Boutros Boutros-Ghali*: "il Nuovo Ordine Mondiale emargina l'ONU"
dal "New Zealand News" 14 aprile 2003 - traduzione a cura di Andrea Calabrese

Una delle intime conseguenze degli ultimi eventi mondiali è il fatto che l’unilateralismo può distruggere le Nazioni Unite.
Poi, però, mi ricordo di Woodrow Wilson, presidente americano, che si adoperò per la nascita della Lega delle Nazioni, di Franklin D. Roosevelt, che contribuì alla creazione delle Nazioni Unite, insieme con Winston Churchill. Ed allora mi dico che non c’è motivo per non sperare, nei prossimi 10 o 20 anni, nell’avvento di un nuovo leader statunitense che sia in grado di muoversi sulla scia di tali illustri predecessori.

Ma questo è il lato ottimistico della questione. Oggi, le Nazioni Unite stanno diventando emarginate a causa della politica unilateralistica; nel passato, era avvenuto qualcosa di parzialmente simile solo durante la Guerra Fredda, ma in quel caso la situazione politica internazionale era bipolaristica. Ora le cose stanno cambiando. La globalizzazione avrà un impatto su ogni settore della vita, conducendo suppergiù alla globalizzazione della democrazia, che io definisco anche “la democratizzazione delle relazioni internazionali”.
Oggi possiamo anche avere una dittatura con cui trattare, ma dal punto di vista pratico ciò è talmente difficile da richiedere una decentralizzazione, che è uno degli elementi della democratizzazione.

In un certo senso, l’ONU riveste il ruolo di capro espiatorio nel mondo odierno. Se c’è la percezione che una disputa si possa risolvere facilmente, ecco che si trovano subito una quantità di mediatori, desiderosi di rivestire un ruolo nella partita. Ed allora si creano due livelli di disputa: la prima fra le parti, e la seconda fra i mediatori.
Ma si può anche verificare il caso che nessuno sia interessato alla disputa, per motivi economici, o per altre priorità, o perché il conflitto potrebbe essere assai complicato da risolvere, e nessuno in tal caso possiede la pazienza necessaria per affrontare la partita politica. In tutti questi casi, la disputa viene affidata all’ONU.

Ora, il problema reale è che l’ONU non è in grado di far sentire la sua voce. Come, infatti, potrebbe difendere sé stessa, se affermasse che lo Stato Membro X è colpevole per una certa situazione, dal momento che lo Stato Membro X è contemporaneamente il “boss” delle Nazioni Unite?
Se si dovessero usare armi diplomatiche, si potrebbe dire che lo Stato X è responsabile. Ma in tal caso, lo Stato X smetterebbe di pagare tributi all’ONU per rappresaglia. Incapace di difendersi, l’ONU allora diviene capro espiatorio.

Nei riguardi del Nuovo Ordine Mondiale ci sono due elementi da considerare: il primo è la globalizzazione e l’altro il ruolo delle Nazioni Unite. La globalizzazione è un processo irreversibile e non può arrestarsi. Si tratta di un fenomeno nuovo, che porta con sé problemi nuovi e senza precedenti. Il terrorismo internazionale e la globalizzazione della finanza sono due problemi posti chiaramente di fronte a noi. La mancanza di precedenti rende la ricerca delle soluzioni molto più difficile.

Il fatto che dobbiamo confrontarci con nuovi problemi significa che è assolutamente necessaria una svolta alle Nazioni Unite. Dobbiamo prepararci alla terza generazione delle organizzazioni internazionali, dopo la Lega delle Nazioni e l’ONU. Non basterà cambiare la composizione del Consiglio di Sicurezza, o rivoluzionare le operazioni dell’Assemblea Generale, o rinforzare il Consiglio Economico e Sociale. La terza generazione dovrà essere il risultato  di un cambio drastico nel concetto di fondo. Il primo punto è quello di ricercare la partecipazione di membri non appartenenti all’apparato statale per la realizzazione degli affari internazionali. Non potremo mai risolvere certi problemi senza la partecipazione di grandi città, organizzazioni non governative o corporazioni multinazionali.

Come potranno partecipare questi nuovi soggetti? Che potere dovranno avere? Come coesisteranno con gli stati-nazione? Quali saranno i nuovi attori sulla scena politica internazionale? Ecco quali saranno i problemi di domani.
Occorreranno anni di duro lavoro: è necessario un ricambio generazionale per adottare nuovi concetti o idee. Ci sono voluti 200 anni per porre fine alla schiavitù, mezzo secolo per il colonialismo. Anche il documento costitutivo dell’ONU conteneva un influsso del colonialismo, con il sistema delle amministrazioni fiduciarie.

Ci sono voluti 30 anni per renderci conto di avere un problema con l’ambiente, ed accettare l’idea di sviluppo sostenibile; ed ancora siamo al fallimento dei protocolli di Kyoto.
Così forse questo può essere l’inizio di un processo di cambiamento, e ci vorranno 20 o 30 anni affinché un simile cambiamento riesca ad essere integrato nel sistema.

*Segretario Generale delle Nazioni Unite dal 1991 al 1995

 
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