La diffusione del virus vaccinale del morbillo è la vera causa dei focolai epidemici
Redazione “AUTISMO E VACCINI”

A quanto pare sono 20 anni che veniamo presi in giro dagli enti sanitari preposti alle vaccinazioni. Infatti, già nel 1995 il vaccino trivalente contro Morbillo-Parotite-Rosolia [MMR] fu trovato capace d’infettare praticamente tutti i suoi destinatari con il morbillo. Il produttore stesso del vaccino, la Merck, aveva avvisato che il proprio vaccino è correlabile ad una forma potenzialmente mortale di infiammazione cerebrale causata da morbillo. Perché queste notizie non sono mai segnalate?

Uno studio pubblicato nel 1995 sul Journal of Clinical Microbiology ha analizzato i campioni di urina di alcuni soggetti che avevano ricevuto da poco il vaccino trivalente MMR, ed ha riportato i seguenti risultati:

- morbillo RNA virus è stato rilevato in 10 dei 12 bambini durante il periodo di campionamento di 2 settimane;

- in alcuni casi, l’RNA del virus del morbillo è stato individuato nei bambini sin dal 1 ° giorno o più tardi a 14 giorni dalla vaccinazione;

- RNA virus del morbillo è stato rilevato anche nei campioni di urina di tutti e quattro i giovani adulti tra 1 e 13 giorni dalla vaccinazione;

Per meglio comprendere come sia possibile un simile risultato vi proponiamo un breve filmato, da 1 minuto e mezzo, tratto dal JAMA network,  in cui sono espressi concetti chiari e comprensibili anche dalle orecchie dei più sordi negazionisti.
Gli autori di questo studio usarono una tecnologia relativamente nuova per quel tempo, vale a dire, la reazione a catena della polimerasi trascrittasi inversa [RT-PCR] che, nelle intenzioni degli autori, avrebbe contribuito a risolvere le crescenti sfide epidemiologiche e cliniche associate al rilevamento del morbillo post immunizzazione di massa.

Queste sfide includevano:

- un cambiamento del quadro clinico di “morbillo mite” o  “morbillo asintomatico” in soggetti precedentemente vaccinati;

- un cambiamento della distribuzione epidemiologica del morbillo [ovvero uno spostamento nei bambini di età inferiore ai 15 mesi, negli adolescenti e nei giovani adulti];

- crescenti difficoltà nel distinguere sintomi simili morbillosi [esantemi] causati da una serie di altri agenti patogeni differenti dal virus del morbillo;

- un crescente aumento di sporadici focolai di morbillo in individui precedentemente vaccinati;

Vent’anni dopo, il test RT-PCR è ampiamente riconosciuto come altamente sensibile e specifico, e rappresenta l’unico modo efficace per distinguere il ceppo vaccinale dall’infezione da morbillo selvaggio, in considerazione del fatto che la loro presentazione clinica è indistinguibile.
L’ultima epidemia di morbillo a Disneyland rappresentava un perfetto banco di prova, dove il test RT-PCR poteva essere utilizzato per accertare le vere origini del focolaio. L’ipotesi formulata a priori, che i soggetti non vaccinati sono coloro che hanno trasmesso la malattia, non è stata scientificamente convalidata.

Poiché il ceppo del morbillo vaccinale ha quasi interamente soppiantato il ceppo selvaggio, dal quale solitamente si acquisisce la malattia del morbillo, è statisticamente improbabile che il test RT-PCR possa convalidare le storie isteriche diffuse dai media, riguardanti i soggetti non vaccinati. E finché questi studi non saranno pubblicati, l’opinione pubblica vivrà nell’incertezza.
Tutto ciò può essere denominato come “fallimento vaccinale“, perché tutte le persone che ricevono vaccini a virus vivo, come il trivalente MMR, vanno inevitabilmente incontro alla replicazione del virus nel proprio corpo, fino a molte settimane, e possono infettare gli altri senza accorgersene. E così accade anche per l’influenza, la varicella, la parotite, la rosolia, il rotavirus, il vaiolo, la poliomielite e la febbre gialla, tanto per citare alcuni esempi eclatanti.