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- Pagina guerra e terrorismo

Gioco di specchi
Laura Rozen http://www.thenation.com/doc.mhtml?i=20050606&s=rozen
(pubblicato il 20 Maggio 2005).

    Per una casualità, un vecchio analista dei servizi d’intelligence della difesa, nonchè funzionario dell’ufficio del Pentagono sulla questione iraniana, ha offerto l’occasione per far uscire allo scoperto oscure e torbide vicende del recente passato.
Questi era un componente dell’ufficio “piani speciali” del Pentagono, che si occupava della tanto contestata intelligence in Iraq.
   
Aveva caldeggiato l’esilio del controverso politico Amhed Chalabi, che aveva contribuito parecchio a sviare e intralciare il lavoro dell’intelligence nel territorio iracheno e partecipato con un collega del pentagono e un vecchio trafficante d’armi nell’affare iran/contras Manucher Ghorbanifar a un controverso incontro nel dicembre del 2001 a Roma, che, in chiara violazione di un protocollo governativo americano, era stato tenuto segreto alla Cia e al Dipartimento di Stato.
In tutti questi tentativi Franklin, difficilmente poteva agire come un lupo solitario.
   
Piuttosto era invece ben inserito in un piccolo gruppo organizzato di “falchi” interessati alla questione Iran e Irak, che faceva forti pressioni dentro e fuori l’amministrazione Bush a favore delle loro posizioni politiche, spesso in feroce opposizione coi funzionari moderati del Dipartimento di Stato e della Cia.

    Grazie ai loro contatti e al loro “status”, i “falchi” avevano successo nelle ristrette procedure burocratiche e riuscivano a ottenere l’attenzione della casa bianca..
Quando per la prima volta, la scorsa estate, ci fu la notizia che l’Fbi stava indagando su una talpa israeliana al pentagono, il principale dei sospetti, Franklin, era considerato uno dei 1300 impiegati che sgobbava anonimamente alle dipendenze del segretario politico per la difesa Douglas Feith.
   
Per la precisione, Franklin lavorava all’ufficio più importante del pentagono sulla questione iraniana.
Dal momento del suo arresto improvviso in questo mese (maggio 2004), i media hanno puntato i riflettori su Franklin. Questi era accusato dall’F.B.I. di aver rivelato informazioni “classificate” a interlocutori non autorizzati, compreso un funzionario di uno stato estero e esponenti dei media.
   
(Franklin e’ stato comunque rilasciato su una cauzione di 100.000 dollari e sarà ascoltato dal giudice il 27 maggio corrente anno). Si è saputo che i destinatari di queste informazioni riservate erano impiegati dell’A.I.PAC., il comitato d’affari pubblico americano pro Israele, e che quegli stessi, poi, sono stati licenziati.

    Per osservatori vicini al caso Franklin/aipac la questione è se le prove raccolte dallìF.b.i. renderanno finalmente pubbliche le misteriose macchinazioni del “network” di Franklin al pentagono e presso l’amministrazione Bush, oppure se le indagini finiranno per essere una manovra diversiva tesa a oscurare, nel corso del processo, più gravi colpe da parte delle teste pensanti dell’amministrazione.
   
Cosa ancor più sconvolgente, ci sarebbero anche indizi che, come nel caso della fuga di notizie sul caso Valerie Plane ( la moglie di un diplomatico usa spia per conto della cia, “bruciata” da una fuga di notizie), l’affare Franklin potrebbe esaurirsi in una scusa ai giornalisti d’inchiesta e null’altro.
E’ utile considerare le ricadute politiche che il reato accertato a carico di Franklin ha causato determinato, alla luce in particolare di un infuriato discussione tra le agenzie di sicurezza nel corso della prima riunione di Bush sulla politica da tenere verso l’iran.
   
Temendo la crescente forza della repubblica islamica nell’irak del dopo saddam e dell’iran nel golfo i “neocons” del pentagono ritenevano di aver trovato una soluzione “creativa”: usare la presenza Usa in Irak e l”appoggio a gruppi chiave di oppositori in iran per destabilizzare il regime di Teheran.

