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Tsunami:
spunta l'ipotesi di "cause artificiali".
Colpa dell'atomica o...di Haarp?
di Renzo Gabriel Bonizzi e Pepi
Katona - 06 Gennaio 2005
Milano,
06 Gennaio 2005 –
Spunta l’ipotesi dello tsunami come effetto di una causa umana. Un
esperimento atomico? Un’arma segreta? Sembra che in quei giorni nella
zona di oceano nel quale si è scatenato il maremoto
assassino fossero in corso manovre navali segrete
dell’India. L’India è un Paese atomico. C’è chi parla di una
connessione, lontana nello spazio e nel tempo ma vicina dal punto di
vista della delicata geologia delle faglie, con gli esperimenti nucleari
francesi di Mururoa. Chi sospetta del sistema d’arma Haarp. Alcuni
parlano di un incidente, di conseguenze inattese,
di un giocattolo sfuggito
dalle mani di chi lo maneggiava. Per avere un quadro completo proviamo a
analizzare scientificamente le certezze che conosciamo e le ipotesi che
stanno affiorando in queste ore.
Certezze
Il 23 settembre 1969, la Cina fece esplodere una bomba termonucleare
sotterranea in un poligono nella parte occidentale del Paese. Il 28
settembre, un terremoto colpì lo stato di Vittoria, nell'Australia sud-orientale.
Le scosse furono accompagnate da una serie di boati e da apparizioni di
luci verdi nel cielo. Il 28 e 30 maggio 1970 vi furono test nucleari, e
il 31 maggio la città di Chimbote, in Perù, fu devastata da un
terremoto che uccise 60.000 persone. Il 27 luglio 1976, gli Usa fecero
esplodere una carica da 20-150 chilotoni nel sottosuolo del Nevada. Il
giorno seguente, la città di Tang-shan (Cina)
e 800.000 persone furono distrutte da un sisma che fu valutato di
magnitudine 8,2 nella scala Richter.
Il 13 e 15 settembre avvennero test nucleari sotterranei, il 16
settembre un terremoto (7,7 Richter)
rase al suolo la città iraniana di Tabas, con 25.000 morti. Il 5
novembre 1988 la Francia realizzò nelle acque dell'atollo di Mururoa
un'esplosione nucleare di 50 chilotoni. Il giorno successivo, un
violento terremoto (7,6 Richter)
sconvolse la provincia cinese dello Yunnan, provocando circa 600
vittime. Il 24 novembre dello stesso anno, la Francia eseguì
un'identica esplosione.
Un
terremoto (6 Richter) colpì
il Canada e gli Stati Uniti del nord-est
il giorno seguente; mentre il 26 novembre ancora una volta una provincia
cinese, Qin-ghai, fu scossa da un sisma. E ancora: il 4 dicembre 1988,
l'Urss fece detonare una boma nucleare di potenza stimata fra i 20 ed i
150 chilotoni in una base del circolo polare artico. Il 7 dicembre,
l'Armenia fu squassata da un terremoto (6,9
Richter) che uccise 60.000 persone e lasciò mezzo milione
di senzatetto. Il 22 gennaio 1989, un’esplosione sperimentale (20-150
chilotoni) fu effettuata nel Kazakistan nordorientale; il
giorno successivo il terremoto nel Tagikistan sovietico fece più di 200
morti. Il 23 giugno 1992, gli americani fecero scoppiare l'ennesima
bomba nucleare sotterranea; il 28 giugno, due terremoti di insolita
violenza (7,4 e 6,5 Richter)
colpirono il sud della California.
Sono
solo coincidenze fra atomiche e terremoti?
Curiose coincidenze? Per molti sismologi la risposta è sicuramente sì.
Riley Geary, del Caltech, afferma che i dati non rivelano un legame tra
esplosioni e sismi, e per Robert-Carmichael, geologo della lowa
University, l'ipotesi di un nesso causale tra bombe sotterranee e
terremoti, è "una frode
scientifica, paragonabile alla magia o all'astrologia".
Eppure altri dati, del tutto scientifici, indicano che questo legame è
molto più che una fantasia o una superstizione. Il professor Gary T.
