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Riceviamo e pubblichiamo
una lettera del Sig. Castellano da Monza, il quale risponde all'articolo
del giornalista (?) Gianni Riotta dal titolo "Eco: l'inutile
caccia al Grande Vecchio", pubblicato da "Il Corriere
della Sera" il 12 luglio scorso. L'articolo originale lo
abbiamo riportato sotto per farvi comprendere come lavora il Sistema con
i suoi emissari (burattini). Siamo sempre alla solite: si denigra e
deride tutto (mettendo mirabilmente insieme verità, mezze verità e
bugie) e avvolgendo il tutto con il velo del cospirazionista per non
arrivare all'antisemitismo!
Peccato che un'agenzia stampa (che noi conserviamo in originale)
Adnkronos di giovedì 7/7/2005 dice testualmente: "Scotland Yard
aveva allertato questa mattina l'ambasciata israeliana a Londra di
possibili attacchi terroristici". Ricordo al sig. Riotta, che
non lo ha pubblicato un sito della destra eversiva e razzista o
cospirazionista, ma una delle più autorevoli agenzia di stampa
nazionali! E questo il sig. Riotta non può non saperlo. Siamo
disponibili a inviare copia via fax (anche al direttore del Corriere e
all'editore che paga lo stipendio a certi giornalisti!) della suddetta
agenzia. Per cui i complottisti secondo il Riotta, in questo caso sono
il giornalista e il direttore della agenzia Adnkronos!
Tralasciamo il discorso sull'11 settembre 2001 perché sarà la storia a
giudicare; mentre sul gruppo Bilderberg notiamo che Gianni ha scritto il
nome in maniera non corretta! Strano errore, per uno che li conosce
molto bene!
"Sono venuto in questo
mondo perché coloro che non vedono vedano, e quelli che vedono
diventino ciechi" (Gesù secondo Giovanni 9:29). Chi
ha orecchie per intendere...
Risposta al giornalista Riotta
Salve
sig. Riotta,
ho appena terminato la lettura dell'articolo a sua firma, intitolato «Eco:
l'inutile caccia al Grande Vecchio».
Probabilmente ne è già informato e pur tuttavia le segnalo che la
lettura dei quotidiani e la fruizione dei telegiornali sono in declino
inarrestabile. Non solo; anche la fruizione complessiva del prodotto
televisivo è in declino inarrestabile e lo sanno bene le aziende che
producono spot pubblicitari.
Il fenomeno dura da anni e non sembra destinato ad arrestarsi; molte più
persone preferiscono attivamente andare a cercarsi le informazioni in
quel luogo immenso e dispersivo che è Internet.
La cosa non piace, anzi, la cosa è terribilmente seccante per chi
controlla il sistema della comunicazione e non mi riferisco certo al
dott. Silvio Berlusconi, il quale, come è noto da atti giudiziari, ha
sempre agito per conto terzi, sia pure celati dietro nomi di società
fiduciarie.
Cosa vuole che sia il fatto che, dopo quasi 4 anni dall'11 settembre
2001, non sia stata prodotta una sola prova di un qualche valore
giuridico relativamente all'identità degli attentatori/dirottatori?
Ma prima ancora: non si ha proprio notizia delle fantomatiche inchieste
che avrebbero dovuto essere svolte. In 4 anni, lo stato più potente del
mondo non è ancora riuscito a produrre uno straccio di prova che
argomenti la spiegazione del disastro delle torri gemelle.
Vogliamo parlare dell'aereo abbattutosi sul Pentagono? No, penso che si
annoierebbe a morte nell'apprendere che nessun aereo Boeing 747 avrebbe
potuto produrre quel tipo di danneggiamenti alle strutture in cemento
del Pentagono. Un impatto davvero singolare: nessun resto umano, nessun
rottame di aereo riconducibile ad un Boeing 747. Tutto vaporizzato.
Mi rendo conto che chi firma un articolo come quello che lei ha firmato
non può prendere in considerazione nemmeno per un attimo la possibilità
che gli eventi si siano svolti in modo non molto compatibile con la
ricostruzione ufficiale.
Altra considerazione: ho riletto attentamente il Pendolo di Foucault nei
mesi scorsi. Mi sto ancora chiedendo come sia possibile che un complotto
interamente frutto della fantasia riesca a produrre poi un morto di
morte violenta, ucciso dai complottisti "fantastici".
A parte tutto questo, una cosa è sicura perché l'ho sperimentata di
persona; non ho spiegazioni da fornirle e non mi azzardo ad immaginarle.
Non berrei però nemmeno improbabili motivazioni di natura tecnica perché
sarebbero semplicemente risibili. Mi riferisco al fatto che, quando
nella primavera del 2001 inserii la parola "Bilderberg" nel
motore di ricerca dell'archivio del Corriere della Sera sul sito
Internet, il
risultato prodotto erano 5 articoli contenenti quella parola.
