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Verità e nichilismo: le mistificazioni
Di Antonella Randazzo per www.disinformazione.it - 23 aprile 2007
Autrice del libro: "DITTATURE: LA STORIA OCCULTA"

Sono molto contenta per le e-mail che ho ricevuto a proposito della prima parte di questo articolo. So di avere interlocutori sensibili e intelligenti, e questo mi stimola ad essere migliore. Qualcuno ha sollevato la questione dell'"idealismo", cioè del teorizzare cose ritenute difficilmente realizzabili, e allora ho pensato di continuare il discorso per cercare di capire le numerose mistificazioni del sistema in cui attualmente viviamo. 

Come sappiamo, l'élite oggi dominante non impone soltanto un sistema economico-finanziario che le consente di mantenere il potere, ma, soprattutto, crea una realtà emotiva e psichica favorevole ai suoi interessi, spingendo tutti ad identificarsi con essa, in modo tale da ritenerla "vera". In altre parole, così come l'élite forma schiere di soldati tutti vestiti uguali e che marciano come una massa imponente, tende anche a farci indossare una divisa psicologica ed emotiva, in modo da indurci metaforicamente a "marciare" alla stessa stregua dei soldati, allineati e perfetti.

Come riesce il gruppo dominante a metterci una divisa emotiva, psichica o ideologica? Attraverso le mistificazioni, cioè le mezze verità, le falsificazioni o le trappole emotive. Per secoli ci ha raccontato la filosofia che ha voluto, ci ha detto che la scienza è verità inoppugnabile o che esiste una realtà "oggettiva" a cui riferirsi. Questa realtà ce la indicavano le autorità religiose o, per chi non aveva fede, gli "esperti scienziati". Per intraprendere il percorso di cui ho già parlato, occorre innanzitutto chiedersi come questo gruppo di persone manipola la nostra mente, facendoci acquisire concetti di base propri della loro mentalità e non della nostra. 

Ad esempio, il termine "idealista" indica nella nostra tradizione filosofica l'essere sganciati dalla realtà, come se il pensiero in sé non possedesse alcuna vera realtà, o non fosse esso stesso una realtà. Ora, dato che l'attività di pensiero è fondamentale per gli esseri umani, costituendone l'essenza, ritengo che essa debba essere considerata realtà in sé. Anche se non sempre ciò che si ritiene in teoria ha una valenza euristica o produce effetti concreti, è anche vero che nessuna realtà è divenuta tale senza esser prima stata creata dal pensiero. Di conseguenza, distinguere fra realtà cosiddetta "concreta" e realtà "teorica", nel senso imposto dall'élite, significa separare nettamente l'idea prodotta dal pensiero, intesa come non realizzabile, e la realtà "concreta", considerata vera perché già realizzata. 

Ovviamente, l'élite punta a farci credere che l'unica realtà possibile sia quella che essa stessa ha creato, nascondendo che tale realtà è soltanto una parte di ciò che potrebbe essere. Per dirla in modo più chiaro, all'interno di questa logica, se si viene tacciati di essere "idealisti" o "utopisti", e questo viene a significare "non sei concreto" o "non accetti la realtà concreta", ciò potrebbe essere lusinghiero, poiché la realtà concreta che l'élite oggi ha costruito è una realtà criminale, e se si sceglie di adattarvisi solo per sentirsi "concreti" si diventa complici di crimini orrendi. Meglio passare per "idealisti".

Per demistificare, occorre dire che il sistema che attualmente ci viene indicato come verità concretamente possibile è basato sull'inganno. Dunque, la "concretezza" è oggi soltanto una truffa. Infatti, essa è piena di contraddizioni e paradossi. Pensiamo, ad esempio, al fatto che ci vorrebbero far credere che tutto è relativo, però al tempo stesso ci inducono a credere che la scienza è assoluta; oppure, ci fanno credere che la realtà più superficiale degli esseri umani è la vera (percezione, istinto, ecc.), ma allo stesso tempo ci trattano come animali, perché sanno che se gli esseri umani derogano alle proprie prerogative di autoconoscenza diventano uguali a qualsiasi gregge animale. Avete dubbi sul fatto che ci trattino alla stessa stregua di un gregge animale? 

