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L’ombra dei servizi segreti sugli attentati terroristici e sulle guerre civili
di Antonella Randazzo per www.disinformazione.it - 27 gennaio 2007 
Autrice del libro: "DITTATURE: LA STORIA OCCULTA"

Una tragica notizia di questi giorni è che un kamikaze si è fatto esplodere nei pressi di Khost, in Afghanistan, fra un gruppo di operai afgani (in attesa di essere assoldati dagli americani), uccidendone 10 e ferendone 14. Una "pratica" tragicamente comune in Iraq, in cui molte volte i kamikaze si sono fatti esplodere fra iracheni in fila per essere arruolati dagli americani. C'è da chiedersi come mai dopo numerosi attentati agli aspiranti poliziotti iracheni, gli americani abbiano continuato gli arruolamenti come prima, facendo sostare le persone in strada, esponendoli al pericolo di morte, che per molti è arrivata puntuale. Chi trae vantaggio da queste morti? E perché gli americani non proteggono nemmeno i potenziali collaboratori?
La resistenza irachena e afgana non trae vantaggio del creare terrore fra la popolazione, mentre gli occupanti certamente sì. Gli aggressori americani stanno attuando i crimini più feroci per sottomettere il popolo iracheno e quello afgano. Hanno diviso l'Iraq territorialmente e nei mezzi di comunicazione, e hanno potenziato l'estremismo religioso, come spiega Giuliana Sgrena:

La guerra civile serve a sancire la divisione del paese. La spartizione è innanzitutto un disegno Usa, fin dal 1991 con la creazione delle no-fly zone (con il pretesto di proteggere gli sciiti a sud e i kurdi a nord). Divisione alimentata anche dai jihadisti che sono arrivati nell'Iraq occupato per combattere la “guerra santa” contro gli infedeli, non solo occidentali ma anche iracheni sciiti, considerati dai wahabiti (sunniti) traditori dell'islam. Alla base della divisione etnico-confessionale è stato anche il diverso atteggiamento nei confronti dell'intervento militare: kurdi favorevoli, sunniti contrari e sciiti ambigui, questi non potevano schierarsi con l'occidente ma hanno approfittato della situazione per liberarsi di Saddam... Questa spartizione favorisce Teheran che controlla una grossa fetta dell'Iraq, mettendo in difficoltà gli occupanti Usa. Ma certo l'Iran (almeno il governo) preferirebbe mantenere il controllo su un paese più “stabilizzato” con un governo in grado magari persino di chiedere il ritiro delle truppe straniere invece che su un territorio dilaniato ogni giorno da massacri di sciiti e sunniti. Pur se la guerra sporca è alimentata anche dalle squadre addestrate dai pasdaran.[1]

Sono molte le sette americane arrivate in Iraq, con molti soldi, sotto la copertura di Ong, che in cambio della conversione promettono agli iracheni aiuti e soprattutto il miraggio di un visto per gli Stati Uniti.

Un altro dei tanti paradossi iracheni: uno fra i più laici tra i paesi arabi è caduto ora nelle mani dei partiti e delle milizie religiose.[2]

In tutti i paesi che subiscono aggressioni militari da parte degli Stati Uniti, Iraq, Afghanistan, Somalia ecc., la situazione diventa assai simile: si verificano attentati terroristici, si formano gruppi contrapposti in lotta fra loro, acquisiscono sempre più potere bande criminali o gruppi di estremisti che vessano la popolazione e la costringono a vivere nella paura e nell'insicurezza.

A partire dagli anni Cinquanta, i servizi segreti europei e americani hanno speso cifre da capogiro per attuare ricerche sul controllo mentale a distanza, su tecniche di manipolazione dell'opinione pubblica e di sottomissione di interi popoli.
Già nel 1944, l 'ex governatore della Banca d’Inghilterra, Montagu Norman, creò l’Associazione Nazionale Britannica per la Salute Mentale. Quattro anni dopo, l’Associazione organizzò un grande congresso, che riunì i più importanti studiosi di psichiatria e di psicologia. Parteciparono al congresso anche numerosi personaggi che si occupavano di ricerche psichiatriche in ambito militare. Ad esempio, il generale di brigata inglese John Rawlings Rees, che era stato direttore dell'Istituto Tavistock.

