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Piovono pietre
Di Lorenzo Zenone – tratto da «La Voce della Campania» dicembre 2003

Un televenditore di gioielli oggi uscito dal settore vuota il sacco. E spiega alla Voce i principali trucchi che circolano sull’etere campano (e non solo). Eccoli.

Chi non ha mai pensato di comprare un girellino in tv? Per qualcuno la tentazione è forte, soprattutto quando di sentono frasi del tipo: «Possiamo praticarvi questi prezzi perché i fabbricanti siamo noi e quindi non ci sono passaggi di mano», o ancora: «Questo lotto proviene da un fallimento, per cui il prezzo è irrisorio». Le televendite di gioielli in Campania e non solo, rappresentano una realtà di grossi fatturati. Anche i telespettatori che comprano in tv pensano (e sperano) di fare grandi affari risultano in continuo aumento, come dimostra la proliferazione delle ditte che operano in questo settore. Ogni pomeriggio l’etere di riempie di venditori più o meno urlanti che propongono oro, argento, diamanti, rubini e zaffiri; piccoli e grandi tesori che poi, a differenza di altri beni voluttuari, rappresentano comunque un investimento.

Ma è sempre così? E’ davvero tutto oro, quello che luccica? Un «fuoriuscito» dalla rutilanti televendite campane via tv racconta alla Voce i trucchi più frequenti. E mette in guardia i consumatori. «Innanzitutto – dice – c’è oro e oro. E anche tra le pietre preziose, apparentemente simili, esistono grosse differenze».
A spiegare nei dettagli le regole per non sbagliare sono gli esperti dell’Istituto Gemmologico Italiano, che ha sede a Sesto San Giovanni e rappresenta un po’ «la Cassazione» del settore. «Se si parla di oro – spiega Renato Pavan, segretario generale dell’IGI – il riferimento è a quello a diciotto carati con 750 millesimi di titolo (vale a dire che su mille parti, 750 sono di oro puro, ndr).
Carature minori, come quella di dodici, assai comune, riducono di gran lunga il valore dell’oggetto».

E i diamanti? «Per molti – avverte la nostra «gola profonda» - basta che una pietra sia catalogabile come diamante per valere chissà quanto, almeno a parole. In realtà il mercato dei diamanti ha delle leggi ben precise, proprio come quello delle case o delle auto e, imparando a conoscerle, si capisce che un pezzo pregiato non può certo costare poco».
«I parametri che determinano il valore economico di un diamante – chiarisce Loredana Sangiovanni dell’IGI – sono fondamentalmente quattro: colore, purezza, peso e taglio». Per i colori esiste un’apposita scala cromatica che va dalla lettera D alla Z. «La D rappresenta il non plus ultra del bianco. Più di scende verso la Z, più il colore è scadente, più cala il valore». Le tonalità tendenti alla Z sono quasi giallo champagne. Altra cosa sono i colori fancy. I più comuni di solito di presentano marroni (fancy brown) o gialli. «Ma in qualche tv - dice ancora il nostro venditore «pentito» - proprio su questo punto si fa una certa confusione, proponendo diamanti di colore assai scadente, tendente al giallo paglierino, come pregiati fancy champagne, colore che, tra l’altro, non esiste».

La quasi totalità delle ditte che vendono gioielli in tv rilascia un certificato di garanzia, spesso scritto a penna, su carta intestata. Basta? E come essere sicuri che sui certificati venga riportato proprio tutto sulla pietra che si acquista? «Mondo spesso – osserva il nostro interlocutore, che preferisce l’anonimato “perché si tratta di un settore a rischio” – c’è scritto solo il peso, ignorando altri requisiti indispensabili».
La legge sul diritto di recesso per le telepromozioni prevede che il consumatore entro una settimana possa restituire quanto ordinato ed essere rimborsato. «In genere però – si tratta di importi relativamente contenuti. Perciò quasi nessuno si prende la briga di far analizzare subito il gioiello da un perito o da un istituto gemmologico».
E il trucco continua sul fattore «purezza». «Innanzitutto – aggiungono gli esperti IGI – bisogna partire dalla premessa che nessun diamante è completamente puro, delle piccolissime inclusioni all’interno della pietra sono sempre riscontrabili. Non esistono insomma diamanti purissimi». Eppure è proprio questo il termine che viene comunemente usato da alcuni televenditori campani che così definiscono, rivolti al pubblico, le loro pietre. «Per accertare il livello di purezza – dice l’ex televenditore – occorrono attrezzature e procedure assai complesse. Ecco perché, in genere, di questo delicato aspetto si occupano solo istituti specializzati». E non certo l’ignaro telespettatore.

In pratica, quasi mai si può essere sicuri che i piccoli diamanti montato su un anello e definiti in tv «purissimi» lo siano davvero. Di nuovo tutti dal perito? Sarebbe meglio. Anche perché un altro punto importante è il taglio delle pietre, tanto decantato da molti imbonitori dell’etere campano. «Nel caso dei diamanti, il taglio – osserva Pavan – deve avvicinarsi il più possibile alla perfezione delle proporzioni», per conferire alla pietra quella luce così abbagliante che convinse Marilyn a definire i diamanti i migliori amici delle donne.
E le perle? Anche qui, in tv, è facile sentirne di tutti i colori. «L’ultima bufala – commenta il nostro “tele-esperto” – è quella delle perle messe in vendita come oceaniche». «Si tratta in realtà – aggiunge – di perle semisintetiche (create cioè per buona parte in laboratorio, ndr) cui viene affibbiato questo nome nella speranza di renderle invitanti».
Altro articolo che di recente sta spopolando via etere è infine l’orologio. In questo caso niente da dire, in quanto i prezzi, sicuramente a volte interessanti, sarebbero il frutto di azzeccate scelte commerciali. «Ma quando si parla di marche di fama mondiale – conclude l’ex imbonitore – si tratta, nella quasi totalità dei casi, di pezzi usati». Un aspetto importante, se solo si pensa ai famosi Rolex contraffatti che gli stessi concessionari ufficiali della marca avevano, in un primo tempo, preso per buoni.

 
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