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Vista senza occhi
A cura di Giovanni Rischi Gatti - 4 gennaio 2015

Tra le tante scoperte effettuate dal Dott. Bates nel corso della sua lunga carriera cinquantennale di studioso e scienziato orientato al benessere delle persone (e non al business, come per il cartello medico che governa la Sanità oggi) troviamo quella sensazionale e para-psicologica della “vista senza occhi”.   Con questa locuzione intendiamo tutte quelle manifestazioni fisiche in cui il Lettore riesce a “indovinare” la forma, il colore o la posizione, o altre caratteristiche piú o meno varie, dell’oggetto che ha davanti, o altrove, pur avendo un forte o fortissimo problema di “vista”, sia perché è proprio ciecato, magari a causa di una grave malattia intervenuta alla rètina o perché è proprio non vedente dalla nascita, sia perché ha semplicemente una forte miopía, o altro difetto oculare, e non “vede bene”.

Tra i tanti articoli da noi pubblicati sulla rivista periodica cartacea “IL FALCO PER L’EDUCAZIONE ALLA VISTA PERFETTA” e sopra tutto nei libri fondamentali della Trilogía Batesiana quali “VISTA PERFETTA SENZA OCCHIALI”, “I METODI DI TRATTAMENTO NELLE «STORIE DALLA CLINICA»” e “I PIÚ AVANZATI METODI NELLA CURA DELLA VISTA (CON DOMANDE & RISPOSTE)”, il Dott. Bates fa piú volte riferimento a questa facoltà umana raccontando nei dettagli come lui abbia fatto questa scoperta e pronosticando come essa avrebbe potuto determinare notevoli cambiamenti e influenze nella evoluzione della razza umana sul nostro pianeta, cosa che in realtà fino a oggi non pare essersi verificata, per lo meno a livello del pubblico.   A nostro avviso il lato piú interessante e coinvolgente delle affermazioni del Dott. Bates non è tanto relativo alla scoperta in sé, e cioè alla possibilità di vedere senza occhi, ma quanto al metodo con il quale essa si ottiene, ovvero attraverso ciò che viene definito forza di immaginazione.   Di questo parla molto bene, e nei dettagli, la scrittrice svizzero/tedesca Elsbeth Friedrichs, – già paziente del Dott. Bates e poi sua discepola fedele nella divulgazione del suo Sistema Originario presso il pubblico europeo, – quando racconta nel suo libro “IMPARATE A VEDERE DI NUOVO!” l’esperienza di un signore che, rimasto cieco per un colpo di pistola, riesce comodamente a fare tutte le normali operazioni della sua vita pur “vedendoci senza vederci”.

Per ottenere questo risultato, occorre esercitare la forza di immaginazione per mezzo di metodi di riposo mentale che possono essere eseguiti da chiunque sia onestamente interessato o coinvolto, magari a livello semplicemente ludico, come accade facilmente nei bambini.   È quello che la Associazione Vista Perfetta ha fatto di recente durante una Giornata di Studio Pratico, grazie alla collaborazione del suo co-presidente onorario Achille, un bimbo di sei anni e mezzo che oramai è quasi completamente guarito da un brutto caso di vista imperfetta, corretta in passato con pesanti occhiali prescritti dal medico di turno per piú di tre anni continuativi.

Il metodo usato è stato quello delle barchette di carta colorate.   Il nostro piccolo armatore improvvisato ha imparato infatti a costruire tali barchette usando fogli di carta diversamente colorati, per poi disporle a flotta parallela su un ripiano.   In quel momento, su richiesta di sua mamma o di altre persone presenti all’esperimento, lui doveva a occhi chiusi e ad alta voce ricordare i colori delle varie barchette e poi “indovinare” di quale colore fosse la prima barchetta a sinistra della flotta, dopo che qualcuno le aveva spostate, come nel “gioco delle tre carte” che spesso vediamo rappresentato in televisione o al cinema.   Per capire quale fosse il colore della prima barchetta a sinistra, al nostro Achille è bastato fare delle ipotesi mentali confrontando l’immaginazione del colore ipotizzato con la memoria del colore di un particolare oggetto da lui scelto, a cui in quel momento lui si trovava particolarmente legato (una navicella spaziale di colore azzurro elettrico della serie dei giocattoli Bakugan).   Questo procedimento sembrerebbe lungo e macchinoso ma ad Achille è riuscito quasi immediatamente, nel senso che lui era talmente sicuro della sua memoria che il primo colore immaginato spontaneamente era quello giusto, e nel giro di qualche secondo egli proclamava senza alcuna esitazione ad alta voce, e con gusto, di che colore fosse la prima barchetta della flotta.   La prova è stata ripetuta per tre volte, realizzando un completo successo, tre su tre, 100%.   Facciamo notare che il calcolo delle probabilità di indovinare ci fornisce questo dato:   1/5/3=6,7%, dato che le barchette erano di cinque colori diversi e le prove indipendenti effettuate sono state tre.   Possiamo quindi tranquillamente affermare che avere sempre individuato correttamente il colore della barchetta “non è stato un caso”, o, per meglio dire, “è stato improbabile al 93,3%”.

