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La premiata impresa di pulizie israeliana
di Carlo Bertani - 30 luglio 2006 - www.disinformazione.it 

Mentre in Italia ci trastulliamo fra un voto di fiducia ed uno sciopero dei farmacisti, la premiata ditta Tsahal & Mossad ha dato inizio alla pulizia etnica del Libano meridionale.
Ognuno – la pulizia etnica – la fa come può e con quel che possiede: in Jugoslavia fu compiuta a colpi di Kalashnikov e di mortaio, i nazisti usarono lo Ziklon B ed i forni crematori, i Khmer rossi i machete.
La premiata ditta dell’amministratore delegato Olmert ha a disposizione di meglio: il presidente della sua holding – Georg Walkirien Bush – lo ha abbondantemente rifornito di bombe da 1.000 Kg – le vecchie MK 84 della Seconda Guerra Mondiale – ed ora con tutto quel tritolo si può arare il Libano meridionale come se vi fossero transitate per secoli mandrie di rinoceronti.

Una bomba da una tonnellata è un ordigno spaventoso, raccapricciante solo a guardarlo: deve essere caricata con robuste gru e quando giunge a destinazione – correttamente armata – spiana in un amen uno spiazzo delle dimensioni di un campo di calcio.
Si tratta senza dubbio del metodo più economico per la gestione del territorio: con i surplus di bombe da 250 e da 1.000 Kg che intasavano i magazzini – dopo il 1945 – si era già abbondantemente provveduto alla risistemazione idrogeologica del Vietnam ed a qualche intervento minore in Argentina e nei Balcani. Qui non ci sono problemi di risaie ed inondazioni: in Libano si tratta più che altro di provvedere ad una diversa e più razionale gestione delle “risorse umane”, una questione da affidare all’amministrazione del personale.

Se dovessimo credere a quello che ci raccontano, potremmo concludere che Israele s’attendeva una pronta e puntuale resa di Hezbollah nell’arco di una settimana, i classici “sette giorni”, come da contratto.
In quei sette giorni, tanto per far passare il tempo, ci si poteva dedicare a distruggere alle fondamenta uno stato: aeroporto? Bastava colpire le piste? No…in sette giorni si può fare di più…colpire il sistema di rifornimento degli aeroplani, le altre infrastrutture, insomma: cucù, l’aeroporto di Beirut non c’è più!
Così bisognerà ricostruirlo da capo: ehi, europei, pronto? Vi date o no da fare per creare la “conferenza dei donatori”? Noi il nostro lavoro – quello dell’impresa di demolizione – lo stiamo compiendo: voi datevi da fare a cacciare i soldi, perché non sia mai che quando avremo raggiunto l’accordo su chi venderà il cemento e chi i mattoni – e le relative tangenti – non sia pronto l’assegno. Non facciamo scherzi eh?

Anche la guerra con Hezbollah doveva essere uno scherzo…non pensavamo che dimostrassero un così profondo attaccamento al lavoro da rimanere sul posto anche nei giorni festivi e durante le ferie…
Va beh, per non farli scappare abbiamo distrutto tutti i ponti e le strade alle loro spalle, così si poteva fare una bella battaglia: sarebbe stato meraviglioso farla coincidere con qualche rievocazione del mitico Moshe Dayan, un evento mediatico eccezionale, i network mondiali erano pronti a sborsare fior di quattrini per l’esclusiva…
Credeteci – raccontano a Tel Aviv – è tutta colpa degli stacanovisti di Hezbollah: i loro alleati russi li avranno condotti in massa a guardare i vecchi film di propaganda sovietici – quelli dei piani quinquennali – ed ora rimangono ostinatamente attaccati al posto di lavoro, non comprendono la necessità di ristrutturare, di globalizzare…

“Ma che colpa abbiamo noi” – cantavano i Rocks nei mitici anni ’60 – ed in Israele conoscono bene la musica rock, mica perdono più tempo con il klezmer…
Se avessimo saputo che quei maledetti Hezbollah non sarebbero andati in vacanza mica avremmo distrutto tutti i ponti alle loro spalle – eh no – ed ora la popolazione del Sud del Libano potrebbe tranquillamente spostarsi più a nord ordinatamente in autostrada, pagando il pedaggio e fermandosi per bere il tè in autogrill.
Se ci fossero stati dei problemi per il gran caldo, ci avrebbe pensato la Protezione Civile a distribuire le bottiglie di acqua minerale: insomma, i libanesi del Sud – come tutti i terroni che si rispettano – sarebbe ordinatamente emigrati verso la Siria , l’Iraq, la Turchia …che sappiamo noi…in fondo tutti i terroni emigrano, è proprio della loro natura. Ci sono sempre paesi accoglienti ed ospitali pronti a riceverli, ed un lavoro in nero in un cantiere edile oppure un impiego sicuro a raccogliere pomodori – vigilato da guardie armate – si trova ovunque…

Invece ora – maledetti Hezbollah – non sanno più dove andare e dalla sede centrale ci è giunto l’ordine di farli sgombrare entro 48 ore. Non hanno più strade e ponti per spostarsi? Lo sappiamo, ma se Hezbollah si arrendeva subito – nella classica settimana – mica ci ritrovavamo in questi guai!
Adesso, che possiamo fare? Gli ordini vanno rispettati: alla sede centrale, in Virginia, mica scherzano e da un giorno all’altro ti possono revocare il contratto, così ti ritrovi a pulire i vetri delle auto agli angoli delle strade e perdi l’assicurazione per le malattie ed il fondo pensione. Maledetti Hezbollah che non ci vengono incontro per risolvere i nostri problemi…
Ora ci si mettono anche le organizzazioni di soccorso internazionali – gente come Emergency e Medici senza Frontiere – ed affermano che le scorte di cibo nella regione sono praticamente esaurite, che l’acqua scarseggia e che non si trovano più medicine.

