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Uno studio evidenzia legame tra Ritalin® e mutazioni genetiche
Tratto da "Giù le mani dai bambini" - www.giulemanidaibambini.org

    In un nuovo breve ma sorprendente studio (University of Texas - Medical Branch), dei ricercatori hanno scoperto che dopo soli 3 mesi, ognuno dei bambini in esame curati per Sindrome da Deficit di Attenzione e Iperattività (ADHD) con il metilfenidato hanno sperimentato un triplicamento delle anomalie nei cromosomi, associato con maggiori rischi di cancro e altri effetti negativi sulla salute.
I ricercatori affermano che per la loro conoscenza questo è il primo studio rivolto ai potenziali effetti di mutazione dei cromosomi associati alla cura dei bambini con metilfenidato, il nome generico del gruppo di farmaci includente Ritalin®, Concerta, Metadato CD e altri.
    Il metilfenidato è il farmaco più diffusamente prescritto di una categoria di anfetaminoidi usati per curare l'ADHD, con oltre 10 milioni di prescrizioni effettuate nel solo 1996. Da allora ad oggi vendite di metilfenidato negli Stati Uniti sono aumentate di oltre il 500%.
Gli autori della ricerca affermano di aver intrapreso lo studio perché, nonostante il metilfenidato fosse stato approvato per uso sugli uomini più di 50 anni fa, "ci sono sorprendentemente pochi studi" - sia su uomini che su animali - "riguardo la potenzialità di seri effetti collaterali", come mutazioni genetiche e cancro. Nel 1996, un rapporto riguardo gli studi sugli animali durato due anni aveva già mostrato che alti livelli di metilfenidato causavano tumori al fegato a topi di ambo i sessi.

    Il nuovo studio Texano è consistito nel prelevare sangue ai bambini con ADHD diagnosticata prima che cominciassero la cura col metilfenidato, in modo da avere un livello base di anormalità dei cromosomi (i cromosomi sono le strutture in cui le cellule portano i geni e le informazioni genetiche). Tre mesi dopo l’inizio dell’assunzione della medicina, i ricercatori hanno prelevato ed esaminato il loro sangue per una seconda volta. Tutti i bambini sottoposti a esami del sangue erano stati trattati con normali dosi terapeutiche di metilfenidato.
   
La maggior parte delle anormalità delle cellule studiate è consistita nella rottura di cromosomi, e "una maggiore frequenza di aberrazioni è dimostrata associata ad un aumento del rischio di tumore oltre la norma", afferma l'autore della ricerca Randa A. El-Zein, Professore Assistente di Epidemiologia al M.D. Anderson, che ha eseguito gli studi sul sangue usando diverse tecniche.
"E' stato abbastanza sorprendente che tutti i bambini che assumevano metilfenidato manifestassero un aumento di anormalità genetiche in un così breve periodo di tempo", afferma El-Zein.
   
Il Professore di Tossicologia Ambientale all'UTMB (University of Texas Medical Branch), Marvin Legator, principale ricercatore e più navigato autore dello studio, ha invitato comunque alla cautela: "Questo studio non significa che questi bambini soffriranno di cancro, ma significa che sono esposti ad un fattore di rischio addizionale" Dei 53 agenti cancerogeni umani conosciuti, Legator dice che 48 possono essere rintracciati usando il metodo di analisi dei cromosomi impiegato in questo studio.
   
El-Zein sottolinea che c'è bisogno di studi molto più estesi in diversi centri medici per confermare i risultati di questo studio e per rispondere ad altri interrogativi che questo ha lasciato irrisolti. Una delle questioni è che cosa accada quando i pazienti interrompono l'assunzione di metilfenidato. "Si riadatta alla norma il livello di mutazioni genetiche?", si chiede El-Zein, "noi non lo sappiamo".

    I genitori dovrebbero reagire con cautela a questo studio preliminare, afferma El-Zain, osservando che nella cura all'ADHD ci sono poche alternative al metilfenidato.
Chiestogli come si sarebbe comportato, considerato questo studio, se ai suoi figli fosse stato somministrato metilfenidato, il coautore Matthew J. Hay, pediatra dell'UTMB che ha curato tutti i bambini coinvolti nella ricerca, si è mostrato altrettanto cauto: "se i miei figli fossero sottoposti ad una cura e reagissero bene, non farei loro interrompere il trattamento" a meno che altri studi non dimostrino effetti del genere.

(fonte: http://www.medicalnewstoday.com)


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