Lo stesso metodo della forza di immaginazione si può utilizzare davanti alla tabella di controllo di Snellen quando si devono “indovinare” lettere sconosciute o lettere di una riga troppo piccola, che non si riesce ancóra a vedere nel corso dell’ auto-trattamento senza occhiali da noi praticato.   La differenza tra indovinare il colore della barchetta e indovinare la forma di una lettera sconosciuta sulla tabella di controllo di Snellen è puramente di tipo “spirituale”, intendendo dire che la barchetta auto-costruita da Achille è a lui legata da un sentimento di divertimento e riposo mentale mentre la lettera sconosciuta è sicuramente un oggetto a lui piú distante e meno interessante, – anche perché sono poche settimane che ha imparato a lèggere, – e quindi possibile fonte di “sforzo mentale”.   Ciò non ostante, il nostro valoroso guerriero della vista perfetta è stato capace di indovinare diverse lettere sconosciute alla distanza di quindici piedi, con vista normale, sia in buona luce elettrica (5.000 lux) che in luce piú scarsa (1.000 lux), utilizzando in parte il metodo della forza di immaginazione evidenziato sopra.

Sta di fatto, quindi, che chiunque può esercitarsi per un minimo ogni giorno e verificare che la possibilità di “indovinare” qualsiasi cosa a occhi chiusi aumenta con la pratica effettuata, anche contrariamente a quanto direbbe il calcolo matematico basato sulle probabilità di indovinare “a caso” un qualsiasi oggetto tra un mucchio di altri oggetti, come nel caso di una lettera su trentasei dal Mazzo di Lettere di Snellen da noi prodotto.

Questo metodo di “indovinare” può sicuramente essere messo in relazione a realtà superiori, come per esempio “indovinare il futuro”, nel momento in cui una persona deve fare una scelta e non sa “che pesci pigliare”.   Se, ipotizzando una determinata scelta, osserviamo che il ricordo del nostro oggetto fondativo della immaginazione (come lo chiama il Dott. Bates) diventa imperfetto o viene altrimenti danneggiato, allora possiamo stare certi che la scelta ipotizzata non è la migliore per noi in quel momento e quindi è preferibile ipotizzare altre scelte o magari anche lasciare perdere, se necessario.   È ovvio che chi ha normalmente una vista buona è piú avvantaggiato nel praticare questo metodo mentre chi porta occhiali (o anche lenti a contatto o ha subíto operazioni con il laser o altri oggetti caustici) e ha una immaginazione difettosa, non sarà granché efficiente e sarà prono a fare errori di valutazione, data la sua sensibilità interiore non ottimale perché ridotta dallo sforzo mentale e oculare aggravato dalla correzione oculistica.

L’autore del presente testo è ovviamente molto interessato a raccogliere le testimonianze vissute di chi è sotto auto-trattamento per la cura della vista imperfetta secondo i materiali originali del Sistema Bates® Originario™ come pubblicato esclusivamente dalla Casa editrice Juppiter Consulting Publishing Company® di Milano e ordinabile sul sito ufficiale www.SistemaBates.it (©®).   Per farlo, scrivere a direttore @ sistemabates.it.   Una volta verificata, la testimonianza sarà pubblicata in forma anonima sul sito stesso o – se di particolare rilievo – sulla rivista “IL FALCO PER L’EDUCAZIONE ALLA VISTA PERFETTA”.