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L’informazione che disinforma
L’esempio della «memoria biologica» dell’acqua
Maria Cristina Mazzi, Giuseppe Sacco, Massimo Sperini
Tratto dalla rivista «Seagreen» 11/12 1990/91

(…)
Vogliamo, in questa sede, fornire un esempio concreto di quanto abbiamo esposto sopra analizzando uno tra i mille casi simili che potevamo trarre da altri campi. Ne abbiamo scelto uno tra i più recenti e che ha suscitato abbastanza scalpore: quello della «memoria biologica» dell’acqua.
Questa vicenda che, per qualche giorno nell’estate del 1988, ha suscitato tanto scalpore, è stata ricostruita attraverso la lettura dei quotidiani e di alcune riviste di quel periodo.
Nel maggio 1988, ad un congresso internazionale sulla medicina omeopatica svoltosi a Strasburgo, il prof. J. Benveniste espone una teoria, frutto di alcuni anni di ricerche sperimentali, con la quale si propone di fornire una spiegazione scientifica all’azione dei prodotti omeopatici.
Circa un mese dopo, con esattezza il 30 giugno, la rivista scientifica britannica «Nature», con un editoriale dal titolo «When to believe the unbelievanle» (Quando credere all’incredibile), pubblica un articolo di biologia firmato da tredici ricercatori di diverse nazionalità, di cui J. Benveniste è il coordinatore. Nello scritto vengono descritte le prove sperimentali a sostegno dell’ipotesi di un’azione biologica delle diluizioni omeopatiche.

La ricerca del prof. J. Benveniste e collaboratori evidenzia come una soluzione acquosa estremamente diluita di anticorpi (antiimmunoglobuline E o anti-IgE), cioè una soluzione in cui non ci possono più essere molecole di anti-IgE, è in grado di sollecitare la degranulazione dei basofili. I basofili sono un tipo particolare di globuli bianchi che si trovano nel sangue, i quali in presenza di anti-IgE si degranulano. La degranulazione è evidenziata dalla caratteristica capacità di colorarsi dei basofili, e può essere analizzata mediante un particolare test usato nella allergie. Una strana fluttuazione fu trovata nell’attività biologica della soluzione: all’aumentare della diluizione la reazione degli anticorpi dapprima incrementa, poi diminuisce, successivamente aumenta di nuovo e così via. Infine, una condizione basilare per la riuscita dell’esperimento, sono dieci secondi di vigorosa agitazione della soluzione acquosa dopo ogni diluizione.
Una nota editoriale, al termine dell’articolo, annuncia che la redazione della rivista, in base ad accordi presi con gli autori, costituirà una commissione di esperti per svolgere ulteriori ed indipendenti ricerche, e alla cui presenza verrà ripetuto l’esperimento descritto nella relazione.
Questa procedura è inusuale per la rivista, infatti «…Nature è solita far accertare la credibilità degli articoli che vengono sottoposti ad una propria equipe di esperti prima della pubblicazione. Con Benveniste non lo fa, o meglio, non lo fa prima della pubblicazione…» La giustificazione di J. Maddox, il direttore della rivista, per questo comportamento, è la seguente: «
…Ho deciso la pubblicazione perché parte dell’esperimento era già stato pubblicato dalla stampa di divulgazione popolare…».