La Clinica Psichiatrica Tavistok di Londra era nata nel 1920, per studiare gli effetti della Prima guerra mondiale sui soldati traumatizzati. Ben presto gli psichiatri capirono che lo shock da guerra produceva effetti simili a quelli ottenuti con interrogatori brutali o torture. Si trattava di utilizzare le conoscenze psichiatriche per attuare programmi di guerra psicologica, considerati utili anche in tempo di pace. Il generale Rees propose di utilizzarle per il controllo sociale degli individui e di interi popoli. Egli suggeriva: “Se proponiamo di uscire all’aperto e di aggredire i problemi sociali e nazionali dei nostri giorni, allora abbiamo bisogno di “truppe speciali” psichiatriche e queste non possono non essere le équipes psichiatriche stanziali nelle istituzioni. Dobbiamo avere psichiatri selezionati e ben addestrati che muovono sul territorio e prendano contatto con la situazione locale nella sua area particolare”.[3]

Gli esperti del Tavistock si specializzarono nell'abilità di creare falsi movimenti di "liberazione". Era il periodo in cui nascevano in Asia e in Africa diversi movimenti anticoloniali, e l'impero britannico elaborò un modo efficace per renderli deboli: creare falsi movimenti rivali e scatenare una guerra "civile". I gruppi rivali creati dalla Corona britannica erano i più feroci e disposti ad agire in modo terroristico, uccidendo civili inermi. Il generale Rees si occupò, nel periodo 1949-50, di un programma chiamato "Tensione mondiale: la psicopatologia delle relazioni internazionali". Lo scopo era quello di capire le caratteristiche culturali ed etniche dei gruppi anticoloniali, “per poterli meglio controllare”. Il controllo esigeva anche tecniche di creazione di tensioni sociali o contrasti fra i gruppi, utilizzando metodi violenti o ingannevoli.  Durante gli anni Cinquanta, il generale Rees e i suoi collaboratori fecero diversi viaggi in Asia e in Africa, per creare un'équipe di psichiatri che seguissero di vicino le organizzazioni false e vere di "liberazione".

Dal dopoguerra, anche il governo statunitense si interessò alle tecniche di controllo e di sottomissione dei popoli. Le ricerche sul controllo mentale furono finanziate dal Centro Chimico dell’Esercito. Diversi esperimenti  del dottor Paul Hoch sul lavaggio del cervello si valevano di droghe create dagli stessi scienziati della Cia, come l'Lsd. Alcune autorità di governo sostennero il progetto MK Ultra, che prevedeva l'uso  dell'elettroshock, di veleni e di numerose sostanze psicogene. 

Secondo le ricerche di Carol Greene,[4] Charles Manson era un "soggetto di ricerca" del Nimh (National Institut of Mental Healt). Il Nimh era un progetto nato per studiare gli effetti della tossicodipendenza su soggetti bianchi. Manson era in libertà vigilata e doveva presentarsi regolarmente presso la Clinica Medica Haight-Ashbury di San Francisco per i controlli. Il direttore della clinica, David E. Smith, era diventato un esperto nel creare personaggi violenti ed antisociali da inserire negli ambienti hippy o nelle sette, e far loro commettere ogni genere di crimine. Ciò sarebbe servito a diffondere la droga in quegli ambienti e a screditare gli hippy e coloro che protestavano contro il sistema, facendo in modo che l'opinione pubblica li considerasse tutti drogati e potenziali criminali. Altri personaggi, come il serial killer David Berkowitz, erano mentalmente controllati dai programmi psichiatrici delle autorità americane.

Istituti che la gente crede siano a tutela dei cittadini, come la American Family Foundation, in realtà si valgono di metodi di controllo mentale. Nell'Aff ha lavorato il dottor Louis Jolyon West, che ha praticato metodi di lavaggio del cervello per l’Aeronautica Militare e la Cia. West partecipò al progetto MK Ultra. L'amico Aldous Huxley gli suggerì di ipnotizzare i soggetti prima di drogarli con l'Lsd, per dare “suggestioni post ipnotiche finalizzate a dirigere l’esperienza indotta dalla droga verso direzioni desiderate”. Si trattava dunque di metodi che permettevano di dirigere il comportamento del soggetto in modo da indurlo a commettere azioni comandate. West si occupò di esaminare il caso di Jack Ruby, l'omicida di Lee Harvey Oswald (assassino di Kennedy). West disse che Ruby era in uno “stato paranoide manifestato attraverso deliri, allucinazioni visive e audiovisive, e impulsi suicidi”. Le stesse reazioni prodotte sui soggetti nel progetto MK Ultra.

Successivamente, altri studi della Cia avevano l'obiettivo di produrre un controllo mentale totale per dirigere il comportamento. Uno studio della Cia sull’ipnosi fu diretto da Alden Searse dell’Università del Minnesota. Sears lavorava per creare con l'ipnosi “una personalità totalmente separata”, e produrre un'amnesia duratura. Milton Klein, un altro "esperto" della Cia, sosteneva che fosse possibile creare un soggetto totalmente controllato, che può essere indotto a commettere qualsiasi crimine, compresi l'omicidio e il suicidio. Secondo Klein sarebbe possibile creare un soggetto ipno-pazzoide in soli tre mesi.

