Home Page - Contatti - La libreriaLink - Cerca nel sito - Pubblicità nel sito - Sostenitori

- Pagina guerra & terrorismo

L'Iran nel mirino
Tratto da Movisol - www.movisol.org - 18 gennaio 2007

16 gennaio 2007 – Informazioni da fonti diverse, sia statunitensi che dalla regione dell’Asia sud-occidentale, raccolte dall’Executive Intelligence Review, concordano nel descrivere il vice-presidente Cheney determinato a scatenare a breve la nuova guerra all’Iran, scavalcando e mettendo di fronte al fatto compiuto il Congresso e la stragrande maggioranza degli americani che è ostile alla guerra.

C’è innanzitutto il forte sospetto, avanzato anche da ambienti militari USA ostili ad un attacco militare nei confronti di Teheran, che il rincalzo di 21.500 soldati da inviare in Iraq sia solo una mossa preventiva in preparazione di un eventuale attacco all’Iran, condotto da Stati Uniti e/o Israele. Un attacco alla repubblica islamica avrebbe infatti ripercussioni molto forti anche all’interno dell’Iraq, data la componente sciita, maggioritaria in quel paese; l’aumento delle truppe occorrerebbe quindi per far fronte ad una nuova ondata di attacchi nei confronti dei soldati USA in Iraq.

Il 14 gennaio il Segretario di Stato Condoleeza Rice sul New York Times si è lasciata andare ammettendo che il presidente Bush ha già emesso un ordine esecutivo per permettere alle forze statunitensi di attaccare presunti combattenti siriani e iraniani che appoggerebbero l’insurrezione in Iraq. Ma già alcune azioni militari avevano messo in pratica tale politica sul campo. Infatti già il 25 dicembre scorso il governo iracheno aveva sollevato proteste dopo che due iraniani erano stati sequestrati dalle forze USA a Baghdad dietro l’accusa di voler preparare un attacco militare. L’ufficio del Presidente iracheno Jalal Talabani ha dichiarato che i due erano stati invitati dal governo iracheno nell’abito di un accordo tra Iran e Iraq teso a migliorare la situazione della sicurezza.

Successivamente, l’11 gennaio, soldati americani hanno attaccato il consolato Iraniano ad Irbil, nel Kurdistan iracheno, atterrando sul tetto con elicotteri, sfondando la porta, arrestando sei dipendenti e sequestrando computer e documenti. Il Ministero degli Esteri iraniano ha accusato gli USA di violazione delle norme del diritto internazionale, mentre altre proteste sono arrivate dal governo iracheno, dal governo regionale curdo e dal Ministero degli Esteri russo, in quanto le persone sequestrate erano diplomatici.

Il Ministro della Difesa Robert Gates e il generale Peter Pace hanno rassicurato i membri della Commissione Forze Armate del Senato USA che il blocco delle presunte linee di rifornimento dall’Iran e dalla Siria in Iraq avverrà su suolo iracheno. Tuttavia il Consigliere per la Sicurezza Nazionale Stephen Hadley è stato più puntuale. Dopo che aveva detto: “alcuni Iraniani sono stati presi ad Irbil e vedrete ancora cose del genere”, gli è stato chiesto delle incursioni attraverso il confine con l’Iran. L’intervistatore della ABC ha chiesto ad Hadley se pensasse che gli USA hanno l’autorità per prendere di mira obiettivi in Iran. Dal momento che Hadley ci girava intorno senza rispondere, la domanda è diventata: “Quindi lei pensa che non avete il potere di farlo?”, al che la risposta è stata: “Non ho detto questo”.

Il problema in questione è che, come ha rivelato Seymour Hersh sul New Yorker qualche tempo fa, ed insieme a lui altri giornalisti, forze segrete statunitensi, inglesi ed israeliane sono all’opera da un po’ di tempo all’interno dei confini iraniani e lavorano con gruppi dissidenti tra Azeri, Beluci, Curdi e Arabi per attacchi terroristici a bassa intensità, di cui le recenti bombe nel Khuzestan sono un esempio.

Nel frattempo i preparativi militari nella regione parlano chiaro. Dopo il discorso di Bush, Flynt Leverett, ex alto funzionario della CIA e del National Security Council, ha scritto sulla newsletter Washington Note che i gruppi di portaerei dispiegati nella regione servono a “fornire il numero e la varietà necessaria di aerei tattici” per attacchi contro l’Iran, poiché l’uso di basi terrestri è impedito per motivi politici. Leverett inoltre ha scritto che l’unica ragione per la quale Bush manderebbe batterie di missili Patriot nel Golfo Persico è per contrastare i missili iraniani Shahab-3, “l’unica minaccia missilistica nella regione”.
Preoccupazioni simili sono state espresse anche dal quotidiano francese Le Figaro.

Nel Golfo ed in particolare nello stretto di Hormuz ormai si assiste ad un vero affollamento di vascelli e un “incidente” alla “golfo del Tonkino”, provocato o direttamente simulato, è sempre più possibile. È infatti di pochi giorni fa lo scontro tra un sottomarino USA e una petroliera giapponese, sintomo del fatto che i sottomarini americani operano a bassa profondità nella zona, ovvero in assetto da puntamento. Tale sospetto è stato sollevato anche dall’Ammiraglio russo della flotta del Mar Nero Eduard Baltin

 
www.disinformazione.it