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Passa la legge al Senato per i mercanti di armi: è una grave sconfitta
di Alessandro Marescotti - www.peacelink.it

Dopo la Camera anche il Senato ha approvato la nuova legge sul commercio delle armi. La nuova legge cancella importanti conquiste di trasparenza e controllo sul commercio delle armi sancite dalla precedente legge 185/90, che fu una conquista per noi pacifisti. Da ora in poi sarà più facile esportare armi italiane verso nazioni che violano i diritti umani. I mercanti di armi brindano. E' una grave sconfitta per il movimento pacifista. La legge 185/90 era stata voluta dal movimento pacifista dopo gli scandali delle vendite di armi italiane a Saddam Hussein (quando era nostro alleato negli anni '80) e dopo le stragi di curdi avvenute nel 1988, silente la comunità internazionale. Questa sconfitta fa riflettere. Il movimento pacifista non ha saputo sfruttare la propria forza attuale. E' stata sprecata una grossa potenzialità. Viceversa un anno fa - dopo un allarme partito da questo sito web e propagatosi poi a macchia d'olio su tutta Internet - migliaia di persone si sono mobilitate. Un anno fa di questi tempi un corteo telematico di persone firmavano l'appello per stoppare la manomissione della 185/90, migliaia di firme venivano spedite ai parlamentari disattenti (o complici), una formidabile pressione allertava il mondo pacifista. Si era in tempo di pace. Poi è arrivata la guerra. Paradossalmente la pressione per la difesa della 185 è diminuita anziché aumentare. Vi è stato un allentamento della tensione e della vigilanza. Non si è saputo saldare il movimento antiguerra alla lotta ai mercanti di armi, due facce dello stesso problema. Qualcosa però è stato fatto. La Campagna in difesa della legge 185 ha acquistato due mezze pagine sul Corriere della Sera e sulla Repubblica. PeaceLink ha dato informazioni sulla home page. Vita è stata una sentinella costante. Ma ciò non era sufficiente e infatti non è bastato. E' venuto meno qualcosa e ognuno - informandosi bene - potrà dire che cosa. E così l'attacco alla legge 185 è passato: non solo per merito dei mercanti di armi ma anche per i nostri limiti. I mercanti di armi vivranno tranquilli finché noi non avremo la loro concretezza e costanza. Loro hanno fatto pressione sul Senato fino all'ultimo, noi no. Loro ora ridono di noi. A chi ci accusava dicendo "cosa avete fatto voi pacifisti contro Saddam", potevamo rspondere: "Abbiamo fatto approvare nel 1990 la legge 185 che vieta la vendita di armi armi ai dittatori". Da ora in poi possiamo solo accontentarci di dire con amarezza: "Ieri vendevano armi a Saddam, oggi ad altri dittatori. Ieri alla corte del rais di Bagdad, oggi compagni in affari di altri sanguinari capi di stato". Armi italiane potranno essere nelle mani di chi viola i diritti umani.

185: Il Senato ha votato, approvato il ddl 1547
di Benedetta Verrini - www.vita.it

L'Aula ha chiuso la partita: è passato il disegno di legge di modifica della 185. Con 134 sì, 95 no e 2 astenuti E' stato appena approvato, al Senato, il disegno di legge 1547 di modifica alla legge 185. Dovrà tornare alla Camera, per la definizione della copertura finanziaria e per la soppressione, avvenuta questa mattina, dell'articolo 11. Su 232 presenti in Aula, 134 senatori hanno votato a favore (componenti della maggioranza), 94 contro (tutto il centrosinistra), 2 astenuti.

"Nel votare sì a questo provvedimento, proprio in queste ore, la maggioranza dimostra di non avere alcun rispetto per l'opinione pubblica" commenta durissimo il senatore Bedin (Margh.Ulivo).

"Noi abbiamo votato contro, perché questo provvedimento intacca la legge 185 aprendo margini di manovra molto preoccupanti: il certificato finale di destinazione non è noto; sarà consentito intrattenere rapporti con Paesi che commettono violazioni dei diritti umani definite - pensate un pò - non gravi!" Dello stesso parere il senatore Nuccio Iovene (Ds), che esorta a "mantenere alta la mobilitazione anche nei prossimi mesi, perché ha creato una consapevolezza, all'interno dei gruppi parlamentari, che ha consentito di "limitare i danni".