Whiteford, docente di geografia all'Università di Brunswick in Canada,
ha scoperto che i terremoti con magnitudine da 6 a 6,5 Richter sono più
che raddoppiati da quando hanno avuto inizio i test nucleari
sotterranei. Infatti, tali sismi furono 1.164 fra il 1900 ed il 1949;
sono saliti a 2.844 tra il 1950 ed il 1988. Un significativo aumento è
registrato anche per i sommovimenti tellurici di magnitudine compresa
tra 6,5 e 7 Richter: furono 1.110 nel periodo 1900-1949; se ne contarono
1.465 tra il 1950 ed il 1988. Tali incrementi si sono verificati in
tutte le zone particolarmente sismiche del globo.
Ad esempio: la percentuale di tutti i terremoti (superiori
o pari a 5,8 Richter) nelle Isole Aleutine era di 3,31 nel
tempo precedente gli esperimenti nucleari americani nel Nevada. Tale
percentuale salì fino al valore di 12,57 nel periodo dei test. Le isole
Salomone e Nuova Bretagna (Oceano
Pacifico) erano sismicamente tranquille nella prima metà
del nostro secolo: la percentuale dei terremoti era di 2,98. Nell'epoca
delle bombe nucleari francesi a Mururoa questo valore è quasi
quintuplicato: 10,08. Anche l'isola di Vanuatu ha pagato un pesante
tributo alla grandeur nucleare francese. La sua percentuale di terremoti
era di 3,36 nell'arco di tempo 1900-1949; nel periodo seguente
contrassegnato dai test, tale cifra è balzata a 9,30.
Nell'isola Novaia Zemlia (a Nord della
Siberia) non avvennero mai violenti terremoti nel primo
cinquantennio del secolo; da quando vi fu costruita una base per
esperimenti nucleari sovietici, si sono avute sei scosse telluriche di
grandezza pari o superiore a 5,8 Richter.
Più
bombe, più sismi
In una visione globale si può rilevare che, nei primi cinquanta anni di
questo secolo, sono stati registrati 3.419 terremoti di magnitudine
uguale o superiore a 6 Richter, con una media di 68 all'anno. Dal 1950
al 1989, i terremoti in questione sono stati 4.963, con una media di 127
all'anno: il valore è quasi raddoppiato.
Il professor Whiteford ha compiuto inquietanti scoperte a proposito dei
cosiddetti "terremoti assassini"
(killer quakes), cioè sismi
che provocano almeno 1.000 vittime. "Nel
corso di 37 anni di sperimentazione nucleare, venti dei trentadue
terremoti assassini, ovvero il 62,5%, avvennero lo stesso giorno o entro
quattro giorni dal test".
Dati allarmanti provengono anche da uno studio di due scienziati
giapponesi, Shigeyoshi Matsumae e Yoshio Kato, della Tokai University di
Tokio: "Fenomeni anomali
meteorologici, terremoti e la variazione dell'asse terrestre sono
notevolmente correlati ai test atmosferici e sotterranei. Essi hanno
causato un aumento della temperatura dell'esosfera terrestre da 100 a
150 gradi, che cresce in modo abnorme immediatamente dopo un test
nucleare. Ad esempio, è stato scoperto che la temperatura assoluta salì
da 70 ad 80 gradi dopo un test sovietico che fu rilevato dalla stazione
d'osservazione da Uppsala, il 23 agosto 1975". Similmente, un
continuo e drastico rialzo della temperatura fu osservato in occasione
di una fitta serie di sei esplosioni sperimentali avvenute tra il 18 ed
il 29 ottobre 1975".
E concludono: "La temperatura
dell'atmosfera è cambiata dai test nucleari, un cambiamento che neppure
il sole potrebbe produrre. Si può facilmente immaginare quali effetti
abbia tutto ciò sulle condizioni meteorologiche della terra".
Altri autori riferiscono di alcuni documenti che rimarcherebbero “ la
pericolosità di effettuare sperimentazioni nucleari nel suolo a
profondità superiori ai 5000 metri e segnatamente in zone ad evidente
rischio sismico. In particolare se posti nelle aree descritte dalla
faglia sud orientale, caratterizzata da un’elevata instabilità”.
L’arma
Haarp (che
esiste davvero)
In questi anni malati di catastrofismo apocalittico e di cospirologia
pesata a chili, è facile anche mettere sotto accusa l’arma
elettromagnetica Haarp che genera aurore boreali, cambia il clima e
scatena maremoti. L’arma Haarp (High
frequency Active Auroral Research Program) sviluppata dallo
scienziato statunitense Bernard J. Istlund e in contemporanea anche
dall’Urss (quando esisteva)
consiste in un “obice virtuale” elettromagnetico
che ionizza l’aria e crea una forma di plasma nell'atmosfera, nella
ionosfera e nella magnetosfera.
