- Mucca pazza
- Ormoni della crescita bovina
- Il pollo è a rischio mucca pazza
- Perché le mucche si ammalano
- Mucche folli di Rudolf Steiner

 

Mucca pazza

Nel passato l'encefalopatia spongiforme dei bovini (BSE) o malattia di Creutzfeldt-Jakob (CJD) negli umani, detta anche malattia della mucca pazza era una malattia rara che colpiva meno di uno su un milione in molti paesi. Uno scenario futuro prevede che la carne infetta da BSE porterà l'incidenza della CJD nell'uomo a mietere 10 mila morti tra inglesi entro l'anno 2000, ed altri 10 milioni per l'anno 2010. Un altro predice che la metà degli inglesi, circa 30 milioni, verrà colpita da morte cerebrale dovuta alla CJD.
Di pari passo con le multinazionali mediche dagli anni '60 al 1985, che trasformarono donne sterili e bambini nani in incubatori umani della CJD, tramite iniezioni di ormoni ricavati dalle ghiandole pituitarie di cadaveri umani, i responsabili globali della mucca pazza vedono il Terzo Mondo come una discarica per la carne infetta da BSE, confidando di salvare così un po'' di denaro dal caos che si è venuto a creare.
Una malattia degli ovini, l'equivalente di BSE e CJD, ha circolato per più di due secoli. In qualche modo diversa, l'encefalopatia spongiforme umana non era conosciuta fino a che due medici tedeschi, Creutzfeldt e Jakob, registrarono indipendentemente i primi casi negli anni '20. Anche se della BSE non si era mai sentito parlare fino a dieci anni dopo che, per accelerarne la crescita, il bestiame cominciò ad essere alimentato con i resti ad alto contenuto proteico degli ovini infetti.
Fino a che non si manifestò la crisi BSE  nel 1996, non ci fu alcun sforzo comune per trovare un test diagnostico atto ad identificare l'infezione BSE/CJD e, fino ad oggi, non si conoscono medicine che possano curare o alleviare la crudeltà delle morti umane ed animali dovute alle malattie.
Negli uomini, i sintomi esteriori emergono solo dopo un prolungato periodo di incubazione che varia da 2 anni fino a 40. A quello stadio, l'agente CJD ha già ridotto il cervello ad una massa spugnosa che, in un primo momento, ha portato a chiamare questo gruppo di malattie come "disordini da virus lento spongiforme". La morte può rappresentare una benvenuta via di fuga dagli spasmi involontari che accompagnano la CJD la quale, mentre divora silenziosamente il cervello per anni, deruba gli uomini di ogni mezzo di comunicazione - la capacità di udire, vedere e parlare.
Similmente la BSE non ha rispetto per il decoro del bestiame, e una fornace è il destino di animali confusi e tremolanti, che la malattia ha privato delle gambe su cui reggersi.
La lezione originale sulla natura dell'infezione di queste malattie cerebrali proviene da una catastrofe da vaccino del 1934, in Gran Bretagna, che portò la "malattia della pecora pazza" a quasi 5 mila pecore su 18 mila entro due anni dopo la loro immunizzazione contro l'infezione di un virus. Indagando a ritroso, gli scienziati scoprirono che il siero del vaccino veniva estratto da agnelli le cui madri avevano successivamente sviluppato la malattia degli ovini pazzi, ma il fatto che tale malattia passi verticalmente dalle pecore ai loro agnelli, e orizzontalmente da agnello ad agnello per mezzo delle iniezioni di vaccino, fu nascosto agli occhi del mondo per una serie di tornaconti egoistici, i quali fecero sì che i dati non venissero pubblicati nella letteratura scientifica per altri 15 anni. Per allora, agli inizi degli anni '50, negli USA venne dimostrato che la malattia della pecora pazza scavalca la barriera tra le specie quando nel 1947, un integratore alimentare infetto portò una malattia cerebrale simile in visoni di allevamento.
Nel 1985, si palesò la prima fatale eredità di questa forma di pazzia medica, con quattro casi di CJD in bambini trattati con l'ormone pituitario della crescita. In molti paesi vennero immediatamente interrotti i programmi, ad eccezione della Francia dove continuò il trattamento dei bambini con l'ormone della crescita. Questo causò ai bambini la tragica eredità. Nel 1993, i responsabili di questo insabbiamento furono accusati di omicidio colposo. Nel 1997, la Francia deteneva la metà degli oltre 100 casi mondiali di CJD da ormone pituitario.
Il microbiologo britannico Steven Dealler ha stimato che il sangue infetto da CJD può raggiungere, ogni anno, fino a 60 mila riceventi, ma il lungo periodo di incubazione, che può durare anni, precedente alla manifestazione dei sintomi accresce la difficoltà di collegare una trasfusione di sangue infetto da CJD in un ricevente con un donatore.
Un anno dopo i primi casi di CJD collegata all'ormone pituitario della crescita nel 1985, morì di BSE il primo animale alimentato con proteine animali. Iniziò la trasformazione da erbivoro libero dalla BSE a carnivoro infettato da BSE, a causa di una dieta proteica sregolata.
Comunque i bovini potrebbero non essere l'unica specie all'interno dell'industria della carne che sta covando l'agente di BSE/CJD preparandolo per la catena alimentare. Fino al marzo 1996, non erano state imposte delle restrizioni sul nutrimento di maiali e galline con frattaglie di bovini

