Home Page - Contatti - La libreriaLink - Cerca nel sito - Pubblicità nel sito - Sostenitori

- Pagina guerra in Iraq

Il mondo è sempre meno sicuro!
Marcello Pamio - 8 aprile 2004

I militari italiani sono in Iraq per una «missione umanitaria», per aiutare la popolazione irachena a ritrovare quella indipendenza e libertà che il regime di Saddam Hussein ha privato per tanti decenni.
Queste sono le motivazioni ufficiali che il governo italiano propaganda da mesi e che nessuno (secondo loro) per coscienza può criticare. Non è giusto infatti attaccare una missione di pace che interviene per portare aiuti, costruire ponti, scuole e istruire la polizia. Non è giusto chiedere il ritiro immediato delle truppe dove gli scontri e i morti (solamente negli ultimi due giorni quasi cento persone sono decedute) tra la popolazione e le truppe alleate sono all’ordine del giorno.
Proprio ieri anche la nostra missione «umanitaria» ha avuto un "piccolo" scontro armato con un gruppo di miliziani, per la liberazione di un ponte sull’Eufrate. Risultato: dodici feriti tra gli italiani e ben 15 iracheni morti!
Questo tragico episodio risponde indirettamente alle affermazioni rilasciate dall’onnipresente premier Silvio Berlusconi, e da tutti i suoi succubi ministri nonché parlamentari che hanno appoggiato una simile missione (pure gli ipocriti che si spacciano per cristiano-democratici), secondo le quali i nostri soldati in Iraq NON sono in guerra e NON possono tornare abbandonando la popolazione al loro destino!
E’ arrivato allora il momento che i nostri cari governanti, invece di sparare fandonie e condizionare le masse attraverso comparizioni in ogni trasmissione televisiva, si prendano una volta per tutte la responsabilità delle cose che dicono e delle cose che fanno. Hanno votato per mandare i soldati a morire in una guerra unilaterale voluta dagli Stati Uniti per interessi, che vedremo prettamente economici, nonostante l’opinione pubblica italiana era contraria? Bene se ne assumano tutte le responsabilità, ivi compresi i morti che tale missione ha provocando e provocherà in futuro.
Per quanto ci riguarda, giusto o sbagliato che sia, la nostra coscienza chiede che le truppe italiane, spagnole, olandesi, statunitensi, britanniche, australiane, ecc. tornino a casa immediatamente lasciando il territorio in mano alle Nazioni Unite, con un intervento formato da truppe mediorientali - che conoscono lingua, cultura e religione – e che non hanno partecipato direttamente all’invasione straniera! Solo in questo modo sarà possibile il passaggio graduale ad un governo iracheno indipendente, se è veramente questo ciò che vuole la coalizione.
Il dubbio è lecito perché stiamo assistendo, con arrogante prepotenza e una innata «incoscienza», alla prosecuzione dell’invasione delle truppe alleate che – stando alle dichiarazioni ufficiali - per niente al mondo lasceranno il paese il 30 giugno 2004. I militari statunitensi infatti, rimarranno in Iraq per oltre due anni dopo il passaggio al governo «fantoccio» che a fine giugno dovrebbe subentrare. Ma se ci pensiamo è ovvio: le corporazioni industriali della telefonia, dell’energia e del petrolio, come Bechtel, Halliburton, per dirne un paio (tutte stranamente collegate ai vertici dell’alleanza anglo-britannica) si sono integrate nel tessuto sociale e non possono essere lasciate in balia di un paese incivile; hanno bisogno di un supporto logistico-militare. Per questo e molto altro ancora, la data del 30 giugno è la classica propaganda mediatica per imbonire le masse e rassicurare il mondo intero.
Un mondo che dopo la guerra in Iraq secondo l'astuto George W. Bush sarebbe più sicuro.
Forse il cervello del presidente statunitense, a causa dell’abuso di cocaina e alcool fatto in passato, si è danneggiato a tal punto che le sinapsi non collegano i sempre più crescenti attentati terroristici alla totale mancanza di sicurezza globale!
Oggi il mondo NON è più sicuro di prima e il motivo, secondo i filoamericani è che dall’11 settembre il mondo non è stato più lo stesso!
Effettivamente dopo il crollo delle torri gemelle, sull'intero pianeta si è stretta ulteriormente la morsa del potere, e il gruppo elitario che ne muove le fila dall'alto sta facendo di tutto per iniettare nella società il virus dello scontro fra civiltà (ne sa qualcosa la "controllata" Fallaci): occidente contro Islam, incolpando l’ex agente stipendiato dalla CIA, Osama bin Laden o qualche altra cellula impazzita di al-Qaeda di ogni vile attentato. Contemporaneamente stanno infiammando volutamente il Medioriente prima con la guerra in Afghanistan e poi con quella ancora più vergognosa in Iraq, e sia non intervenendo in Israele, ben sapendo che le reazioni tremende non sarebbe tardate.
Il sospetto è allora che qualcuno stia fomentando una strategia del terrore per qualche scopo occulto di controllo globale: più infatti la popolazione mondiale è terrorizzata, ha paura e più è facile controllarla!
Attraverso la relazione: problema -> reazione -> soluzione, questi signori stanno realizzando i loro progetti di dominio. 
Per capire come questo potere lavora basta osservare con occhi attenti la guerra in Iraq. E' un ottimo esempio.
L’obiettivo finale (soluzione) fin dall’inizio era quello di conquistare il paese per controllarne l’economia, per tanto era necessaria una valida motivazione (armi di distruzione di massa) per far sì che la gente accettasse senza indignazione l’invasione.
Problema (armi di distruzione di massa o a seconda Saddam Hussein);
Reazione (invasione militare del paese con circa 15.000 morti tra i civili);
Soluzione (controllo totale dell’Iraq).
Voluta unilateralmente dagli States per mettere fuori uso le armi di distruzione di massa di Saddam, si è rivelata per quello che realmente è: controllo di una zona strategica in pieno Medioriente, controllo delle risorse petrolifere (terzo posto al mondo per riserve dopo Arabia e Russia[1]) e di conseguenza dell’OPEC, nascita di gruppi eversivi e aumento del terrorismo fondamentalista, allontanamento della causa di liberazione palestinese. Lo stesso Colin Powell ha recentemente dichiarato che le pericolosissime armi sono state per così dire «inventate» diplomaticamente per poter intervenire là dove l’amministrazione voleva intervenire: ben prima dell’11 settembre. Ripeto per tutti coloro che giustificano ogni guerra o intervento armato americano ricordando sempre e solo le persone morte al Word Trade Center: l’attacco in Iraq è stato pensato e studiato prima dell’11 settembre 2001. E se dobbiamo dire le cose come stanno, l’intervento militare in Iraq ha provocato cinque volte i morti di Manhattan: oltre 15.000 morti!