Pensiamo ai giornali o ai telegiornali che ci dicono parecchie falsità, perché lo fanno se non per metterci in una gabbia emotiva e psichica? Nella Storia ciò è avvenuto anche concretamente, nel senso che molte persone, specie in Vietnam, sono state rinchiuse nelle gabbie per animali. Diversi giornali raccontarono questi fatti agghiaccianti, ad esempio, il New York Times del 13 agosto 1973 scriveva: “Vo Thi Bach Tuyer venne picchiata e sospesa per i piedi sotto una luce abbagliante. Poi fu rinchiusa in una cella minuscola (gabbia per tigri), mezzo allagata, con i topi e gli insetti che si arrampicavano sul suo corpo”.

Si trattava, non a caso, di persone che avversavano il potere dell'élite, e il metterli in gabbia (come il torturarli) acquisiva il valore di metterli in schiavitù fisicamente, dato che non erano riusciti a metterli in gabbia psichicamente o emotivamente. Perché tanta ferocia? Perché le persone che oggi dominano sanno che il momento in cui la maggior parte degli esseri umani non avrà più bisogno di affidarsi ad un potere esterno coinciderà con la loro scomparsa. Più il momento si avvicina e più sfoderano tutte le loro capacità di ingannare e di brutalizzare. Ma il loro potere ha dei limiti, e per capire questi limiti occorre sapere su cosa esso si basa. Come abbiamo avuto modo di spiegare, delegare la propria esistenza conferisce un potere a qualcun'altro, e dato che ciò impedisce una reale crescita interiore, colui che si approprierà di questo potere è malvagio, in quanto basa il suo dominio sulla mancata crescita degli altri.

La sete di potere e l'avidità inducono queste persone ad approfittare della delega emotiva che viene loro concessa per accrescere le possibilità che tale potere si perpetui nel tempo, e giunga a produrre effetti su ogni aspetto dell'esistenza umana, persino sui settori che dovrebbero attuare la liberazione, come la religione, la cultura o l'arte. Su cosa si basa tale delega emotiva? Si basa sulla paura della propria emotività, ovvero degli aspetti di se stessi percepiti come negativi o da nascondere. Infatti, sin da piccoli subiamo condizionamenti che ci inducono, anche in maniera del tutto subliminale, a ritenere di essere nullità oppure "sbagliati" se seguiamo spontaneamente le nostre emozioni. E' un aspetto fondamentale del sistema quello di inviarci impulsi che ci inducono a sentirci inadeguati, ad avere scarsa autostima oppure a credere che c'è qualcosa in noi che non va. Ciò non è affatto sorprendente se pensiamo che l'intero sistema è improntato alla distruttività, ed essa viene diretta da noi stessi contro noi stessi, esprimendo il grado con cui noi introiettiamo la realtà esterna ritenendola più forte e più vera della nostra realtà interna. 

Il sistema non potrebbe reggersi senza questa introiezione distruttiva. Dunque la paura è paura di noi stessi, ovvero degli aspetti che crediamo spaventosi, perché ci hanno indotti a crederlo. Per ovviare a questa paura ci appoggiamo a ciò che ci arriva dall'esterno, producendo in una certa misura (chi più, chi meno) una sorta di ottundimento emotivo, o di identificazione con la realtà esterna e la relativa rinuncia allo sviluppo e all'utilizzo di risorse interne. In altre parole, attuiamo una sorta di "congelamento" delle nostre vere risorse interiori, a favore di un sistema che in ogni aspetto plasmerà la nostra vita, e ci farà diventare ciò che ritiene opportuno, al fine di autoperpetuarsi. Va da sé che non ritiene affatto opportuno che molti di noi inizino a chiedersi chi sono veramente, cosa vogliono e, soprattutto, come cambiare i propri vissuti emotivi in modo da renderli meno distruttivi e più motivati alla vita e all'autorealizzazione. 