Negli anni ’70 Usa e Urss siglarono un’intesa che imponeva la
proibizione di studiare sistemi geofisici con finalità militari. La
Duma di Mosca negli ultimi mesi ha ravvisato una minaccia nella
continuazione degli studi statunitensi.
La
base di Gokona
Secondo alcuni esperti russi
(http://www.russianla.com/archive/j-article.php?.id=8629)
il sistema Haarp è proprio all’origine dello tsunami dell’Oceano
Indiano poiché – a dispetto degli
accordi – si è continuato a studiare e a sperimentare
l’utilizzo militare dei fortissimi campi elettromagnetici, mascherati
come pura ricerca di fisica di base oppure come “dual
use” civile e militare.
Le emittenti di energia del piano Haarp si trovano in Norvegia (Tromsoe),
Alaska (base militare di Gokona)
e in Groenlandia. I dettagli sull’impianto di Gokona sono nel sito
ufficiale http://www.haarp.alaska.edu,
che descrive come - dopo il primo
sistema di 48 antenne - sia in ultimazione un impianto di
180 antenne fornite dalla Phazar.
Teoricamente, lo strumento è adeguato alla formazione di tifoni e
terremoti in qualunque area del mondo, ma anche di agire sui sistemi
informatici, elettronici e di comunicazione e infine di sconvolgere i
pensieri umani. Le ricorrenze di fenomeni anormali sul globo ha fatto
pensare che negli ultimi anni (soprattutto
nel 2002) sia stata condotta una campagna di prime
sperimentazioni del sistema Haarp.
L’Haarp
come arma climatica
Il sito di informazione Nuovi Mondi Media riporta in un articolo
dello studioso Michel Chossudovsky sul controllo climatico a scopi
militari. L’esperto, il cui articolo in versione originale è
contenuto in http://globalresearch.ca/articles/CHO409F.html,
attribuisce alle sperimentazioni di Haarp anche l’effetto serra: gli
Stati Uniti non aderirebbero al Protocollo di Kyoto perché
conoscerebbero la reale (e diversa)
origine del riscaldamento del globo.
L’articolo è riccamente documentato con testi originali, trattati
ufficiali e fotografie. “L'aviazione
americana – afferma Chossudovski - è
in grado di manipolare il clima. Può addirittura provocare inondazioni,
uragani, siccità e terremoti. Il Dipartimento della Difesa ha destinato
elevate somme di denaro allo sviluppo e al perfezionamento di queste
tecnologie. La manipolazione climatica diverrà parte della sicurezza
interna e internazionale e sarà sfruttata in maniera unilaterale... Sarà
usata a scopi difensivi e offensivi e anche come deterrente. La capacità
di generare precipitazioni, nebbia e temporali e di modificare il clima,
e la creazione di un clima artificiale, fanno parte di quelle tecnologie
integrate che possono far aumentare la capacità statunitense, o
diminuire quella degli avversari, di ottenere conoscenza, ricchezza e
potere globale. (US
Air Force. Air University of the US Air Force, AF 2025 Final Report, http://www.au.af.mil/au/2025/ )”.
L'analisi del
ricercatore descrive anche le aziende coinvolte nel programma di ricerca
e sviluppo. I catastrofisti
e i cospirologi hanno visto
l’arma Haarp all’origine dell’impazzimento climatico in Paesi
“nemici” degli Usa:
l’alternarsi di carestie e nubifragi a Cuba o la desertificazione
dell’Afganistan preventiva all’attacco militare “classico”,
mentre nella Corea del Nord nel giugno 2001 si è verificata
una grande siccità (è piovuto un
decimo della media), siccità che ha indebolito le
coltivazioni, mentre in ottobre la provincia di Kangwon (media:
20 millimetri di pioggia nel mese di ottobre) ha visto
cadere 400 millimetri d’acqua in 12 ore.
La
legge del Congresso
Stando alla proposta di legge “Space preservation act” discussa nel
2001 dal Congresso degli Stati Uniti l’ipotesi non è così remota: la
proposta del parlamentare Kucinich intende vietare proprio le armi che
producono terremoti, tempeste e maremoti.
