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Moore sbeffeggia lo «Stupid White Man»
e la corte marziale USA sbeffeggia gli obiettori
Marcello Pamio

Quando ho sentito la notizia alla radio non volevo crederci!
Già l’anno scorso alla premiazione degli Oscar, quando il regista Michael Moore ha portato a casa la statuetta d’oro per il miglior documentario con «Bowling for Colombine», pensavo ad una «svista» madornale della giuria. Com’è possibile premiare un documentario spietato che denuncia senza mezzi termini l’abnorme numero di armi negli Stati Uniti e l’uso criminoso dei media nell’istigare la violenza collettiva, in un mondo dove appunto i media sono controllati? O si è trattato di un «errore» oppure è il segnale di un cambiamento…
Ieri a Cannes l’ennesima «svista» e/o «errore» ha assunto invece i connotati di un vero e proprio messaggio al mondo: Michael Moore - l’anti-Bush per eccellenza - ha vinto la Palma d’oro della 57ma edizione del Festival di Cannes per «Fahrenheit 9/11». Sempre un documentario; sempre una denuncia, ma questa volta non sulle armi da fuoco, ma sull’incredibile stupidità e incompetenza del presidente più potente del mondo (fin qui nulla di nuovo), sui rapporti di collaborazione tra la famiglia del guerrafondaio texano Bush padre e quella dei bin Laden fino a due mesi dopo l’attacco alle Torri Gemelle. Per non parlare poi degli interessi che legano l’impero Bush con le compagnie petrolifere e il terrore provocato ad arte per giustificare le due guerre: Afghanistan e Iraq. La prima per ottenere una via di passaggio per gli oleodotti e la seconda per conquistare militarmente il maggior produttore di greggio al mondo dopo l’Arabia Saudita.
Un video così scomodo, che la casa cinematografica Walt Disney, che controlla direttamente la Miramax, per non mettere a rischio gli ottimi rapporti con Washington e il Pentagono, si è affrettata a dichiarare di non aver alcuna intenzione di distribuirlo in America. Molto strano…
Ma nonostante tutto, la premiazione a Cannes segna un’altra vittoria importante della verità sulla menzogna, della libertà sulla prigionia e dell’amore sull’odio.
E’ per questo che prima accennavo ad un cambiamento epocale: la premiazione, per il suo valore simbolico, è un segnale politico-sociale fortissimo di presa di coscienza. Un messaggio chiaro a tutti per tentare di uscire quanto prima dal tunnel oscuro dell’ipocrisia che pervade la guerra e le violenze in genere.

A proposito di violenze, vi ricordate la pena di un anno inflitta al giovane militare statunitense per le torture nel carcere di Abu Ghraib? Bene, la stessa identica pena è stata data ad un altro giovane della Guardia Nazionale, ma non per aver fotografato felicemente le ignobili sevizie, ma perché si è rifiutato di metterle in pratica. Ahimé non è uno scherzo. La corte marziale ha condannato il sergente Camino Majia che aveva rifiutato di tornare in Iraq, per diserzione e «disonorable conduct» («condotta disonorevole»). Avete capito? «Non ho trovato una buona ragione per continuare a uccidere in Iraq» ha detto alla giuria, e la corte lo ha trattato al pari, se non peggio, di un aguzzino! Questa è la giustizia militare statunitense, che invece di spedire per direttissima davanti al tribunale per crimini di guerra Bush e Rumsfeld, il primo perché è a capo dell’esercito e il secondo perché è l’ideatore del piano per «ammorbidire» i prigionieri, ha condannato un giovane per aver compreso l’assurdità «di questa guerra illegale» di occupazione.
Una occupazione militare che gli stessi iracheni vogliono che finisca al più presto. Lo dice un recentissimo sondaggio (il cui risultato è stato anticipato dal «Financial Times») condotto dal «Center for Reserch and Strategy Studies» di Baghdad, che da un anno opera su commissione degli stessi occupanti.
Su un campione rappresentativo dell’intera società irachena, comprendente sciiti, sunniti e curdi, l’88 per cento degli intervistati considera le truppe della coalizione come «occupanti», di cui liberarsi al più presto. Le domande, per dovizia di particolari, non sono state preparate da bolscevichi talebani ma erano state discusse e suggerite dalla Cpa (Coalition Provisional Authority), l’autorità provvisoria.
Quindi quasi il novanta per cento della popolazione vuole che gli «invasori» se ne vadano!
Detto ciò risulta chiaro che le truppe angloamericane, comprese quelle italiane in «missione di pace», non sono proprio ben viste dagli abitanti.

Concludo l'articolo con un paio di notizie interessanti e poco pubblicizzate dai media.
Vi ricordate quando l'attuale presidente degli Stati Uniti ha rischiato di morire soffocato da una nocciolina andata di traverso? Bene, ieri lo sfortunatissimo George è caduto da solo dalla bicicletta ferendosi lievemente il volto. Nulla di grave, non vi preoccupate;
ma questo fa capire come il destino alle volte sia ingrato...
Non sono in grado di affermare se questo incidente sarà usato dal presidente come scusa per non partecipare alla laurea della figlia presso l'Università di Yale; ma voci molto vicine a Washington dicono invece che non avrebbe presenziato all'importante manifestazione per paura di possibili contestazioni studentesche! Comportamento questo che ricorda molto da vicino quello di qualche politico nostrano...
L
'ultima notizia, anzi denuncia, è apparsa sul «Washington Post» e riguarda la speculazione sulle ricostruzioni delle Torri Gemelle. Gli 8 miliardi di dollari stanziati dal Congresso statunitense per la ricostruzione di «Ground Zero» sapete dove sono finiti? Nelle grinfie dei costruttori di palazzi e degli immancabili banchieri! Ecco qualche nome: Bank of America (650 milioni di dollari), Bank of New York (113 milioni), American Express (25 milioni), Bank of Nova Scotia (3 milioni), ecc.
Il lupo perde il pelo ma non il vizio…

 
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