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Prefazione del libro:
Virus letali e terrorismo mediatico
Claudia Benatti

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La salute è un bene prezioso, il più prezioso; soprattutto quando ciascuno di noi pensa anche ai propri figli, al modo migliore per proteggerli. Le paure maggiori, le insicurezze più diffuse riguardano proprio la salute: ciò che ci potrebbe accadere se qualche malattia o "accidente" ci minacciasse. Ebbene, profittare di questa insicurezza, di questo atavico bisogno di certezze non è etico; chi usa la fragilità dell’essere umano davanti alla malattia lo fa spesso consapevolmente e con l’obiettivo di imporre a quell’essere umano la propria verità, che non è detto collimi con l’interesse della persona stessa. Chi usa la nostra fragilità di fronte alla malattia, magari amplificandola o guidandola, lo fa spesso con l’intento di utilizzare la nostra paura come strumento di potere e di controllo, per proporsi come guida, unica guida. E oggi, sempre più spesso, ad amplificare e guidare le nostre paure sono politici, istituzioni (sanitarie e non), governi che utilizzano con pochi scrupoli quella formidabile cassa di risonanza costituita dai mass-media, termine che nel suo senso letterale significa appunto: “mezzi di comunicazione di massa". E proprio grazie ai mass-media si creano, spesso ad arte, ansia, paura, angoscia, panico, in una scala d’intensità proporzionale solo all'obiettivo verso cui queste paure sono finalizzate.

Spesso grazie ai mass-media nascono false emergenze, oppure vengono dilatati oltremodo, fino a dar loro connotati di emergenza, accadimenti e realtà che hanno dimensioni estremamente limitate. E su questi, e non su altri, si concentra l’attenzione totale di tutti. Pensiamo, per esempio, all'allarme mondiale scatenato dalla scoperta di alcuni casi di variante del morbo di Creutzfeldt-Jakob, quello che è stato chiamato (pur senza alcuna certezza) la variante umana della Bse, cioè l’encefalopatia spongiforme che colpisce i bovini. I casi sono stati poche decine; cosi pochi da non poterci nemmeno trarre una percentuale significativa. Eppure tutto il mondo si è mosso, il panico ha travolto tutti, ha modificato le nostre abitudini alimentari, ha indotto i governi ad investire cifre enormi in procedure di controllo che hanno mostrato da subito di essere soltanto un palliativo. Milioni e milioni di persone hanno mangiato carne bovina negli ultimi 40 anni; ma solo pochissime persone si sono ammalate. Per di più non c'e alcuna certezza sul fatto che la malattia venga trasmessa da un prione che passa all'uomo attraverso la carne bovina. L’epidemiologo inglese George Venters sul British Medical Journal ha sostenuto che non esistono prove dirette che quel prione sia infettivo per l’uomo. Giorgio Poli, preside della facoltà di medicina veterinaria dell'Università di Milano, è certo che non si possa escludere che la variante umana della Bse sia legata ad altri eventi che nulla c'entrano con la carne. L’articolo scientifico di Venters fa notare che non solo l’ingestione non sarebbe una valida via di trasmissione dei prioni, ma che il numero dei casi di malattia conclamata è nettamente inferiore a quello che ci si aspetterebbe da una malattia di origine alimentare. Paola Dall'Ara del Dipartimento patologia animale dell'Università di Milano ha decretato inoltre il fallimento del tentativo di infettare con il prione della mucca pazza dei topi transgenici che esprimevano la proteina prionica umana.

Quindi, per ponderare bene occorre per un attimo lasciare da parte la percezione emotiva della gravità di quella malattia e chiedersi quale sia la possibilità realistica di contrarla e quale sia la reale causa: possibilità pressoché nulla e causa finora sconosciuta. Ma per mesi, e forse per anni, la Bse e la sua variante umana popoleranno i nostri incubi e influenzeranno le nostre scelte.
Un altro esempio di incubo prodotto artificiosamente è quello relativo alla minaccia di un uso improprio di virus e batteri letali sulla popolazione da parte di un nemico invisibile, proprio ciò di cui si tratta in questo libro. Nel 2001 è scattato un allarme planetario per l’antrace, malattia che può avere sintomi cutanei o respiratori, che veniva definita "arma biologica dei terroristi" e a causa della quale si è stati a un passo dal dare per certa una catastrofe. I casi sospetti di antrace nel 2001 sono stati 22 (solo in parte comprovati e accertati) in tutti gli Stati Uniti, su un totale di circa 300 milioni di abitanti; nessun altro nel mondo. Eppure i governi hanno speso cifre esorbitanti per questa emergenza, fino a prova contraria soltanto presunta. II New York Times, verso la fine del maggio 2002, riporta la notizia dell'approvazione all'unanimità da parte del senato americano della "legge antiterrorismo", che ha stanziato 4,6 bilioni di dollari per l'acquisto e lo stoccaggio di farmaci e vaccini, per incentivare le ispezioni sui cibi e rafforzare la vigilanza sull'acqua. Dopo l’attentato alle Torri Gemelle di New York, nel settembre 2001, è scattato anche l’allarme vaiolo; i governi hanno spesso milioni di dollari per far scorta di vaccino antivaioloso, ma nemmeno 1 caso al mondo di malattia si è verificato.

Si può dunque ritenere giustificato tale spostamento di mezzi e risorse a fronte di fenomeni che hanno ricadute concrete cosi contenute? Le spese non dovrebbero essere proporzionate alle dimensioni del problema che si cerca di risolvere? Evidentemente non è cosi. Infatti per altre emergenze (reali, ampie, concrete, sconcertanti) non si dice nulla e si fa pochissimo. Un esempio ce lo forniscono i dati sulle infezioni che i pazienti contraggono negli ospedali a causa della scarsa igiene e della eccessiva promiscuità: 5000 ogni anno in Italia, un numero esorbitante. Ma di questo nessuno parla, se non raramente. Ne tanto meno viene ritenuta un'emergenza per la quale stanziare fondi straordinari. Altra reale emergenza è costituita dai pazienti che, una volta ricoverati in ospedale, sono vittime di errori medici o di eventi avversi causati da farmaci. Una stima de “Il Sole 24 Ore” afferma che su 8 milioni di ricoveri ogni anno in Italia le "vittime" di errori medici o malattie indotte da farmaci sono 320.000, cioè 1 ogni 25. I pazienti che muoiono a causa della cattiva organizzazione delle strutture sanitarie sono da 14.000 a 50.000 ogni anno. Sempre secondo Il Sole 24 Ore, nel 1998 i morti a causa di ritardi nelle cure e diagnosi sbagliate sono stati 78.974. Ma anche su questo non si dice nulla né si spende con particolare straordinarietà.

Casi Base in tutto il mondo negli anni

Casi di Antrace sospetti (2001)

Casi di Vaiolo nel mondo (2001)

120 22 0
.

Infezioni ospedaliere ogni anno in Italia

 Morti per errori medici in eventi avversi da farmaci, ogni anno

 Morti per diagnosi errata o ritardi nelle cure (1998)

5.000

320.000

78.974

Da questi dati si può partire dunque con una riflessione. Occorre tenere sempre a mente che, se si vuole comprendere, è necessario andare oltre le apparenze, bisogna ragionare e ponderare senza lasciarsi mai trascinare dal panico collettivo e senza farsi guidare dall'angoscia generata dall'allarmismo.
Questo libro ha quest’intento: riflettere sulle paure scatenate dalle minacce di attacchi alla popolazione mondiale con virus e batteri letali. E verificare se quelle paure hanno un fondamento oppure ne sono prive

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