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Prefazione del libro:
“Parmacrack: non piangete sul latte versato”
Di Domenico De Simone


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Chi ha assassinato la Parmalat?
Uno strano giallo quello del sesto gruppo industriale italiano: a ben vedere mancano l’assassino, la vittima, il movente ma paradossalmente si hanno sospetti precisi su mandanti e conniventi.
Per la verità, a leggere le cronache dei giornali, gli articoli delle principali riviste, ed i resoconti sugli istant book finora usciti in libreria, sembrerebbe tutto chiaro: l’autore materiale del delitto è Calisto Tanzi insieme ai suoi più stretti collaboratori, la vittima principale è l’azienda con la quale sono periti risparmiatori, Banche e finanziarie, i mandanti sono presumibilmente alcuni manager di Banca e professionisti della finanza che con la propria connivente complicità hanno spinto il gruppo di Collecchio a perpetrare l’efferato delitto.
I responsabili del governo e dell’opposizione, i vertici delle istituzioni economiche e finanziarie, i mass media non hanno nessun dubbio nell’additare i responsabili alla pubblica opinione. I cattivi sono loro, i vertici del gruppo di Tanzi con la complicità di qualche mela marcia nel sistema di finanziamento e di controllo vigente nel paese.

Però, se ci pensiamo bene, scopriamo che è grazie al delitto che è nata la vittima, nel senso che solo le male arti di Tanzi e soci hanno fatto grande la Parmalat che, altrimenti, sarebbe rimasta un’aziendina votata a un fallimento di medie dimensioni in una ricca provincia italiana.
Uno scandaletto, insomma, di quelli che pressoché quotidianamente compaiono sulle pagine dei giornali e nelle cronache giudiziarie.
E la vittima? A leggere le cronache sta benissimo, produce a rotta di collo, tre turni al giorno, sette giorni su sette, nemmeno un’ora di sciopero per tutta la crisi. Insomma, gode di ottima salute.
Ah sì, alcune decine di migliaia di risparmiatori hanno perso i soldi investiti nelle obbligazioni spazzatura della Multinazionale di Collecchio e nelle azioni della società. Ma se volgiamo lo sguardo alla Borsa è come accusare di omicidio uno che brandisce uno stuzzicadenti mentre scoppia una bomba atomica. Le vittime della Borsa e delle obbligazioni più o meno spazzatura non si contano neppure.

Il mio intento è di dare una spiegazione plausibile a quello che è successo e quello che succederà domani nel sistema finanziario del nostro paese. Andare alla ricerca dell’assassino, della vittima, del movente e dei complici di un giallo che riserva infinite sorprese.
Scopriremo che esso è al contempo, l’assassino della ragione, dell’umanità, della libertà, del lavoro, della dignità delle persone, della concorrenza e del mercato.
Non è buona regola rivelare il nome dell’assassino all’inizio di un giallo, ma qui faremo un’eccezione. Perché questo assassino ha un nome: si chiama capitale finanziario.

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