Articolo tratto da NEXUS NEW TIME edizione italiana n° 16

 

 

 

 

Ormone della crescita bovina

L'ormone bovino della crescita ricombinante conosciuto anche come somatotropina bovina è una copia geneticamente modificata di un ormone naturalmente prodotto dalle mucche. Il suo scopo è quello di indurre le mucche a produrre più latte di quanto facciano abitualmente. Agisce alterando l'espressione genetica dei trasportatori del glucosio nella ghiandola mammaria, nella muscolatura scheletrica e nel grasso dell'omento. Il gene facilità l'invio di glucosio alla ghiandola mammaria, che conseguentemente produce più latte.
Dalle mucche inoculate con una dose giornaliera di rBGH della Monsanto - brevettato con il nome di Posilac - ci si aspetta solitamente un aumento nella produzione di latte tra il 10 e il 20%. Tuttavia i problemi e gli effetti collaterali associati a rBGH sono numerosissimi. La sua pericolosità attuale e potenziale è tale che è stato vietato in Canada, Unione Europea e numerosi altri paesi. L'Amministrazione Alimentare e Farmaceutica (FDA) degli Stati Uniti ha dichiarato rBGH ufficialmente "sicuro" nel 1993 e la Monsanto cominciò a vendere il Posilac ai produttori di latte nel febbraio dell'anno successivo.
L'ormone provoca uno stress terribile negli animali trattati. Di solito, per circa 12 settimane dal parto una mucca produce latte a spese della sua salute. Perde peso, non è fertile ed è più sensibile alle malattie. Infine, la produzione di latte diminuisce e la mucca comincia a riprendersi. Inoculando rBGH, si può posporre di altre 8-12 settimane, in sostanza aumentando la produzione di latte da parte della mucca ma anche rendendola più sensibile alle malattie. L'etichetta delle avvertenze che la Monsanto ha allegato ad ogni confezione di Posilac sottolinea ben 21 problemi di salute associati all'uso del Posilac, compresi cisti ovariche, problemi uterini, ecc.
Potenzialmente, comunque,  il problema più serio è l'aumento di mastiti (infiammazione della mammella). Una mucca affetta da mastite produce latte con il pus. Le latterie rifiutano latte con un numero di cellule somatiche anormalmente alto (cioè un'elevata proporzione di pus) e la mastite può essere causa seria di rese ai produttori di latte. Molti agricoltori cercano di risolvere il problema con gli antibiotici, che però, presenti come residuo nel latte, sono sospettati di indurre problemi di salute nell'uomo, oltre a contribuire all'insorgenza, nei batteri, della resistenza agli antibiotici.
Quando una mucca è inoculata con rBGH, questo stimola la produzione di un altro ormone, chiamato fattore di crescita 1 insulino-simile (IGF-1) - un ormone proteico naturalmente presente nei bovini e nell'uomo - i cui livelli nel latte così aumentano. Poiché questo ormone è attivo nell'uomo - provocando la divisione cellulare - alcuni scienziati, ritengono che l'ingestione degli alti livelli contenuti nel latte trattato con rBGH potrebbe portare a divisione e crescita cellulare incontrollate - in altre parole al cancro.
Sono numerosi gli studi che hanno finora avvertito degli effetti di un eccesso di IGF-1. Nel 1994 due ricercatori inglesi riferirono che induce divisione cellulare nelle cellule umane. L'anno successivo, un altro studio dimostrò che stimola la crescita di tumori negli animali da laboratorio, impedendo la normale morte cellulare.
Nel 1996, il Prof. Samuel Epstein, dell'Università dell'Illinois, condusse uno studio dettagliato sugli effetti potenziali di un aumento di IGF-1 nell'uomo. I suoi accuratissimi risultati dimostrarono che IGF-1 prodotto da mucche trattate con rBGH può indurre cancro al seno e al colon nei bevitori di latte. L'infiammata conclusione di Epstein fu che "con la complicità della FDA, tutta la nazione è stata sottoposta a un esperimento che ha riguardato l'alterazione su vasta scala di una delle più antiche e importanti sostanze alimentari, utilizzando a questo scopo un prodotto biotecnologico poco caratterizzato e privo di etichettatura..questo causa un maggior rischio di potenziale danno alla salute per l'intera popolazione degli Stati Uniti".
Uno studio pubblicato su Lancet a maggio dell' anno successivo e condotto su donne americane, evidenziò un rischio sette volte maggiore di cancro al seno nelle donne in pre-menopausa con alti livelli di IGF-1 nel sangue. Un altro studio pubblicato su Science a gennaio scoprì un rischio quattro volte maggiore di cancro alla prostata in uomini con alti livelli di IGF-1 nel sangue.
A parte i rischi, a carico di rBGH, associati alla salute, il suo aumentato uso nel mondo potrebbe causare il declino delle fattorie di piccole dimensioni e la monopolizzazione dell'agricoltura da parte delle multinazionali.