Il
testo è diponibile in http://www.fas.org/sgp/congress/2001/hr2977.html
e all’articolo 7, comma
III, si può leggere fra le armi da bandire ogni sistema “directing
a source of energy (including molecular or atomic energy, subatomic
particle beams, electromagnetic radiation, plasma, or extremely low
frequency (ELF) or ultra low frequency (ULF) energy radiation) against
that object” o ancora gli “high
altitude ultra llow frequency weapons systems; plasma, electromagnetic,
sonic, or ultrasonic weapons” ed altri sistemi i quali
possano “to damage space or natural
ecosystems (such as the ionosphere and upper atmosphere) or climate,
weather, and tectonic systems with the purpose of inducing damage or
destruction”.
I
timori del Dipartimento della Difesa
Tant’è
che nell’aprile ’97 l’allora segretario alla Difesa, William Cohen,
aveva immaginato: "Others (terrorists)
are engaging even in an eco-type of terrorism whereby they can alter the
climate, set off earthquakes, volcanoes remotely through the use of
electromagnetic waves” (Passo riportato dal DoD News
Briefing, Secretary of Defense William S. Cohen, Q&A at the
Conference on Terrorism, Weapons of Mass Destruction, and U.S. Strategy,
University of Georgia, Athens, Apr. 28, 1997).
Ad
Aceh soccorsi o occupazione?
Un articolo interessante, ben documentato ma forzato nelle conclusioni
è quello pubblicato dal sito indipendente di Portland della rete di
Indymedia. Secondo l’articolo (che si
trova in http://portland.indymedia.org/en/2004/12/307042.shtml;
se ne raccomanda la lettura anche per le
interessantissime fotografie aeree delle zone devastate dall’onda, con
il raffronto fra prima e dopo la catastrofe), lo tsunami
nell’Oceano Indiano è stato scatenato dagli Usa proprio con
l’intento preciso di scardinare alcuni Paesi islamici come
l’Indonesia e di occupare manu militari gli importantissimi campi
petroliferi di Aceh.
A conferma della sua tesi, l’articolo (davvero
ricco di fotografie, documenti e link) porta il fatto che la
base militare di Diego Garcia, un’isola nell’Oceano Indiano a poca
distanza dall’epicentro del terremoto, non abbia subito danni dallo
tsunami. Inoltre, poche ore dopo l’onda assassina già facevano rotta
verso la devastazione di Aceh non i soccorsi civili statunitensi bensì
la portaerei Uss Abraham Lincoln con 12 elicotteri da guerra Cobra (si
veda la conferenza stampa del Pacific Command, in http://www.defenselink.mil/news/Dec2004/n12292004_2004122905.html)
nonché l’Uss Bonhomme Richard con la squadra navale di sette unità e
2.100 marines, per un’annessione militare dell’area petrolifera.
Il corpo di spedizione (o di soccorso)
sarebbe guidato dal generale Rusty Blackman, comandante del terzo corpo
di spedizione dei marines di stanza a Okinawa, già capo dei marines
durante l’operazione Iraqi Freedom.
Ancora
le atomiche sottomarine francesi
L’ipotesi di uno tsunami artificiale è avanzata anche da Lila Rajiva
(giornalista di Baltimora)
sul giornale Counterpunch (http://www.counterpunch.org/rajiva12302004.html),
che ricorda i test atomici sottomarini condotti prima dagli Stati Uniti
e poi dalla Francia.
Gli esperimenti atomici condotti a Mururoa dai francesi nel 1979 (processo
giudiziario contro il Governo francese numero T-219/95 R promosso da
Marie-Thérèse Danielsson, Pierre Largenteau e Edwin Haoa, residenti a
Tahiti, Polinesia francese) avevano provocato frane
sottomarine in un atollo già fratturato dalle precedenti esplosioni,
con conseguenti tsunami che avevano danneggiato anche la lontana isola
di Pitcairn. Dopo aver negato ogni connessione fra la bomba atomica e
l’ondata, solamente nell’85 le autorità francesi ammisero “l’incidente
del 25 luglio ‘79”. Già durante la seconda guerra mondiale fu
sperimentata – ricorda Counterpunch – la
“bomba tsunami”. Le prove, dai modestissimi risultati,
avvennero nel ’44 e nel ’45 al largo della Nuova Zelanda, a
Whangaparaoa.
Concludendo
Tante teorie senza risposta. Tante teorie, alcune suggestive, altre
semplici da smontare con semplici considerazioni conoscenze
scientifiche, altre ancora con fondamenti tecnologici e scientifici.
Destinate
tutte a restare, per ora, senza risposta...