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Approfondimento sulla notizia del sequestro da parte di pirati somali di una nave ucraina 
carica di carri armati di fabbricazione russa.
Di Antonio Camuso - Osservatorio sui Balcani di Brindisi
osservatoriobrindisi@libero.it - http://www.pugliantagonista.it/osservatorio.htm

La notizia
Ancora un sequestro di una nave da parte dei pirati che operano nelle acque tra la Somalia e la penisola arabica. Questa volta ad essere attaccato è stato un mercantile ucraino battente bandiera del Belize, la Faina. La nave era diretta in Kenya con circa 30 carri armati T-72 e altri mezzi corazzati.

La Faina è stata arrembata dai pirati nell’Oceano Indiano vicino alle coste somale nella giornata di giovedì 25 settembre 2008. Il ministero degli Esteri ucraino ha precisato che a bordo ci sono 21 persone dell'equipaggio: 17 cittadini ucraini, compreso il capitano, tre cittadini russi e un lettone. La notizia è stata confermata anche a Nairobi dalla Seafares Association Programme secondo cui i mezzi corazzati giunti in Kenya sarebbero dovuti giungere via terra in Sud Sudan.

Il rischio principale, stando agli osservatori, è ora quello che tali carri armati possano arrivare nelle mani degli insorti somali, egemonizzati dal gruppo fondamentalista islamico “al Shabaab” (gioventù in arabo), che è ritenuto una costola di al Qaida, e già controlla in larga misura parti strategiche del territorio somalo. Le conseguenze, viene sottolineato da fonti diplomatiche in Kenya, potrebbero essere devastanti in una situazione come quella della Somalia già di per sé tragica.
Nell'ultimo mese circa una ventina di barche sono state oggetto di assalti al largo delle coste della Somalia. Il governo spagnolo ha inviato un Lockheed P-3 Orion, un pattugliatore marittimo multiruolo, per perlustrare l'area. L'Unione europea ha creato una cellula di coordinamento per avviare lavori di vigilanza nella zona. La Russia ha già inviato una nave militare di pattugliamento per combattere la pirateria in Somalia. A riferirlo è Igor Dygalo, portavoce della marina del Cremlino. Tale decisione è finalizzata alla lotta '”degli attacchi dei pirati” inclusi quelli contro i “cittadini russi”, ha detto il portavoce Dygalo.
Dal sito di unita.it Pubblicato il: 26.09.08 http://www.unita.it/view.asp?idContent=79370

Il commento
Quella che si vuol far passare come una notizia di “normale“ pirateria sulle coste somale nasconde invece un complesso intreccio di interessi tra trafficanti d’armi, lobby dei complessi militar-industriali ed accordi segreti tra paesi come la Russia   e l’Ucraina e la stessa NATO.
Mentre ancora non si è spento il putiferio alzatosi tra Russia e NATO a causa della guerra in Georgia e che vede l’Ucraina anch’essa schierata come la Georgia per un ingresso nella  NATO e lo stesso governo arancione di Kiev in posizioni antagoniste a Mosca , un piccolo fatto come questo misterioso sequestro fa uscire allo scoperto quelli che sono invece i reali rapporti tra questi paesi e la stessa NATO.

L’analisi del fatto
Dal Mar Nero sotto gli occhi della flotta NATO e americana giunta a dare dimostrazione di forza alla Russia di Putin, una nave ucraina stipata di carri armati provenienti dall’arsenale russo si dirige attraversando il Mediterraneo, poi, sotto gli occhi della flotta internazionale che pattuglia la zona antistante il Libano, attraversa il Canale di Suez ed infine imbocca il Mar Rosso e l’Oceano Indiano dove vi è un altro pattugliamento NATO senza che a nessuno venga in mente di controllarla e di scortarla a destinazione visto il pericoloso carico.
Una destinazione che sa tutto di un’operazione di triangolazione come quelle che abbiamo conosciuto essere la costante nei traffici di armi: carri russi e di chissà quale altro stato bisognoso di far “cassa” vendendo materiale bellico surplus, imbarcati su nave ucraina, bandiera del Belize, destinazione di sbarco, un porto del Kenya e poi arrivo nel Sud Sudan, dove teoricamente questi pesanti carri armati T72, un gioiello degli anni 70/80 equivalenti ai nostri Leopard dovrebbero cimentarsi in qualche nuova guerra d’Africa.

Insomma un gioiello di triangolazioni ed intrecci come quelli che la giornalista Ilaria Alpi e l’operatore Miran Hrovatin, stavano indagando quando furono uccisi proprio a Mogadiscio in Somalia, negli anni 90.

Ancora una volta esce a galla la fratellanza di sangue e di interessi che lega i macellai mondiali, i complessi militar-industriali e dei servizi segreti NATO e Russi: una fratellanza che li trova accomunati a continuare a fomentare le guerre nella disgraziata Africa per poter continuare la rapina delle sue ricchezze in maniera incontrastata.
Per adesso a muoversi è la Russia che oltre a pensare di salvaguardare la pelle e i possibili segreti che i due "misteriosi"russi presenti su quella nave, che in altre situazioni simili si è scoperto essere uomini del KGB, vuol anche assicurarsi che questo proficuo traffico non venga ulteriormente disturbato.

 

 

ANTONIO CAMUSO
OSSERVATORIO SUI BALCANI DI BRINDISI
osservatoriobrindisi@libero.it
http://www.pugliantagonista.it/osservatorio.htm

 
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