L'élite si prodiga a cooptare tutto quello che potrebbe indirizzare verso questa strada, cioè la scontentezza, la rabbia o la frustrazione, ed ecco che spuntano i vari "guru", i "capi carismatici" o coloro che denunciano il sistema ma si guardano bene dall'indicare su cosa esso si basa realmente. Gran parte delle filosofie, delle religioni o dei numerosi sistemi pseudo-spirituali sono frutto di questi tentativi di impedire un vero percorso di crescita interiore, che può essere soltanto libero, cioè sganciato dalle autorità esterne. Infatti, se la realtà è unica, significa che la verità è dentro di noi come all'esterno, e che cercarla all'esterno senza prima averla trovata all'interno significa ritornare allo stato gregario di prima. Trovare se stessi non esclude di certo il formare gruppi o società organizzate sotto tutti i punti di vista, ma certamente esclude l'assetto attuale, in cui è un gruppo ristretto a dettare legge, e ad imporre ciò che la maggior parte delle persone riconosce come sbagliato e deplorevole. In altre parole, dalla realtà dei singoli si potrà creare spontaneamente una realtà collettiva, ed essa non potrà essere, in una società di persone libere, frutto di un atto di dominio o di sopraffazione. 

Dirò di più, la realtà umana è una realtà collettiva, noi esistiamo in quanto parte di un tutto, anche se all'interno di quel tutto conserviamo le nostre proprie caratteristiche. L'élite ha deformato questa verità, facendoci credere di essere divisi in ordine al colore della pelle, alla religione o ad altre caratteristiche, e nel contempo ha alimentato gli aspetti emotivi che ci rendono conformi, non in modo costruttivo, ma in senso superficiale e piatto. Ad esempio, ci spinge ad avere lo stesso stile di vita, improntato al materialismo o alla dipendenza dagli oggetti esterni. Tutti (bianchi, neri, musulmani, cristiani, ecc.) dovremmo credere che la felicità derivi dal possesso di un oggetto o dal sentirci migliori o superiori agli altri, ma allo stesso tempo siamo indotti a sentirci diversi sulla base di aspetti superficiali dell'esistenza, e ad impedire il sentimento di solidarietà, su cui si fonda la nostra vera emotività. L'élite ci spinge a credere che gli aspetti più superficiali ed egoistici di noi stessi siano la nostra unica realtà, stimolando alcuni bisogni e ottundendone altri. 

Ad esempio, stimola il bisogno di sentirci superiori ad altri, più belli, più intelligenti ecc., sapendo che ciò deriva da una sostanziale insicurezza, prodotta dalla scarsa autostima e dal congelamento delle vere risorse, che sono ricchissime. Infatti, essere consapevoli delle risorse interiori è talmente soddisfacente che non si prova alcun desiderio di scalzare qualcun'altro per sentirsi importanti. Questo è soltanto un esempio per dimostrare che oggi l'élite sta utilizzando tutti i modi possibili per farci rimanere al livello emotivo in cui abbiamo bisogno di conferme esterne o di possedere oggetti per sentirci adeguati, perché tale livello è funzionale al suo potere. Ciò avviene anche in modi molto sottili, e sta alla nostra intelligenza smascherare queste tecniche.

Cosa possiamo fare per rafforzare il nostro potere? Se il sistema criminale si basa su un atto di deresponsabilizzazione, per scardinarlo occorre la responsabilizzazione emotiva, ovvero il riprendersi se stessi. In che modo ciò può avvenire? Innanzitutto occorre dire che questo è un percorso molto difficile, se così non fosse tutti lo seguirebbero, dato che è l'unico che può garantire autorealizzazione e felicità. Ma non è affatto semplice e immediato, perché se è avvenuta la deresponsabilizzazione ciò significa che essa ha prodotto una gratificazione o un sollievo, seppur illusorio e temporaneo. Infatti, non avere a che fare con gli aspetti più profondi di se stessi sembra in superficie qualcosa di vantaggioso, se non altro perché ci permette di autorappresentarci in modo diverso da come siamo, di solito migliore o idealizzato. 

