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L’indignazione e la speranza
Fonte: http://informarexresistere.fr
* Articolo di Luca
Mercalli
Visto su http://www.stampalibera.com/?p=28416
Ieri
ho partecipato alla manifestazione in Val di Susa. Eravamo in migliaia,
a manifestare pacificamente il nostro dissenso. Sui giornali e dalla
politica solo menzogne
Sono
appena rientrato dopo 6 ore di marcia a Chiomonte. Incredibile, un
serpente umano colorato e festante proveniente da tutta Italia
percorreva i boschi verdeggianti della media Valsusa in una giornata
calda e luminosissima. La stima minima è di 50.000 persone, quella
massima 100.000, fate voi… Statale del Monginevro bloccata e
autostrada pure. In queste ore ancora si
sparano lacrimogeni, un teatro osceno per un Paese civile nel museo
archeologico del villaggio neolitico della Maddalena di Chiomonte, che
la polizia ha usurpato come suo quartier generale. Lì, nel punto di
contatto tra manifestanti e poliziotti io non sono stato, e qualche
ferito c’è, qualche sasso è volato, qualche episodio da deplorare può
darsi che ci sia, ma aspettiamo a parlare quando avremo sentito i
racconti e visto i video di chi era lì… Il 412 della polizia ha
volato sopra di noi come fossimo stati in Afghanistan, dalle 8 alle 18
almeno, e sono 100 euro al minuto… io non ci sto, è uno scenario
surreale per aprire un cantiere.
Ciò che vi vorrei dire a caldo è:
1)
già ora le
prime pagine dei giornali titolano di guerriglia, di back bloc e
altre amenità simili: si tratta di elementi del tutto marginali della
giornata, ciò che conta, e che doveva essere oggetto dei titoli, è
l’enormità della gente normale qui confluita, cittadini italiani ed
europei, famiglie con bambini, pensionati, professionisti, docenti,
medici, artigiani, studenti che da tutta Italia (pullman da Pisa,
Macerata, Udine, Bologna, Genova…) hanno affrontato levatacce e
disagi, per venire a passare una domenica di civile indignazione insieme
a noi. Chapeau a tutti loro, che dimostrano come vi sia una presa di
coscienza sempre più vasta del problema dei beni comuni e una voglia
individuale di “contare” qualcosa sul piano delle scelte. Mi sembra
che politica e giornalisti siano terribilmente indietro, impegnati a
proteggere i loro privilegi o tremebondi a sperare che il loro
servilismo porti una promozione sulla scala sociale. Ma la gente sta
correndo più veloce di loro. Ho parlato con centinaia di persone e ne
ho tratto una grande impressione di competenza, di coraggio, di onestà,
di passione. Altro che black-bloc!
2)
tutti hanno ben chiaro, per vivere ogni giorno sulla propria pelle altre
simili usurpazioni sui loro territori, che le priorità per il Paese
sono altre, che nessuno vuole questi monumenti faraonici ma desidera
interventi semplici, evidenti e efficaci sulla quotidianità. Tutti
hanno ben chiaro che i tempi stanno cambiando in fretta. Nelle ore di
marcia sotto il sole, i discorsi che sentivo fare erano dei rapporti
dell’Asia con il mondo occidentale, della crisi delle risorse,
dell’opposizione economia capitalistica-benessere, dell’impossibilità
della crescita continua, della crisi petrolifera… insomma, un campione
interessante di pubbliche riflessioni sul presente e sul futuro.
3)
speriamo che ognuno di loro stasera su facebook dica: “c’ero
anch’io e vi spiego quali menzogne i giornali e la tv diffondono su di
noi e su questa faccenda”.
4)
fino al 12 luglio 1980 non c’era il traforo autostradale, quindi sulla
ferrovia attuale passavano tutte le merci e i passeggeri per la Francia,
inclusa la navetta per le automobili Bardonecchia-Modane. Nel 1980
eravamo forse all’età della pietra? La ferrovia attuale bastava
allora, basterebbe a maggior ragione in un mondo futuro con meno
risorse. Ma Chiamparino
è al delirio sviluppista e vede il Tav Valsusa come una fede: o il
Tav o la terribile decrescita! Allora Tav sia. Aggiungo che un’opera
di questo genere avrebbe un overhead di sistema enorme rispetto a opere
più semplici e resilienti. In un’epoca postpicco petrolifero,
l’imponente infrastruttura tecnologica ed energetica necessaria a
garantire la sicurezza di un tunnel di 54 km con temperature interne di
oltre 50 C, collasserebbe dopo pochi mesi, anche solo per via dei costi.
Vedere Rutilio Namaziano… le mitiche strade di Roma, poco dopo la
caduta dell’impero erano impraticabili per mancanza di manutenzione e
si preferiva il periglioso viaggio via mare da Roma alla Liguria
piuttosto che affrontare il fango dei tratturi maremmani…
5)
finanziamento europeo: per ora, a inizio cantiere, si parla di sbloccare
671 milioni di euro, pari a circa il 4,5% del valore del progetto
(calcolato dell’ordine dei 15 miliardi di euro, anche qui non ci sono
mai numeri trasparenti). In caso di realizzazione successiva, si parla
di ulteriore finanziamento EU del 30% della sola tratta internazionale,
che escluderebbe quindi i circa 2 miliardi di euro della tratta di
adduzione Torino-Chiomonte, interamente a carico italiano. Sono dati
vaghi perchè è quel poco che si riesce a leggere sui giornali locali.
Anche questo fatto dovrebbe indignare tutti: non c’è uno straccio di
rapporto ufficiale che faccia chiarezza verso i cittadini. I promotori,
che i dati immagino li avranno, con fior di tecnici pagati per far solo
quello, tacciono, lasciando tutti noi a baloccarci con stime e
supposizioni. Anche questo è strano: se avessero dati seri, certi e
inoppugnabili a sostegno dell’opera, non pensate che avrebbero già
convocato una conferenza stampa internazionale, spazzando via ogni
nostra chiacchiera? Invece stanno nascosti nelle gallerie, lasciando che
la gente si arrabbi, che i politici sfornino la loro retorica, che i
pochi come noi che tentano di ragionare si spacchino la testa su dati
faticosamente estratti qua e là.
6)
la stretta alleanza politica bipartisan che mostra un tenacissimo blocco
favorevole all’opera, è un altro elemento di sospetto. In genere il
politico, massimamente quello italico, quando trova un muro invalicabile
nei propri affari, lo aggira, scantona, sceglie altri obiettivi più
facili, ma non si mette contro una marea montante di rabbia popolare che
sta diventando un elemento incognito estremamente instabile. Qui invece sono
passati vent’anni di proteste e continuano tutti imperterriti ad
andare in rotta di collisione contro il massiccio d’Ambin. Butto lì,
non è che devono aver fatto tante e tali facili promesse sulla
divisione di questa appetitosa torta, che ora qualcuno ha la canna di
fucile puntata dietro la schiena se non le mantiene e non paga pegno?
Ciao
a tutti dalla Valsusa, qui comunque è una serata ancora molto calda.
Speriamo che serva a qualcosa.
http://www.cadoinpiedi.it/2011/07/04/lindignazione_e_la_speranza.html