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Dalle banche armate alla Banca Popolare Etica
Marcello Pamio – 9 luglio 2007

Da diversi anni esiste in Italia la “Campagna Banche Armate” (www.banchearmate.it, promossa da “Missione Oggi” un mensile dei missionari saveriani, “Mosaico di Pace” il movimento cattolico internazionale per la pace e il mensile dei padri comboniani “Nigrizia”) con lo scopo di fare trasparenza sui finanziamenti privati delle banche commerciali all’export di armi.
In base alla legge numero 185 del 9 luglio del 1990 sul “controllo dell’esportazione, importazione e transito di armi” è possibile (anche se c’è stato il tentativo di copertura) conoscere i nomi delle istituzioni bancarie che di riffa o di raffa, si incamerano ogni anno (dati anno 2006) ben 1,5 miliardi di euro![1] Cifra record dell’ultimo ventennio, secondo Paolo Beretta (un cognome, un karma), il coordinatore della Campagna.[2]

Con un governo di (pseudo) sinistra e di (pseudo) pacifisti, “l’export di morte” ha avuto una impennata, rispetto il 2005, del 61%.[3]
Il documento della Camera dei Deputati pubblicato nel sito del Governo[4] non è certo facile da visionare, visto che si tratta di un tomo di 936 pagine, ma alla pagina 340 alla voce “Riepilogo per ISTITUTO DI CREDITO relativo al periodo 2006 appare una interessante tabella dei 38 istituti che partecipano alla spartizione del miliardo e mezzo di euri (per essere precisi: l’importo totale delle autorizzazioni è 1.492.605875,64)[5]

Devo fare una precisazione obbligatoria per coloro che ancora non sanno che i soldi dei nostri risparmi, di una vita di sacrifici, depositati in alcune banche (vedi elenco per esempio), vengono usati anche per finanziare l’esportazione di armi!
Magari per qualcuno non è rilevante sapere che i propri soldi partecipano indirettamente a ‘morte e distruzione’, perché per molte persone la cosa importante rimane il profitto (con gli attuali tassi bancari?), ma per coloro che hanno una morale, un minimo di coscienza attiva e non ipnotizzata, questo non va bene.

La cosa vergognosa e inaccettabile è che questi investimenti avvengono all’insaputa dei risparmiatori che in libertà dovrebbero poter scegliere se accettare o meno. Ma questo sappiamo bene è il classico sistema d’azione del potere che mette il cittadino (ignorante, cioè che ignora) dinnanzi al fatto compiuto. Quindi sarebbe un bel segnale di presa di coscienza e di moralità nei confronti della guerra e dei crimini commessi nel suo nome, togliere i propri risparmi (per coloro che ancora ne hanno), e spostarli in un altro istituto di credito tradizionale, o cooperativo ancora meglio, motivando però la propria decisione non al direttore di filiale, ma alla Direzione generale.
Non servirà a nulla, penserà il passivo, ma se lo facciamo, innanzitutto metteremo in moto la nostra volontà realizzando qualcosa di concreto! Basta ciance perché è arrivato il momento delle azioni. Se questo venisse fatto da un consistente numero di persone, sicuramente qualcosa cambierebbe….anche solo a livello di coscienza!

Vengo al titolo di questo articolo: Banca Etica in tutto questo cosa c’entra? C’entra eccome, visto che tra i soci fondatori della banca etica padovana – secondo Giorgio Beretta - figura proprio la Banca Popolare di Milano[6], quella elencata nella tabella sopra, con un “importo autorizzato” all’export, pari a 17.679.875,35 euri. Certamente si tratta di pochi spiccioli, ma sempre e solo destinati ad un mercato che di etico ha gran poco.
Non solo, anche “Etica Sgr Spa”, il cui obiettivo è quello di “realizzare e promuovere fondi comuni di investimento e altri prodotti finanziari con un elevato profilo di trasparenza e di responsabilità sociale[7], nasce con la collaborazione sempre di BPM, Banca Popolare di Milano (partecipata al 27,50%).