Vorrebbero aprire dei corridoi umanitari per nutrire quella gente e portare loro soccorso – cosa giustissima, per carità – ma se concediamo questo periodo di vacanze extra saltano tutti i piani della holding, si slitta alle calende greche ed il bilancio va in rosso.
Ora – ragionando freddamente – se non possono partire, se mancano di viveri, di medicine ed anche d’acqua, quanto possono sopravvivere?
Un uomo, senza bere, non riesce a sopravvivere per più di quattro giorni, al massimo una settimana: e dove potrebbero fuggire – in una settimana – con lo sconquasso che hanno alle loro spalle?
No, non vogliamo vederli soffrire oltremodo, non possiamo sopportare l’idea dei bambini che muoiono di sete in questa estate che è già stata classificata fra le più calde da quandocazzoneso.

Se Hezbollah non collabora, se non ci vengono incontro con le mani alzate per andare ordinatamente in colonna verso i campi di prigionia nel Neghev, noi non possiamo fare altro che bombardare tutto: quando un problema è troppo complesso si taglia il nodo di Gordio, lo dice sempre Georg, lo ripete da quando ha invaso l’Iraq.
Ci dispiace, perché per “ripulire” il sud del Libano dagli Hezbollah – se non collaborano – ci vorrebbero parecchie settimane, forse mesi, e migliaia di perdite fra le nostre file. Eh no, non è così che si fa, non è così che si tratta con una delle aziende più all’avanguardia nel pianeta!
Vorrà dire che dopo, quando sarà tutto finito – se proprio i libanesi non vorranno più tornare ad abitare quelle aree (per carità, si può capirli) troveremo qualcuno che si occupi della zona…del porto di Tiro, della valle della Beckaa, delle rovine di Baalbeck…

Chiederemo ai nuovi venuti in Israele – i russi, gli etiopi – se vorranno prendersi anche questa “grana”: sono gente generosa e lo faranno, statene certi, lo hanno già fatto tante volte in passato.

Una sola raccomandazione: nei prossimi giorni, cercate di far slittare in secondo piano le notizie della guerra nei telegiornali. Come dite? Non c’è altro da raccontare?
Ma, suvvia, qualcosa si trova sempre!
Non vorrete mica raccontarci che non avete qualche torbida vicenda parlamentare da raccontare…che sappiamo noi: voti di fiducia, scioperi, qualche vicenda “rosa”. Vanno bene anche gli strascichi del mondiale e dell’inchiesta sul calcio – insomma, fate voi – ma fatelo.
Noi, da parte nostra, cercheremo di fare in modo che le notizie non “partano” nemmeno, ossia provvederemo a dissuadere i giornalisti troppo coscienziosi, quelli che vanno a ficcare il naso dappertutto: si sa, qualche colpo “disperso” capita sempre, maledetto “fuoco amico”.

Anche il “fuoco amico” però, a volte finisce per risolvere delle situazioni imbarazzanti: prendete – una a caso – la questione degli osservatori ONU. Se, per un malaugurato caso, un nostro aereo colpisce per sbaglio una postazione ONU ed uccide quattro osservatori internazionali, le Nazioni Unite – saggiamente – decidono di ritirare gli osservatori (tanto, cosa dovevano osservare?!?). Non tutti i mali vengono per nuocere, e si risparmia anche qualche bombetta per il futuro.
Come dite? Guai con le Nazioni Unite, con il Consiglio di Sicurezza, con l’Europa, la Russia
Macchè…è bastata una telefonata del nostro amministratore delegato a Georg, a Washington, e si è occupato di tutto Baffone Bolton, che è un amico fidato. Altrimenti, a cosa serve il diritto di veto?

Noi, come potete constatare, facciamo tutto il possibile per portare a termine un lavoro “pulito”; voi, ci raccomandiamo, trasmettete il meno possibile. Non sarebbe bello e non sarebbe giusto inviare in prima serata quegli spezzoni di filmati dove si vedono le spettacolari esplosioni delle bombe da una tonnellata – oddio, quelle potete anche trasmetterle – l’importante è che non mostriate i palazzi sbriciolati e le piramidi di macerie che generano, quel grigiore sui volti dei cadaveri estratti dalle macerie che è così disgustoso…no, non è bello, ed all’ora di cena potrebbe rovinare la digestione.
Noi vi promettiamo che faremo in fretta ed in pochi giorni vi assicuriamo che cittadine come An-Naqurah, Bint Jubayl, Tibnin, Hula ed altri paeselli che nessuno conosce non esisteranno più. Tanto, nessuno sapeva della loro esistenza nemmeno prima: come dice il proverbio? Lontano dagli occhi, lontano dal cuore.

Può darsi che si renderà necessario “normalizzare” anche la città di Tiro – quella in Europa sanno che esiste – ma non possiamo farci niente: non è, per caso, che c’è qualche nuovo scandalo dei reali inglesi da mettere in prima pagina?
Se Hezbollah non collabora, speriamo almeno che quelli di Al-Qaeda si mostrino più seri: un bel attentato di quelli robusti, eclatanti, sarebbe l’optimum. In fondo, con un discreto attentato potrete occupare i palinsesti televisivi per almeno una settimana, e noi in una settimana vi promettiamo di “finire il lavoro”. Mica siamo gente inaffidabile come Hezbollah.

Carlo Bertani bertani137@libero.it www.carlobertani.it

 
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