Su questo fronte, le organizzazioni della società civile incassano una piccola ma significativa vittoria: grazie a emendamenti dell'Ulivo e al sostegno del senatore D'Onofrio e dell'Udc, è stato soppresso l'articolo 11. Il contenuto di questo articolo era altamente discusso, perché prevedeva che le armi vendute con "licenza globale di progetto" fossero sottratte alla trasparenza bancaria. Di fronte al favore dello stesso Udc, come ci ha riferito il senatore Iovene (Ds), "Il governo si è rimesso al voto dell'Aula, che ha votato a stragrande maggioranza per la soppressione dell'articolo".

"E' una soppressione importante perché salvaguarda proprio una delle ragioni che hanno condotto alla campagna per la difesa della 185" spiega il senatore Bedin, "La trasparenza nei movimenti bancari". Sugli spazi di manovra aperti alla Camera, che ora dovrà riesaminare il testo, i senatori avvertono che non bisognerà farsi troppe illusioni: il ddl verrà presumibilmente riapprovato senza ulteriori cambiamenti. Ma certo, si aprono nuve settimane di discussione e riflessione. Oltre a questo significativo risultato, è stato anche approvato un ordine del giorno promosso dal senatore Giulio Andreotti che prevede di predisporre "severe istruzioni" agli operatori nelll'applicazione della nuova legge.

E ieri: Una battaglia scandita sugli articoli del regolamento: così si è svolta ieri la discussione sul ddl 1547, che si è conclusa alle otto di sera con l'ennesima caduta, all'articolo 10, del numero legale. Oggi si votano gli ultimi articoli, e poi la legge 185 sulla trasparenza nell'export di armi resterà un guscio vuoto all'interno dell'ordinamento giuridico italiano. La discussione, su cui sono puntati gli occhi della società civile italiana, al Senato è stata comunque travagliata. Un disegno di legge che si trascina in calendario dal giugno 2002, la continua mancanza del numero legale: sono la dimostrazione che forse non c'è una grande convinzione, neppure nella maggioranza, sui contenuti. Ma oltre a questo non si va: gli emendamenti dell'opposizione sono stati tutti respinti, nonostante le pressanti richieste di stralcio degli articoli dal 3 al 13 o di parti di esse. Ma vediamo, dallo stenografico parlamentare, come è andata ieri. "E' grave la decisione della maggioranza di discutere sul commercio di armi mentre è in corso un conflitto per disarmare un dittatore" ha esordito ieri il senatore Tino Bedin (Ulivo).

"Pertanto, dopo l'approvazione degli articoli 1 e 2 che ottemperano all'obbligo di recepire l'Accordo di Farnborough, nella consapevolezza che occorre modificare legge n. 185 del 1990 per recepire l'istituto della licenza globale di progetto ed armonizzare la normativa europea, in vista della politica estera e di sicurezza comune, sarebbe opportuno stralciare gli articoli da 3 a 13". A questa richiesta si è associato il senatore Martone (Verdi), ricordando che "la legge n. 185 del 1990 è stata introdotta nell'ordinamento italiano a seguito dello scandalo suscitato dalla fornitura di armi all'Iraq" e stigmatizzando "la scelta della maggioranza di porre in discussione un provvedimento sul commercio delle armi nel momento in cui una popolazione inerme viene bombardata".

Lapidaria la risposta del sottosegretario alla Difesa Berselli: "Premesso che alla Camera dei deputati l'opposizione ha approvato il provvedimento anche nella parte concernente le modifiche della legge n. 185 del 1990, come d'altra parte aveva proposto nel 2000 il Governo D'Alema, rileva che la lentezza nella discussione in Senato è stata determinata dall'atteggiamento dell'opposizione, mentre il Governo e la maggioranza hanno mostrato grande sensibilità rispetto alle sue richieste e rispetto alle sollecitazioni dell'associazionismo con l'approvazione di diversi emendamenti e di ordini del giorno, che tra l'altro considerano la tutela dei diritti dei 50.000 dipendenti dell'industria bellica. La modifica della richiamata legge del 1990 è assolutamente indipendente dalla guerra in corso in Iraq e tende ad armonizzare la normativa europea sul commercio delle armi; pertanto il Governo è contrario alla proposta di stralcio". Ma un altro passaggio teso tra maggioranza e opposizione si è svolto al momento della votazione dell'articolo 3, che contiene la dizione "gravi" violazioni dei diritti umani. Non potendo valutare, di fatto, che senso abbia parlare di "grave" violazione nel campo dei diritti umani, l'opposizione chiedeva di eliminare l'aggettivo. Niente da fare. Ecco l'intervento negativo da parte di Berselli, il quale sembra aver maturato un unico tipo di argomentazione: "Esprime parere contrario su tutti gli emendamenti, tenuto conto peraltro che analoga formulazione della norma inerente le gravi violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani era prevista in un disegno di legge presentato dal Governo D'Alema in materia di revisione della legge n. 185 del 1990".