Ovviamente ho rifatto la ricerca poche settimane fa; risultato: un solo
articolo, quello in commemorazione di Giovanni Agnelli. Deduzione: i 5
articoli reperibili 4 anni fa ora non lo sono più.
Qui non si tratta di Grande Vecchio o di complottismo ma di ciò che
Orwell prefigurava nel romanzo 1984, descrivendo una delle attività del
Ministero della Verità: riscrittura o eliminazione, anche a distanza di
tanti anni, di articoli di giornale e libri.
So che lei ha perfettamente capito, così come so che non risponderà a
questa lettera né la pubblicherà né perderà tempo a farci delle
riflessioni.
Infatti, questa lettera è solo una testimonianza a futura memoria, di
cui conserverò copia.
La ringrazio anticipatamente per l'eventuale attenzione che volesse
dedicare a questo scritto.
Giacomo
Castellano
42 anni – Monza
PS: prima di spedire la missiva ho reimpostato la parola Bilderberg nel motore di ricerca del Corriere della Sera; risultato: nessun articolo trovato. Che dire? Complimenti vivissimi, a buon intenditor...
Eco:
l'inutile caccia al Grande Vecchio
12 luglio 2005 - Gianni Riotta griotta@corriere.it
Tratto da Il Corriere della Sera on-line
Lo
sapevate? Qualche minuto prima della strage di Londra, due agenti di Scotland Yard si sono recati presso
l’ambasciata di Israele e hanno avvertito l’ex primo ministro di
Gerusalemme Netanyahu, che si trovava là in riunione, di non uscire in
strada. Non vi basta come teoria del complotto? Bene, allora sentite
questa: come mai l’ex sindaco di New York Rudolph Giuliani si trovava
a Londra il 7 luglio, come a Manhattan l’11 settembre? Tutte le prove
del complotto sul sito www.ctrl.org , archivio di chi vede dietro ogni
figura un’ombra e dietro ogni luce un buio: i complottisti. «L’umanità
non resiste, un complotto per ogni evento. Ha paura di non spiegarsi
quel che accade: meglio accettare che sottoterra ci sia una regia
occulta. L’angoscia scatena la mania del complotto che finisce per
tranquillizzarci»: in vacanza alla terme, di ritorno dal viaggio negli
Usa dopo la traduzione americana del romanzo «La misteriosa fiamma
della regina Loana», lo scrittore Umberto Eco ascolta, senza stupirsi,
le ultime fole sulla politica segreta. Alla sindrome del complotto ha
dedicato il suo secondo romanzo, «Il Pendolo di Foucault», storia dei
tre redattori Belbo, Casaubon e Diotallevi, che a furia di inventare una
fantomatica sedizione la vedono, tragicamente, prendere forma e forza.
Concepito negli anni di piombo del terrorismo italiano, pubblicato nel
1988, il «Pendolo» dovrebbe fare giustizia di ogni tentazione
dietrologica: «ma è inutile illudersi, mi indicano come il padre della
reazione contro i complotti e invece è stato già il filosofo Karl
Popper nel suo saggio "Congetture e confutazioni" tradotto dal
Mulino, a riflettere sul bisogno che sembra innato nell’umanità di
spiegarsi la realtà, non con la ragione e quel che abbiamo sotto gli
occhi, ma con un segreto capro espiatorio. Tutto inutile».
La
nuova stagione della «piovra nascosta» connette la strage di Londra alla presenza di un ex premier israeliano
e un ex sindaco newyorkese: non sorridete, ancora oggi circola su
Internet, ed è ripetuta ovunque, la storia che «nessun ebreo è morto
l’11 settembre alle Torri Gemelle, perché lo spionaggio israeliano,
il Mossad, avvisò tutti, uno per uno» (caddero invece almeno 300
ebrei, uomini e donne). Forse anche per questo il primo ministro
britannico Tony Blair ha detto no alla commissione di inchiesta: perché
cercare segreti, quando l’evidenza e la trasparenza sono l’antidoto
migliore contro terrore e complicità?
«Provo
a spiegare, da anni, che i soli complotti pericolosi sono quelli che diventano pubblici. Se un gruppo
si affanna a tramare in segreto, e non veniamo mai a sapere di che cosa
si occupa, è solo perché ha fallito, clamorosamente. I complotti che
riescono affiorano dalla storia, prepotenti. Il golpe in Cile, i colpi
di Stato in genere sono, sì, complotti, ma la loro importanza sta
nell’essere arrivati nei libri di storia. Mi verrebbe da dire,
occupiamoci di quel che conta, delle nostre vicende concrete, anziché
inseguire fantasmi. Sono i dittatori che agitano spettri per distrarre
l’opinione pubblica. I Protocolli dei Savi di Sion, il falso libello
usato per calunniare gli ebrei, è stato venduto per decenni nelle
bancarelle più sordide, ora lo si trova su Internet. Un bravissimo
disegnatore l’ha denunciato in un suo libro a fumetti, si chiamava
Will Eisner, è da poco scomparso e adesso il suo libro appare in
italiano. L’odio seminato dai Protocolli è durato per decenni, eppure
non si riesce mai a cancellare quelle falsità».