Auspicando un piano modellato sull’appoggio segreto dell’amministrazione Reagan ai ribelli anti-sovietici in Afghanistan, sui contras del Nicaragua e sul movimento di Solidarnosc in Polonia, i neocons del pentagono premevano molto sulla casa bianca affinchè firmasse una direttiva presidenziale volta a consentire operazioni segrete contro l’iran.
    Questi tentativi sono stati bloccati dai moderati del Dipartimento di Stato i quali ritenevano che l’Iran stesse giocando un blando ruolo nelle questioni irachene.
Un argomento che i “falchi” hanno usato a loro favore era l’esistenza di rapporti di intelligence americani che riferivano di attività iraniane ostili e minacciose per la stabilità dell’Irak del dopo Saddam.
E un gruppo che hanno provato a coinvolgere in supporto alla loro auspicata direttiva è stato proprio l’aipac ( un alleato naturale, dal momento che la potente lobby pro Israele già da lungo tempo esercitava una grande influenza nel condizionare le linea dura della politica americana contro l’Iran).
   
Nel 26 giugno del 2003 secondo un “affidavit” (1) dell’fbi allegato alle accuse di reato raccolte a carico di Franklin, questi si era incontrato in un ristorante di Arlington, in Virginia, con due soggetti ben precisi; uno, come generalmente riportato, era Steve Stern, il vecchio direttore
responsabile degli affari politici per conto dell’aipac, l’altro era Feith
Weissman, il vecchio specialista sull’iran della stessa lobby (l’aipac, dopo aver insistito per mesi che nessuno dei suoi impiegati aveva fatto niente di illecito, ha licenziati entrambi nel corso dell’ultimo mese [maggio 2004])
   
Nel corso dell’incontro Franklin è stato pescato dall’Fbi mentre discuteva coi suoi compagni dei contenuti di un documento top secret del governo americano, emesso il giorno prima, che conteneva informazioni riguardanti minacce contro forze Usa in Irak.

Si evince dalla lettura dell’affidavit(1) dell’fbi allegata alle accuse di Franklin che, quando Franklin fu inchiodato da una foto fatta quel giugno al ristorante, il “buraeu” stava già tenendo d'occhio uno o entrambi i funzionari dell’Aipac.
   
Secondo quanto riferisce il “Jewish Telegraphic Agency” le indagini dell’Fbi sull’Aipac sono cominciate come minimo nel 2001, probabilmente in risposta a un reclamo avanzato dalla allora consigliera per la sicurezza nazionale Condoleeza Rice, a proposito di fughe di notizie sulla decisione dell’amministrazione Bush sull’opportunità o meno di incontrare il leader dei palestinesi Arafat.
   
A meno di un anno da “quel pranzo”, nel giugno del 2004 l’Fbi ha emesso un mandato di perquisizione per l’ufficio di Franklin al Pentagono, dove il “bureau” ha scoperto i documenti classificati del 2003 sul cui contenuto aveva tenuto al corrente funzionari dell’aipac.
Lo stesso giorno, una ricerca a casa di Franklin nel West Virginia ha permesso di scoprire altri 83 documenti classificati, quasi metà dei quali segreti (trasferire documenti classificati in un luogo non autorizzato, come il domicilio privato di Franklin, è potenzialmente un reato federale punibile colla reclusione )
   
L’affidavit(1) testimonia che, poco tempo dopo quella perquisizione, Franklin confessava all’Fbi di aver scambiato informazioni su documenti classificati del 2003 con quei suoi “commensali”..

Secondo un rapporto del Jewish Telegraphic Agency, a quel punto nel 2004, l’Fbi ha usato questa prova schiacciante a carico di Franklin per convincerlo a cooperare nell’indagine a suo carico in modo da aiutare gli agenti ad appurare quanto il ruolo che lui stava giocando fosse più o meno determinante nel “gonfiare” le attività ostili iraniane in irak e a seguire soggetti
di “interesse” del “bureau”,  per vedere come loro si sarebbero comportati.
   
Tra quelli indicati da Franklin, come riportato dai media, c’erano i collaboratori di Amhed Chalabi,     per scoprire chi tra essi poteva avergli rivelato che gli Usa avevano decifrato i codici di comunicazione segreti dell’Iran (informazione che Chalabi aveva poi trasmesso/passato agli iraniani), poi un vecchio membro della C.I.A., che ha citato in giudizio l’agenzia denunciando di essere stato soggetto di una caccia alle streghe anti-israeliana, e,
infine, Weissman, la “longa manus” dell’Aipac sulla questione iraniana.


(1) AFFIDAVIT : dichiarazione giurata e solenne resa dinanzi al magistrato nel corso del processo.
(termine giuridico anglosassone)


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