 per cento dei destinatari dei messaggi. "Il metodo ottiene una percentuale di risposte ragionevolmente alta perché gioca sulla fiducia che il consumatore ripone nel logo della ditta", spiega Dan Maier dell'azienda californiana Tumbleweed, che si occupa di sicurezza online. E le conseguenze possono essere devastanti. Le vittime non solo devono pagare - o quantomeno dimostrare di non aver comprato la limousine, l'appartamento o la jacuzzi a loro addebitati - ma potrebbero impiegare anni per riavere il loro classamento creditizio.

I criminali a caccia di grossi bottini a volte usano quello che viene chiamato conto dormiente, aperto con un nome rubato. All'inizio lo fanno sembrare normale depositando e prelevando piccole somme di denaro con una certa regolarità. Per conquistarsi la fiducia della banca, il conto può essere gestito in questo modo per due anni o più. Poi il truffatore chiede un grosso prestito e sparisce con il contante, lasciando lo sfortunato a cui è stata rubata l'identità con un ingente debito. Secondo gli analisti dell'Aberdeen group di Boston, l'anno scorso le banche americane hanno perso 73 miliardi di dollari con questo tipo di truffa. Si prevede che entro la fine del 2005 il dato raggiunga i duemila miliardi.

 
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