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Il silenzio e la propaganda di Stato
Marcello Pamio

In questi giorni la parola d’ordine è: «silenzio!».
A chiederla, cortesemente, è il Presidente del Consiglio, nonché magnate dei media italiani, Silvio Berlusconi.
Il silenzio mediatico, che ovviamente si riferisce alla situazione dei tre «contractors» italiani ancora nelle mani dei fedelissimi di Maometto in Iraq, è quello di evitare «voci incontrollate» che possano in qualche modo pregiudicare la già critica situazione del rilascio.
All’appello, come era logico attendersi, hanno risposto tutti i «zerbinati» direttori di telegiornali, che a partire dal fidato Enrico Mentana (evitiamo di commentare la sit-com, spacciata per tiggì, di Emilio Fede), per passare a quelli rai e di Sky, si sono affrettati a rispondere all’unisono ai diktat del vertice. Una sola voce dissonante: il Tg di La7 ha protestato pubblicamente dichiarando che le notizie saranno valutate come sempre.
E’ intervenuta anche la Federazione nazionale della stampa che oltre a prendere immediatamente e giustamente le distanze affermando per voce del suo segretario Paolo Serventi Longhi: «quella di Berlusconi è una richiesta anticostituzionale perché viola l’articolo 21 sulla libertà di stampa».
Ma in questo caso, assieme all’ordine nazionale della stampa, forse dovrebbe intervenire pure l’ordine di quella branca della medicina che va sotto il nome di psichiatria: il nostro Premier infatti dimentica troppo spesso (per essere normale) le sue sparate, politicamente e forse patologicamente scorrette.
Oggi colui che chiede ad alta voce a tutte le reti il silenzio stampa, solamente ieri era onorato e orgoglioso di «essere il terzo paese dopo Stati Uniti e Gran Bretagna ad avere i suoi uomini in Iraq per svolgere missioni umanitarie e di pace». Quelle missioni umanitarie e di pace che in un solo anno hanno sterminato oltre diecimila persone tra cui civili, donne e bambini?
La stessa persona che qualche giorno fa ha dichiarato che «in Iraq dobbiamo restare per compiere fino in fondo il nostro dovere per far sì che il paese non cada in una guerra civile terribile e sanguinosa»; perché, continua lo smemorato, se «venissimo via da lì, per coerenza dovremmo venire via anche dall’Afghanistan, dal Kosovo, dalla Bosnia, da Timor Est».
A parte il fatto che nessuno degli strateghi militari ha aggiornato il premier che i soldati italiani hanno lasciato Timor Est quattro anni fa, secondo il capo di Stato maggiore dell’esercito italiano, generale Giulio Fraticelli (sul Corriere del 30 aprile), «un vero e proprio piano di aiuti umanitari in Iraq non c’è»!

Se non crediamo allora allo sdoppiamento di personalità, e quindi a seri disagi di natura psicologica, allora potrebbe trattarsi di una strategia politica per occultare e oscurare all’opinione pubblica l’incapacità politica di mediazione del suo governo, in prossimità delle elezioni europee! Perdere la faccia (se ancora c’è qualcosa da perdere!) davanti all’opinione pubblica a pochi giorni dalle votazioni può essere molto pericoloso.
Per rifarsi immediatamente dal pericolo di una debacle fiduciaria, il «Ministero della propaganda» si è messo in moto e con i nostri soldi, ha spedito e distribuito a tutte le istituzioni, alle scuole statali e università, un manuale elettorale che elenca le cose fatte da Palazzo Chigi! Il bellissimo cd-rom abbinato ad un opuscolo permetterà ai dirigenti volonterosi di reclamizzare le opere compiute da Silvio & Friends.
Quasi 570mila euro - oltre un miliardo di vecchie lire - spesi dal «Ministero del Tesoro» su commissione del «Ministero per l’attuazione del programma» (il ministero della propaganda diretto dal sempre fervido Claudio Scajola) che noi italiani abbiamo tirato fuori, senza saperlo, dalle nostre tasche.
Attenzione però, perché i nostri soldi sono serviti per pagare una meravigliosa brochure plastificata contenente tra le altre cose – aprite bene le orecchie –, il contratto con gli italiani stipulato da Berlusconi nello studio ovale di Vespa, riprodotto nell’originale versione carta bollata; con tanto di firma ben leggibile! Che ne dite? Li vale o no i nostri sudati risparmi?
E mentre la scure censoria è scesa sopra l’intera informazione, i nostri ragazzi a scuola e all’università potranno divertirsi navigando nel cd, edito da «Big Brother & Friends», e apprendere un sacco di cose sul vero operato dell’attuale governo.
Tutto quello che normalmente nella «stampa bolscevica» non viene detto!

 
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