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I poteri della Bce
di Savino Frigiola - tratto da www.abruzzopress.it
Visto su www.italianiliberi.it

٭Pacta Servanda sunt. Vale per Sempre?
٭L'integrazione al trattato di Maastricht

Il trattato di Maastricht ha conferito alla Banca Centrale Europea tutti i poteri monetari, e quindi quelli economici e, per fatale conseguenza, anche quelli della politica economica. In forza di ciò la BCE esercita la funzione monetaria europea svincolata da qualsiasi istituzione politica, in analogia ai rapporti preesistenti ed esistenti tra Bankitalia e lo Stato italiano. Alla luce di quanto accaduto dall'avvento dell'Euro traspare chiaramente che la politica monetaria perseguita dalla BCE risulta contraria a quella necessaria e auspicata per lo sviluppo economico degli Stati europei.

I risultati negativi più salienti sin ad oggi sono: 1) La rivalutazione dell'Euro rispetto dl Dollaro di oltre il 30%, con il conseguente tracollo per la produzione europea su tutto il mercato mondiale; 2) Mantenimento del Tasso Ufficiale di Sconto almeno al doppio di quello americano, per non citare quello giapponese attualmente attestato al 0,5%. Pertanto, all'artificioso aumento dei costi dei prodotti europei provocato dalla rivalutazione dell'Euro, si aggiunge anche quello reale causato dal maggior costo del denaro e degli investimenti. 3) Drastica riduzione della circolazione monetaria all'interno del mercato europeo conseguita e realizzata con ogni mezzo. Mentre le prime due manovre hanno pesantemente penalizzato tutte le esportazione di prodotti e servizi europei, turismo incluso, quest'ultima ha conseguito il risultato di mortificare i consumi e l'interscambio all'interno, del pur vasto, mercato europeo. Sic stantibus rebus, ci si domanda: Ma la Banca Centrale Europea per chi lavora???!!! La risposta a questa pleonastica domanda è sin troppo ovvia: pare proprio per se stessa e per il sistema bancario in generale. Oltre ai gravami imposti a tutti i paesi europei, con simili iniziative, l'Italia risulta quella ancor più penalizzata poiché deve scontare la sopravvalutazione della Lira rispetto elle altre divise, allorquando entrò nel "paniere" e quando furono fissati i rapporti di cambio con l'Euro. A ben osservare la conseguenza che ne deriva sul mercato è quella dell'esplosione del debito, come è dimostrato dalla impennata delle iscrizioni ipotecarie e dal dilagante utilizzo del pur costoso credito al consumo. La lobby bancaria, per addolcire la pillola, sta facendo affannosamente circolare il concetto che tutto ciò è un segnale positivo. Esatto e verissimo!!! Ma solo per chi amministra il debito. Tutta questa accurata e raffinata strategia finisce per sottrarre ai proprietari la proprietà dei beni e dei mezzi produttivi per convogliarli al sistema bancario. Il comunismo li convogliava allo Stato. Poco cambia per il privato e per il mercato.

L'unica costante emergente da queste considerazioni è quella che gli Istituti di Emissione, nell'era moderna, hanno sempre remato contro l'economia dei Paesi di riferimento. In Italia, fin dai tempi della famosa "Quota Novanta", ma ancor prima con l'asfittica circolazione monetaria, principale causa dei grandi flussi emigratori. Può darsi che tutto ciò sia avvenuto in maniera del tutto puramente casuale, in ogni caso, visto che non è stata ancora approvata la Costituzione Europea, è bene, in via del tutto cautelativa, prevedere di mantenere la Banca Centrale Europea sotto il controllo delle "Istituzioni Politiche" giacché sulle spalle di queste, senza averne alcuna colpa, tranne quella di non rendersene conto, finiscono per ricadere le responsabilità dei guasti economici con il conseguente giudizio degli elettori.

Per quanto riguarda il trattato di Maastricht, pur consapevoli che "pacta servanda sunt", si è dell'avviso che, alla luce delle risultanze conseguite, alcuni aggiustamenti s'impongono, sia per mitigare le conseguenze dovute all'ingenuità dei sottoscrittori, sia per non rendere superfluo l'attività e l'apparato della funzione politica europea. Nelle more, risulta indispensabile stabilire quanto non pattuito e sottoscritto allora. Il trattato di Maastricht non precisa, ma nemmeno la nostra legislazione e l'approvanda Costituzione Europea, l'aspetto più importante e delicato della moneta: "Chi è il proprietario della moneta al momento della sua emissione"? La corretta risposta a questa semplice domanda, ha la capacità di scatenare una serie di conseguenze e di implicazioni, tali da far recuperare ai Popoli la sovranità e la proprietà della moneta che utilizzano. Qualunque moneta, da tempo, ha perso la veste giuridica di "fede di deposito" (la carta moneta vale poiché rappresenta l'oro depositato nelle sagrestie delle Banche Centrali ). Anche allora, nonostante l'apparente correttezza, la Banca Centrale ha raddoppiato ingiustamente i valori posseduti, giacché continuava a mantenere la proprietà dell'oro ed incamerava anche quella della cartamoneta stampata (a costo nullo) e immessa sul mercato. Alla fine anche l'ultima moneta rimasta convertibile in oro, il Dollaro, secondo i patti di Bretton Woods sottoscritti del 1944, ha perso per decreto del Presidente Nixon la propria convertibilità sin dal 15 agosto 1971. Cio nonostante il Dollaro mantenne la sua capacità d'acquisto ed il suo valore.