Sembrerebbe una contraddizione: si sta parlando di prendere coscienza della propria vera emotività come fonte di risorse vitali e poi si dice che fuggire da essa da' sollievo poiché si tratta di avere a che fare con aspetti non lusinghieri di noi stessi. In realtà non v'è alcuna contraddizione. Gli aspetti emotivi sono in origine benigni, poiché si tratta di energia vitale, ma possono diventare nocivi nel momento in cui subiscono deformazioni. Pensiamo ai bambini piccoli: essi vivono le emozioni con spontaneità e possono passare in pochi minuti dal pianto disperato al sorriso più gioioso. Ciò avviene perché non hanno ancora costruito barriere alle emozioni, e quindi non le hanno ancora deformate. 

Quando sopraggiungono le esperienze a contatto con la realtà esterna, le emozioni possono essere alterate e produrre effetti nocivi. Il discorso è assai complesso; un esempio può essere quello del dolore: ogni essere umano sperimenta situazioni dolorose, che interpreta in molteplici maniere, ma dato che la sofferenza giunge già nell'infanzia, quando ancora non siamo in grado di essere razionali e obiettivi, non l'accettiamo, oppure ci costruiamo false rappresentazioni sul valore che tale sofferenza ha avuto. Da adulti, siamo indotti a continuare a non accettare il dolore e a seppellire nel profondo di noi le interpretazioni errate, che però continuano ad avere potere su ciò che accade nelle nostre vite. Nel momento in cui iniziamo a ripescare dentro di noi le vecchie paure e le vecchie sofferenze, ecco che possiamo attingere al nostro vero essere senza temere il dolore che inevitabilmente accompagnerà tale percorso. 

Accettare il dolore significa superarlo, e non avere più l'esigenza di affidare ad altri la nostra esistenza emotiva. E' prendendo atto delle emozioni deformate e delle paure che da esse derivano che sarà possibile dissolvere i timori e acquisire la fiducia necessaria per delegittimare tutti coloro che dall'esterno vorrebbero imporci quello che non riteniamo giusto o che non fa parte di noi. Ovviamente, ogni persona ha il suo proprio percorso e i suoi tempi di crescita, e sceglie liberamente ciò che vuole essere. Probabilmente, ancora a lungo, molte persone crederanno di aver bisogno di un capo forte, e ne troveranno quanti ne vorranno (ce ne sono per tutti i gusti e per tutte le esigenze), fino a quando arriverà il momento di capire la verità su loro stesse.

Non si deve credere, come l'élite ritiene, che la libertà sia licenza di commettere crimini. Al contrario, la libertà è libertà dalla distruttività, e dunque dai crimini. La vera rivoluzione, che sta avvenendo nella nostra epoca, è la crescita interiore che porterà ad una nuova realtà, basata sulla fratellanza e sulla solidarietà anziché sul crimine e sulla sopraffazione. Il futuro vede la possibilità di modificare a tal punto le esistenze umane da liberarle dalla disperazione, dalla paura e dall'infelicità a cui l'élite dominante le ha condannate per secoli. Ritenere ciò non è certamente più utopistico del credere che un sistema criminale che si alimenta con le guerre, le torture e l'inganno possa dominare per sempre.

Antonella Randazzo ha scritto Roma Predona. Il colonialismo italiano in Africa, 1870-1943, (Kaos Edizioni, 2006); La Nuova Democrazia. Illusioni di civiltà nell'era dell'egemonia Usa (Zambon Editore 2007) e Dittature. La Storia Occulta (Edizione Il Nuovo Mondo, 2007).
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