Per certi versi la guerra in Iraq è stata anche una guerra contro l’euro, quindi contro l’Europa stessa. Saddam Hussein infatti dal 2001 aveva intenzione di abbandonare il dollaro come moneta di scambio per il petrolio per passare alla moneta unica europea (stessa cosa è stata iniziata dall’Iran). L’Iraq è il secondo produttore di petrolio dell’OPEC e una simile decisione avrebbe provocato un contraccolpo all’economia statunitense, già di per sé in grossa crisi, di proporzioni inimmaginabili!
Quindi le famose armi di Saddam non erano missili a testata nucleare o bombole di gas nervino, ma il cambio petrolio-euro: un’arma molto pericolosa che avrebbe sicuramente «distrutto la massa economica» statunitense in men che non si dica.
L’Italia in tutto questo gioca un ruolo interessante, perché l’ENI, prima della guerra aveva avviato dei negoziati assieme alla spagnola Repsol, con il governo iracheno per il giacimento di Nassiriya[2]. Esattamente la stessa città dove sono dislocati i nostri militari e carabinieri per la missione umanitaria! E’ veramente una fortuna che il battaglione italiano sia proprio sopra il giacimento da 1,9 miliardi di barili di petrolio, perché una volta che il governo fantoccio democratico sarà instaurato in Iraq dagli USA, l’ENI si troverà nel posto e nel momento giusto. Con la "sete" di petrolio che c'è in giro per il mondo, se l'Italia tornasse a casa dall'Iraq prima di un intervento ONU, rischierebbe di perdere - nonostante il peso dei carabinieri morti - il permesso alla trivellazione...
Fintantoché i governi mettono gli interessi economici corporativi prima delle persone, della vita e dell'amore, il mondo sarà sempre meno sicuro!

[1] ANSA, 22/03/2003
[2] Idem

 
www.disinformazione.it