Come
nascono le favole dei complotti? Come si propaga una storia come quella di Giuliani regista della
strage, degli ebrei evacuati l’11 settembre? Eco usa il «teorema
dell’ingorgo» per chiarire la genesi di tante falsità: «Sei chiuso
in un ingorgo sull’autostrada, una macchina dietro l’altra, non ci
si muove. Gli automobilisti cominciano a imprecare, colpa del ministro,
colpa delle riparazioni non fatte, colpa dei Tir, colpa a tutti pur di
non ammettere la verità, la "colpa" non è di nessuno, ci
sono migliaia di auto in coda. Se gli automobilisti fossero rimasti in
casa, niente ingorgo». «L’ingorgo mediatico», sfruttato dal
terrorismo, colpisce dunque una debolezza tipica del nostro modo di
reagire: «In Scozia era riunito il G-8. Doveva discutere di Africa, di
aiuti ai Paesi poveri, i leader, per una volta, si davano da fare contro
la miseria. Tutto cancellato dalle coscienze e dalle prime pagine: la
strage domina. Non dovrebbe essere difficile analizzare che dunque ai
terroristi dell’Africa non importa proprio nulla. Eppure non leggerai
nessuna interpretazione in questo senso nei siti dei complotti, si va
sempre in cerca del capro espiatorio».
«Il
primo libro sulle trame è l’Iliade.
Anziché spiegare la guerra tra Achei e Troiani con storiche ragioni, la
rimanda alla rissa degli dei, colpa loro! Poi la colpa è stata dei
cristiani che bruciano Roma, dei cavalieri Templari, i gesuiti
attribuiscono
Blair
ha provato a mettere i suoi connazionali al riparo dall’infinito stillicidio di rivelazioni e smentite,
denunce e ritrattazioni, gole profonde e verità superficiali, che si
trasformano presto in paludi: ma la passione per le teorie della
cospirazione non è solo italiana: «Ho presentato il romanzo a Dallas e
mi hanno portato a vedere il museo, allestito nel vecchio magazzino dei
libri dove Oswald si appostò per colpire il presidente Kennedy. Ma c’è
anche un altro museo, il Museo della cospirazione, che raccoglie tutti i
reperti delle varie, macchinose teorie per spiegare la morte di John
Kennedy».
«Scrivendo
"il Pendolo" ho usato la letteratura complottistica, fino alla peggiore spazzatura, per
esorcizzarla. E invece è arrivato Dan Brown, con il "Codice da
Vinci", ha preso alla lettera quei libelli e tantissimi lettori, in
America, mi chiedono se davvero l’intero corpus di opere e dottrine
della Chiesa cattolica è una trama»: Eco ha sperato di tosare i
complotti con il rasoio di Ockam della ragione e quelli sono rispuntati
insolenti, onnipresenti. «Feuerbach, e gliene lascio l’intera
responsabilità, attribuisce perfino la religione a un complotto, non
sappiamo spiegarci la natura, la vita e la morte e ci creiamo gli dei.
Quindi se devo giudicare quel che sento sulla posizione di Tony Blair mi
viene da dire che ha ragione a ritornare al G-8, che faticava su
soluzioni concrete ai problemi del nostro mondo.
Così se ne esce, quella è la strada giusta. Altrimenti ci capiterà di
non inseguire più Osama Bin Laden, troppo facile: un giorno leggeremo
di un Grande Vecchio dietro Osama, il vero responsabile degli attentati
di Al Qaeda, e lo braccheremo invano e così via all’infinito. Lo
studioso Norman Cohn nel suo saggio "Licenza di genocidio"
traccia la tragica parabola dai Protocolli dei Savi di Sion
all’Olocausto. I finti complotti spesso ispirano verissime carneficine».
Gli analisti politici diranno se la scelta di Tony Blair, niente caccia
alle streghe, ma concentrarsi sulla lotta al terrorismo e alle cause del
terrorismo, è stata opportuna. Mentre Eco torna alla sua stazione
termale, la riflessione è quella, amara, già seguita all’11
settembre 2001. L’erbaccia dei falsi complotti è tenace, come la
gramigna: denunciata in questo articolo la fola di Netanyahu e Giuliani
rimbalzerà su mille siti corroborata malgrado tutto, «L’ha scritto
il Corriere !», «Eco non lo ha smentito!», «Il gruppo di studio
Bildeberg guida il mondo!», «Riotta è stato a Bildeberg!», «Eco è
appena tornato dall’America!», «Riotta ha intervistato Giuliani e
Netanyahu in America!» e il gioco, perverso, è fatto. «Gli uomini»
dice il Vangelo di Giovanni «preferirono le tenebre alla luce».