Sull'articolo 3 è intervenuto anche il senatore Malabarba (Rc), avvertendo dei rischi della sua impostazione. Ecco la sua analisi: "Signor Presidente, approfitto dell'illustrazione dei nostri emendamenti all'articolo 3 per dire che sono scandalizzato per l'insensibilità dimostrata dalla maggioranza e dal Governo, che ha utilizzato palesi falsità per respingere le argomentazioni del senatore Bedin sulla proposta di stralcio. Per non parlare dell'intervento del senatore Schifani, il quale dimostra di avere scarsa cognizione di quanto si sta discutendo, per i riferimenti alla Russia di Putin, da tempo approdata, con uno stravolgimento non solo della politica ma anche della geografia, dall'Oriente all'Occidente e che annovera tra i suoi amici (soprattutto in affari, perché per il resto mi pare abbia fatto acqua) il presidente del Consiglio Berlusconi. Parlo di ignoranza perché quando si tratta di guerra, signor Presidente, si deve sapere che vi sono anche guerre che non fanno notizia. In questi giorni non c'è solo il conflitto in Iraq, con il dramma che stiamo vivendo per un Paese produttore di petrolio; in queste ore è in corso un'altra guerra importante e sanguinosa in Nigeria, altro Paese produttore di petrolio, guerra però di tipo convenzionale, e quindi caratterizzata dall'uso di armi leggere, le quali rientrano in gran parte nell'oggetto della nostra odierna discussione sulla modifica della legge n. 185 del 1990. Stiamo parlando di modifiche che riguardano il commercio e la distribuzione di armi leggere, e nelle guerre nel cuore dell'Africa, che tante volte vengono citate, si fa uso soprattutto di tali armi. Una serie di emendamenti presentati tende ad eliminare, al comma 1, lettera b), l'aggettivo "gravi" ripristinando il testo precedente e prevedendo quindi l'impossibilità dell'esportazione nei confronti di Paesi responsabili di accertate violazioni e non di "gravi" violazioni dei diritti umani. Vorrei sottolineare in questa sede come la legge n. 185 del 1990 sia stata e sia continuamente svuotata di significato relativamente al commercio delle armi attraverso aggiramenti e meccanismi di triangolazione che hanno già visto l'assenza di intervento di questo Parlamento, oltre che del Governo, per quanto riguarda l'esame della relazione annuale che il Governo è obbligato a fornire sulla base della stessa legge n. 185. Questa relazione, che dovrebbe essere oggetto di una seria riflessione parlamentare, fornisce un quadro estremamente significativo e preoccupante della destinazione delle armi, che vanno ad alimentare situazioni di guerra o prossime alla guerra in Paesi ove i diritti umani sono continuamente violati. Di conseguenza, il mantenimento del massimo di attenzione anche nell'individuazione delle parole con cui dare corpo alla legge, è di assoluta importanza poiché ci troviamo in una situazione non di massima sicurezza relativamente alla capacità di controllo della legge, ma di sbilanciamento e degrado dei meccanismi da essa previsti. Inoltre, sappiamo quanti danni stia già producendo la vendita di armi italiane all'estero, in Paesi ove i diritti umani vengono continuamente violati, come la Turchia o diversi Paesi dell'America Latina. Il nostro emendamento 3.100 è volto quindi ad impedire l'attenuazione dei poteri di controllo delle violazioni dei diritti umani, come stabilito dalle Convenzioni internazionali in materia, e dei profili delle violazioni compiute da quei Paesi che le mettono in pratica".


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