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La forza di un decreto legge
Di Carlo Mondonico  
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In seguito al rifiuto di Ciampi di firmare la legge Gasparri, il Presidente del consiglio e gli uomini del suo governo si sono affrettati a dire che Rete 4 verrà salvata dal satellite con un decreto legge, rimanendo quindi nelle condizioni odierne.
Anche il sindacato dei giornalisti, l'Fnsi, in un comunicato che segue di poche ore le affermazioni di Berlusconi, si dichiara favorevole a questo "benedetto" decreto legge.
Il tutto logicamente sbandierando la preoccupazione dei posti di lavoro, il pericolo di mettere in difficoltà centinaia (o migliaia?) di dipendenti e le loro famiglie.
Peccato non venga mai detto, soprattutto durante i tg nazionali, che il trasferimento di una rete Mediaset al canale digitale non è un capriccio dell'opposizione o di qualche comunista fissato sull'impero berlusconiano.

La storia è un po' differente.
In principio c'è stata una sentenza della Corte Costituzionale del 1994, la 420, che stabiliva in difesa del pluralismo, che un unico soggetto privato non potesse detenere tre reti nazionali concedendo un periodo di transizione e rimettendo il problema al legislatore per una sollecita soluzione definitiva entro e non oltre l'agosto 1996.
Arriva il 1996, ma la decisione della Corte Costituzionale scade nell'indifferenza generale e Berlusconi continua ad avere tre tv.

Nel 1997 la legge Maccanico, pur con un anno di ritardo rispetto alle raccomandazioni della Corte Costituzionale, stabiliva che un soggetto non potesse detenere più di due reti, e che, finché non ci fosse stato un «congruo sviluppo» via satellite e cavo (oggi superiore al 1000% rispetto a quella data), Rete4 avrebbe potuto continuare a trasmettere via etere, sempre in contrasto con le decisioni della Corte Costituzionale che aveva deciso per un termine definitivo entro l'agosto 1996.
Infine, nel novembre 2002, con la sentenza numero 466-2002, la Corte Costituzionale ha stabilito inequivocabilmente che Rete4, dal 1 Gennaio 2004 dovrà emigrare sul satellite, e ha stabilito che le frequenze resesi disponibili dovranno essere assegnate al legittimo possessore, ovvero Europa 7 di Francesco Di Stefano (che ha vinto nel 1999 una gara d'appalto per l'assegnazione delle concessioni delle reti nazionali promossa dall'allora governo).
Come mai dopo tutto questo tempo non si è provveduto a risolvere il problema del trasferimento sul digitale di Rete4 e quindi di salvaguardare l'occupazione dei suoi dipendenti?
Perché salvare una rete Mediaset a discapito della nascita di un nuovo editore che promuoverebbe il pluralismo nell’informazione?
Inoltre, non credo sia possibile con un decreto legge evitare il passaggio di Rete 4 sul satellite e l'abolizione della pubblicità su Rai Tre, perché violerebbe la sentenza della Corte Costituzionale che così impone. Da quando si possono correggere o annullare le sentenze della Corte con un decreto?
E' possibile tutto ciò?

Carlo Mondonico

 
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