La notizia viene trasmessa dalla televisione con il solito annuncio spettacolare. I giornali, il giorno seguente, la comunicano con titoli ad effetto: «Ho scoperto l’acqua pensante» (Il Giorno); «Il ricordo scritto sull’acqua» (Paese Sera); «L’acqua ha memoria? Scienziato francese ha sconvolto la fisica» (Il Mattino); «C’è un fantasma che si nasconde nella materia» (La Repubblica); «Così ho scoperto che l’acqua ha una memoria» (L’Unità). Oltre alla notizia i quotidiani riportano anche i commenti «a caldo» di alcune personalità scientifiche: «E’ una notizia fantascientifica che esce fuori da tutto quello che sappiamo» (Rita Levi Montalcini, premio Nobel per la Medicina); «La scienza non è fatta di nozioni separate, ognuna a sé stante: è un insieme integrato di conoscenze che cresce, acquisisce nuovi nozioni e ne corregge di sbagliate, ma sempre all’interno di una rete di connessioni logiche non contraddittorie. Se fosse vera questa “scoperta”, gran parte dell’edificio della nostra conoscenza cadrebbe: cosa che è in contraddizione con le molteplici prove sperimentali che confermano l’esattezza delle nostre conoscenze» (Mario Ageno, biofisico); «E’ una scoperta da mettere in relazione con l’omeopatia (il cui fondamento consiste appunto in infinite diluizioni di sostanze attive fino a livelli in cui, secondo la chimica moderna, il preparato dovrebbe aver perso tutte le sue proprietà), una disciplina verso la quale ho sempre nutrito molto scetticismo» (Daniel Bovet, premio Nobel per la Medicina); «L’ipotesi che l’acqua conservi l’impronta di molecole, eliminate per diluizione, non può essere assolutamente considerata valida» (Pierre Joliot, biofisico ed accademico di Francia); «Semmai fosse tutto vero, occorrerebbe forse cercare una risposta nella struttura molecolare dell’acqua, ancora in gran parte misteriosa, ed in particolare nei “ponti ad idrogeno” tra le molecole e da possibili reazioni catalitiche per le quali sarebbero sufficienti pochissime molecole attive» (Falaschi, biologo).

Il gruppo di esperi, a cui si è accennato, è costituito da J. Randi, un mago (o illusionista) esperto in frodi scientifiche e dal suo assistente J. Alvarez; da W.W. Steward, medico dell’Istituto per le Allergie e le Malattie Infettive, struttura dell’Istituto Nazionale della Sanità Americana; e infine dal direttore della rivista stessa J. Maddox.
Su «Nature» del 14 luglio viene reso noto che questo eterogeneo gruppo si è recato a Parigi e nei laboratori del prof. J. Benveniste, presso l’INSERM (Istituto Nazionale della Sanità e della Ricerca Medica), ha condotto e portato a termine l’indagine di verifica sugli esperimenti, e renderà noti i risultati dell’inchiesta sul numero del 28 luglio.
Il rapporto della squadra di esperti confuta e discredita completamente il lavoro del gruppo dell’INSERM. Sempre su questo numero compaiono un articolo di difesa di J. Benveniste e numerose lettere polemiche. La controversia prosegue attraverso ulteriori lettere ed editoriali sui numeri di «Nature» del 4 agosto, dell’8-15-22-29 settembre e del 13 e 20 ottobre.
Quasi tutta la comunità scientifica internazionale si schiera contro le conclusioni di J. Benveniste, che il 27 ottobre replica alle accuse che gli vengono mosse con uno scritto: «Benveniste on the Benveniste affaire». Sempre su questo numero con una articolo conclusivo J. Maddox dichiara che la controversia legata alla «presunta» scoperta di J. Benveniste è chiusa: non esistono prove sperimentali, la scoperta secondo lui è solo il frutto di una serie di errori metodologici e di una grossolana procedura sperimentale. Questa versione, detta «del falso metodologico», diviene quella ufficiale nel mondo accademico.