Articolo tratto da The Ecologist Vol.28 n°5 Settembre/Ottobre 1998

Due esperti giornalisti di cronaca dell'emittente televisiva Fox TV a Tampa in Florida, sono stati licenziati per essersi rifiutati di insabbiare un servizio investigativo sul controverso ormone del latte della Monsanto, l'rBGH (ormone ricombinante per la crescita bovina o somatropina bovina, rSBST.
Monsanto vende l'ormone manipolato geneticamente, l'rBGH, ai caseifici i quali lo iniettano alle loro mucche da latte ogni due settimane per aumentarne la produzione. Negli ultimi anni, si sono accumulate evidenze indicante che l'rBGH possa favorire il cancro negli esseri umani che bevono latte di mucche trattate con tale ormone. E' il legame tra rBGH e cancro che l'emittente Fox TV tentò in tutti i modi di rimuovere dalla storia. Nell'autunno 1996, i prestigiosi giornalisti Steve Wilson e Jane Akre vennero assunti dall'emittente WTVT di Tampa per produrre una serie di servizi sull'rBGH presente nel latte in Florida. Dopo più di un anno di lavoro sui servizi relativi all'rBGH, e tre giorni prima della prima messa in onda, programmata per il 24 Febbraio 1997, i dirigenti della Fox TV ricevettero la prima di due lettere dagli avvocati rappresentanti della Monsanto, la quale diceva che la Monsanto avrebbe sofferto "danni enormi" se la serie fosse stata trasmessa. La WTVT aveva aggressivamente pubblicizzato il reportage, ma lo cancellò all'ultimo momento. La seconda lettera della Monsanto avvertiva di "tremende conseguenze" per la Fox se la serie fosse stata trasmessa così com'era. Stando ai documenti archiviati alla Corte Distrettuale della Florida, gli avvocati della Fox provarono allora ad insabbiare la serie, offrendosi di pagare i due giornalisti perché lasciassero l'emittente e tenessero la bocca chiusa riguardo a quanto la Fox aveva fatto del loro lavoro. I giornalisti rifiutarono l'offerta e il  2 Aprile 1998 fecero causa alla WTVT. Il processo Wilson/Akre accusa la WTVT di aver violato la sua licenza della Commissione Federale delle Comunicazioni (FCC) domandando che giornalisti includessero risapute menzogne nei loro servizi sull'rBGH. Inoltre accusarono la WTVT di aver violato la legge della Florida sulle "soffiate".
Nessuno rimarrà sorpreso nel sapere che potenti corporazioni possono intimare alle stazioni televisive di riscrivere le notizie. E stato ben documentato dalla Monsanto e da altri che il trattamento rBGH le mucche subiscono parecchi mutamenti: la loro vita è più breve, sono più predisposte a sviluppare mastiti (una infezione della mammella che richiede l'uso di antibiotici, che finiscono poi nel latte), e producono latte contenente elevati quantitativi di un altro ormone, l'IGF-1. Quest'ultimo è associato ad un aumento delle probabilità di sviluppare cancro negli umani. Esso non viene distrutto dalla pastorizzazione. La FDA (Food and Drug Administration) statunitense nel 1993 approvò l'uso di rBGH per le mucche, ma il processo di autorizzazione fu controverso in quanto ex impiegati della Monsanto andarono a lavorare per la FDA, supervisionarono il processo di approvazione, e poi tornarono a lavorare per la Monsanto. Il latte contenente l'ormone rBGH non fu mai appropriatamente sperimentato sugli essere umani prima che la FDA ne consentisse la commercializzazione.

Fonte: Rachel's Environment & Health Weekly n°593, 9 Aprile 1998

 
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