Queste conoscenze sono state elaborate per produrre risultati concreti nei progetti di dominio americani. Ciò significa che anche oggi vengono utilizzate queste tecniche (o ne vengono elaborate di nuove) per provocare divisioni, guerre civili, violenze e attentati terroristici, allo scopo di imporre il proprio potere. 
Nel 1995, in seguito alle denunce e alle richieste di risarcimento avanzate da numerose vittime di esperimenti sul controllo mentale promossi dal governo americano, l'allora presidente Bill Clinton dichiarò che gli esperimenti erano cessati, ma ciò risultò essere falso. Esistono numerosi dossier che provano l'esistenza di esperimenti recenti sul controllo mentale da parte delle autorità americane.[5]

Gli esperimenti più recenti sono fatti su pazienti psichiatrici, carcerati, disabili e su soggetti arbitrariamente sequestrati. Alcuni metodi più recenti di controllo mentale sono di tipo tecnologico, ad esempio, attraverso piccoli chip neuronali, che recepiscono segnali elettronici e li inviano al computer che li traduce.[6]
Anche due italiani, il colonnello della Guardia di Finanza comandante del gruppo anticrimine e tecnologico, Umberto Rapetto e il giornalista Roberto Di Nunzio,[7] sostengono l'esistenza di metodi sofisticati di controllo mentale di individui e di interi gruppi sociali. Nel loro libro dal titolo Le nuove guerre, spiegano le varie  tecniche e strategie che mirano al controllo mentale e alla manipolazione dell'opinione pubblica, anche attraverso l'uso di sostanze farmaceutiche e dei mass media.

Gli iracheni si sono tragicamente resi conto che mentre prima dell'occupazione americana i vari gruppi religiosi vivevano in armonia fra loro, dopo l'occupazione si sono verificati una serie di eventi che hanno seminato odio e divisioni. Racconta lo studioso Ghali Hassan, dell'Università di Perth (Australia):

E’ ampiamente documentato: i pretesti per la guerra e l'occupazione erano basati su informazioni false. Per questo motivo gli USA ed i loro “alleati” si trovano nella condizione, attraverso la disinformazione da parte dei media, di dover non solo legittimare l'occupazione, ma anche creare nuove false ragioni per il mantenimento di una presenza militare continuata degli USA.

Il pretesto più ricorrente nei mezzi d’informazione è che le forze USA sono state invitate a rimanere in Iraq per prevenire la guerra civile e “mantenere la stabilità”. Ma, come per le armi di distruzione di massa, non esiste evidenza alcuna che avvalori tali menzogne diffuse dagli USA.

In Iraq esiste una struttura di governo disegnata dagli USA, dove nessuno dispone di una maggioranza che gli permetta effettivamente di governare. Il “governo”, installato dagli USA, non ha alcuna forza ed è retto dagli stessi gruppi di esiliati che fecero pressione per l'invasione ed occupazione dell'Iraq. Gli USA stanno aizzando gli iracheni tra di loro, creando un clima di paura. A questo proposito, la creazione, il finanziamento e l’armamento di “milizie etniche” e squadroni della morte da parte degli USA, sono pensati per creare divisioni etniche e provocare violenza settaria tra gli iracheni.[8]

Secondo Hassan, gli Usa sovvenzionano i gruppi fondamentalisti islamici per creare divisioni e scatenare la guerra civile. Questi gruppi operano con metodi terroristici, organizzando massacri contro le comunità religiose, distruggendo luoghi sacri e facendo in modo che le responsabilità ricadano sui gruppi avversi. La vera resistenza irachena non uccide civili né ha interesse a creare un clima di odio e di violenza, come invece conviene all'aggressore. 
In Iraq, Afghanistan e in molti altri paesi del mondo in cui le autorità americane vogliono imporre il proprio potere avvengono episodi analoghi: violenze e crimini contro i cittadini e tentativi vari di seminare divisioni fra gruppi e fra paesi vicini. Avvengono anche molti attentati terroristici che seminano terrore e avvantaggiano soltanto gli occupanti.


[1] Il manifesto, 25 novembre 2006.
[2] Sgrena Giuliana, Fuoco amico, Feltrinelli, Milano 2005, p. 94.
[3] Rees John Rawlings, The shaping of shaping of psichiatry by war, W. W. Norton & Co., New York 1945.
[4] Greene Carol, Mirder aus der Retorte: Der Fall Charles Manson (Omicidi di Laboratorio: il caso Charles Manson), Böttiger, Wiesbaden-Nordenstadt 1992.
[5] A.R.E.S. www.ares2000.net, www.aisjca-mft.org
[6] Costa Marco, Psicologia militare, Franco Angeli, Milano 2003.
[7] Rapetto Umberto, Di Nunzio Roberto, Le nuove guerre, Dalla Cyberwar ai Black Bloc, dal sabotaggio mediatico a Bin Laden, Rizzoli, Milano 2001.
[8] Uruknet, 15 giugno 2005, www.rebelion.org

 
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