In definitiva quello che è successo può essere riassunto come segue. All’U200 dell’INSERM dell’Università di Parigi sud, J. Benveniste, cona la sua equipe, conduce per alcuni anni degli esperimenti i cui risultati sembrano dimostrare come l’acqua possieda delle proprietà non interpretabili con le conoscenze chimico-fisiche che possediamo su questo liquido. I suoi esperimenti vengono replicati, interamente o parzialmente, con successo, nei laboratori: del Kaplan Hospital di Rehovot (Israele), dell’Università di Toronto e di Montpellier, del Policlinico di Milano da A. Madonna e A. Tedeschi. La commissione di esperti della rivista «Nature» confuta completamente come errore metodologico tutto l’esperimento e questa versione dei fatti diviene quella ufficiale dell’ambiente scientifico internazionale. Anche i quotidiani acquisiscono questa conclusione.
«..A pubblicazione avvenuta l’esperimento fu sottoposto a rigorose controprove – Nature chiese addirittura la consulenza di un mago specialista in frodi scientifiche – sin quando non si poté stabilire che i dati illustrati da Benveniste erano “spuri” e viziati da errori di metodo…»
Questa è la cronologia dei fatti, per quanto ci è stato possibile ricostruire; e queste sono le nostre considerazioni:

1)     Abbiamo scelto volutamente di non entrare nel merito dell’esperimento, sul quale non ci pronunciamo; tuttavia risulta evidente che si sono tante cose da scoprire sulle proprietà dell’acqua biologica, cioè di quella contenuta negli organismi viventi.

2)     Non ci risulta che altri gruppi, istituti e ricercatori abbiamo ripetuto l’esperimento smentendolo. La confutazione è basata su considerazioni di carattere metodologico e sul fatto che i risultati della ricerca contraddicono quello che attualmente sappiamo sulle soluzioni acquose.

3)     La stragrande maggioranza del pubblico ha appreso la notizia della «memoria biologica dell’acqua» attraverso i clamori spettacolari della televisione e dei giornali. Una fetta molto minore dello stesso pubblico ha poi letto successivamente in qualche trafiletto interno, sugli stessi quotidiani, che era tutto falso. Seguire la vicenda in dettaglio era praticamente impossibile; la rivista «Nature» è difficilmente reperibile, e l’articolo specialistico era di facile comprensione solo per gli addetti ai lavori.

4)     Esiste ancora una scarsa presa di coscienza sul significato e le modalità di trasmissione delle informazioni, per cui risulta difficile interpretare criticamente i messaggi veicolati, elaborati e trasmessi dall’emittente al ricevente attraverso gli odierni canali della cultura di massa indirizzata al pubblico.

5)     E’ di importanza fondamentale stimolare il pubblico, ma ancor più i giovani che rappresentano il futuro, a sviluppare e a servirsi di una metodologia improntata a criteri di verifica seria e approfondita al fine di apprendere a vagliare e soppesare la miriade di informazioni da cui siamo giornalmente sommersi.

Bibliografia
(1)   E. Danevas, F. Beauvais, J. Amara, M. Oberbaum, B. Robinzon, A. Miadonna, A. Tedeschi, B. Pomeranz, P. Fortner, P. Belon, J. Sainte-Laudy, B. Poiterin & J. Benveniste. «Human basophil degranulation triggered by very diluite antiserum against IgE», «Nature», vol. 333, 30 giugno 1988
(2)   C.C. «Perché la scienza ha paura?». Fotografare, 66-69
(3)   Id.
(4)   «La Repubblica», 1 luglio 1998
(5)   Id.
(6)   Id.
(7)   «Il Mattino», 1 luglio 1998
(8)   «L’Unità», 1 luglio 1998
(9)   «Inquiry completed», «Nature», vol.34, 14 luglio 1988
(10) J. Maddox, J. Randi, W.W. Steward; «High-diluition experiment: a delusion», «Nature», vol.334, 28 luglio 1988
(11) «Dr. Jacques Benveniste replies», «Nature», vol.334, 28 ottobre 1988
(12) J. Benveniste, «Benveniste on Benveniste affaire»,
«Nature», vol.335, 27 ottobre 1988
(13) J. Maddox, «Waves caused by extreme diluition», «Nature», vol.335, 27 luglio 1988
(14) «Il Manifesto», 11 luglio 1989
(15) N. Del Giudice, E. Del Giudice, «Omeopatia e Bioenergetica», E. Cortina International, Verona 1984

 
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