Ma allora, di quale ‘responsabilità sociale’ stiamo parlando?
Con questo non voglio affermare che Banca Etica non fa quello per cui è nata, e cioè non mette in pratica il proprio statuto, però qualche dubbio sulla cosiddetta “eticità” è più che comprensibile, o no?
Dubbio questo che ha fatto muovere lo stesso presidente di Banca Etica, Fabio Salviato, il quale ha dichiarato che sta «verificando i particolari della notizia, apparsa nella Relazione ministeriale sull’export di armi, direttamente con i vertici della Banca popolare di Milano»[8].
«Se vi fosse conferma della volontà di operare nell’ambito dell’industria bellica, – continua il Salviato – sarà il nostro Cda ad intervenire in maniera ufficiale»[9]

Nella rivista di Banca Etica, “Valori” , numero 47 di marzo 2007, viene pubblicata la lettera del direttore di Banca Popolare di Milano, Roberto Mazzotta nella quale conferma la loro «precisa intenzione di proseguire nell’uscita dalle attività riguardanti l’appoggio alle aziende interessate al settore armamenti».[10]
«Da molto tempo  - continua Mazzotta - non abbiamo linee di finanziamento diretto a produttori d’armi e la nostra presenza si limita a quanto viene  ancora erroneamente messo in maggior evidenza dalla legge: l’appoggio alle operazioni di pagamento»[11]

Accoglie con favore il Direttore di Banca Etica, Fabio Salviato, «l’impegno di BPM a rinunciare a qualsiasi attività, anche pur solo di appoggio ad operazioni di pagamento»[12]
Non si capisce però qual è questa differenza sostanziale tra “finanziamento diretto” e “appoggio alle operazioni di pagamento”. Forse secondo il Direttore di BPM, la banca che finanzia direttamente l’esportazioni di armi ha la coscienza (se di coscienza possiamo parlare) più sporca di quella che “si limita” ad appoggiare le operazioni di pagamento di tali armi?
Si tratta sempre di operazioni che hanno a che fare con strumenti di morte oppure no?

Qual è la differenza tra coloro che producono, per esempio mine antiuomo, e i militari che le usano sul territorio di guerra: chi è più colpevole il costruttore, colui che le piazza sottoterra?
Il fabbricante certamente non si sporca le mani direttamente, ma partecipa attivamente alla creazione di strumenti di morte, come d’altronde quelli che le mettono in funzione effettivamente.
Appoggiare e/o favorire le operazioni di pagamento di armi significa fare da tramite ad operazioni di esportazione di armi e non di pannelli fotovoltaici. Se non ci fossero banche che finanziano e banche che appoggiano tali finanziamenti, le ‘fabbriche della morte’ scomparirebbero dalla scena!

Per cui mi auguro che BPM scelga consapevolmente di uscire quanto prima (nei fatti e non nelle parole) dalla lista degli istituti di credito che appoggiano, anche se indirettamente, le lobbies delle armi; come sono sicuro che il direttorio di Banca Popolare Etica non sottovaluterà la portata di una tale discrepanza e incoerenza che potrebbe portare non pochi malumori tra i numerosissimi soci a cui sta veramente a Cuore la finanza Etica con la E maiuscola e non gl’intrallazzi finanziari i paradisi fiscali o le scatole cinesi.
Mi auguro che questa critica costruttiva, e non fine a se stessa, possa servire da una parte a sensibilizzare le persone ad un problema serio quasi totalmente sconosciuto, e dall'altra a da stimolo a tutte quelle istituzioni serie che puntano ad una finanza veramente etica e morale. Oggi come oggi è veramente un dovere morale (non in senso cattolico) prendere le distanze da un sistema bancario metastatizzato (strumento di punta di un capitalistico liberista globalizzato e controllato da pochi), destinato ad affondare. 

[1] “Nigrizia”, http://www.nigrizia.it/doc.asp?id=9360&IDCategoria=127
[2] Idem
[3] Idem
[4] Sito Ufficiale del Governo, www.governo.it/Presidenza/UCPMA/doc/INTERO_COM.pdf
[5] Idem
[6] “Nigrizia”, http://www.nigrizia.it/doc.asp?id=9360&IDCategoria=127
[7] Etica Sgr, sito ufficiale www.eticasgr.it
[8] Sito ufficiale di Unimondo http://unimondo.oneworld.net/article/view/109531/1/
[9] Idem
[10] Rivista “Valori”, anno 7 numero 47, pagina 3
[11] Idem
[12] Idem

Ministero dell'Economia e delle Finanze - Dipartimento del Tesoro - Direzione V - Ufficio I
Ripartizione percentuale per Istituti di Credito degli importi autorizzati

- UniCredit Banca d'Impresa: 5,8%
- Société Générale: 2,1%
- Gruppo Bancario S. Paolo IMI: 29,9%
- Deutsche Bank Spa: 5,2%
- Credito Valtellinese: 2,8%
- Commerzbank: 5,0%
- BNP Paribas Succursale Italia: 19,5%
- Banco di Brescia: 5,1%
- Banca Popolare di Milano: 1,2%
- Banca Nazionale del Lavoro: 5,4%
- Banca Popolare Italiana: 4,1%
- Banca di Roma: 2,5%
- Banca Intesa: 3,1%
- Banco Bilbao Vizcaya Argentaria: 3,5%
- Altri istituti di credito: 4,8%

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