La dimostrata teoria del "valore indotto" (v. G. Auriti, Il Paese dell'Utopia, Le risposte alle cinque domande di Ezra Pound, Tabula fati, Chieti 2003, II ed.), ci ha fatto comprendere che il valore della cartamoneta non è determinato dall'oro che rappresenterebbe - secondo la vecchia dizione sulla Lira: "pagabile a vista al porta-tore", addirittura abolita nell'Euro (al 15 agosto del 1971 l'America aveva messo in circolazione una quantità in valore di Dollari 9-10 volte superiore rispetto all'oro che possedeva a Forte Cnox), - né da chi svolge la pura e semplice funzione tipografica. Il valore della cartamoneta è conferito da chi accetta il titolo come mezzo di pagamento, quindi da tutti noi e dall'intero mercato. La convenzione di tutti noi, per il semplice motivo di considerare il titolo monetario "misura del valore", ma anche "valore della misura", conferisce "per induzione" il valore alla carta moneta stessa. A riprova, se così non fosse, all'indomani della perduta convertibilità con l'oro, il Dollaro avrebbe dovuto perdere ogni e qualsiasi potere d'acquisto. Poiché ciò non si è verificato, risulta pertanto evidente che, se sono i cittadini a conferire valore alla cartamoneta che usano, il controvalore che si realizza al momento dell'emissione va a questi accreditato e non addebitato, come ora avviene anche con la Banca Centrale Europea. A questi semplici macroscopici capovolgimenti contabili sono dovute gran parte delle tensioni sociali: la disoccupazione e la gran parte dei debiti che assillano l'intera comunità. Tutti sono indebitati: Stati, Pubbliche Amministrazioni, semplici cittadini, famiglie, aziende. Ma a favore di chi???

La Banca Centrale, al momento dell'emissione di nuova moneta, deve accreditarne il controvalore ai cittadini e per loro allo Stato d'appartenenza che li rappresenta. Risulta altrettanto ovvio che debbono essere i Governi ed i Parlamentari, d'ogni Stato, a stabilire la quantità di moneta necessaria per il proprio mercato, in funzione dei propri programmi di sviluppo, definiti e concordati dagli Organi Politici, in nome e per conto dei cittadini. Così non facendo l'azione della "Politica" si riduce a semplice rappresentazione scenica di un copione da "Altri" predisposto. Più che illusorio, e del tutto assurdo, che la "Politica" e i suoi Organi, continuino a calare sul territorio strategie economiche finalizzate al rilancio produttivo del Paese ed all'abbattimento della disoccupazione, senza disporre il controllo delle leve monetarie.

Occorre abbandonare l'impostazione della moneta debito (per le popolazioni che la usano a favore della Banca Centrale), poiché diversamente ne deriva che a fronte dell'incremento del PIL, il quale deve essere immediatamente monetizzato, per non incorrere nel disastro della deflazione (il rapporto tra circolazione monetaria e beni da misurare deve rimanere sempre costante, non la quantità di moneta che deve crescere con l'incremento dei beni da misurare), si produce l'aumento del debito pubblico e privato, che si forma unicamente con l'immissione sul mercato di nuova moneta. Ciò è quanto si verifica poiché la Banca Centrale al momento dell'emissione monetaria, non da, ma presta (prestare è facoltà esclusiva del proprietario).

Ecco perché occorre abbandonare la prassi della "moneta addebitata" per la moneta accreditata.

Oltre al risanamento e rilancio economico si consegue una maggiore distensione della lotta di classe, la qual cosa dovrebbe interessare tutti i sindacati, nonché la mitigazione dell'ansia del debito, principale causa dei grandi malesseri sociali e dell'usura esercitata sia dai cravattari che dai loro epigoni in guanti bianchi. A prima vista il tutto può apparire fantasioso ed utopistico, ma proprio scartando le utopie sbagliate, dopo averne fornito la motivazione, è con le altre che si ha la possibilità di rigenerare speranza e voglia d'intraprendere, come per l'appunto sollecita il Presidente Silvio Berlusconi. Il desiderio, la capacità e la voglia d'innovare non possono ignorare questo possibile, obbligatorio ed inevitabile percorso.

Per conseguire tutto ciò è sufficiente integrare il trattato di Maastricht con questa semplice e corretta affermazione: "La moneta all'atto dell'emissione nasce di proprietà dei cittadini che la usano e va accre-ditata dalla Banca Centrale allo Stato di appartenenza". Solo tenendo conto di queste posizioni è possibile realizzare la ormai improcrastinabile violenta scossa necessaria al mercato, auspicata dall'ex Ministro Tremonti e dal Presidente della Conf-commercio Billè. La stessa cosa vale per il neo Presidente della Confin-dustria Luca di Montezemolo che si accinge a rilanciare ricerca, innovazione e sviluppo produttivo. Seguendo il medesimo percorso è possibile evitare il cumulo delle spese per le opere Pubbliche dalla massa debitoria, per quanto riguarda il famoso rapporto del 3% sul PIL come proposto da tempo dal prof. Renato Brunetta


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