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Israele alle porte di Mosca
31 luglio 2006 Jeffrey Steinberg - tratto da Movisol - www.movisol.org/libano.htm

Nel weekend dal 17 al 18 giugno scorsi, il Vice Presidente USA Dick Cheney si è riunito con l'ex Primo Ministro israeliano nonché capo del partito Likud Benjamin Netanyahu e l'ex ministro israeliano Natan Sharansky, in una conferenza a Beaver Creek (Colorado), ospitata dall'American Enterprise Institute (AEI). Mentre il contenuto esatto delle discussioni non è stato mai reso pubblico, Netanyahu ha reso noto che sarebbe tornato immediatamente in Israele per incontrare il Primo Ministro Ehud Olmert e il suo gruppo di lavoro di ex Primi Ministri (che comprende l'attuale Vice Primo Ministro Shimon Peres e l'ex Premier laburista Ehud Barak) per trasmettere gli ordini di Cheney.

Sharansky, da parte sua, dal Colorado si è recato a Washington e Philadephia, per tenere una serie di comizi, presso la Heritage Foundation e il Middle East Forum, in cui si è scagliato contro l'amministrazione Bush per aver abbandonato il proprio impegno per la “democrazia” in Medio Oriente, una frase che nel codice cifrato dei neoconservatori sta per un violento “cambio di regime” in Siria, Iran, Arabia Saudita e Egitto, sul modello del documento del 1996 «A Clean Break» [stralci del documento], il loro progetto per una dominazione congiunta di Washington e Tel Aviv nella regione. Le mosse di Sharansky sono state immediatamente seguite da una serie di articoli da parte di fanatici neoconservatori come Richard Perle, Lawrence Kudlow e Michael Rubin, tutti contro il Presidente Bush e il Segretario di Stato Condoleeza Rice, per essersi dichiarati, anche solo a parole, per una soluzione alla cosiddetta crisi iraniana.

La riunione di Beaver Creek non è stata altro che un canale di comunicazione da Washington a Tel Aviv, per indicare che è arrivato il momento di far saltare in aria tutta l'Asia Sud-Occidentale, attraverso una serie di provocazioni da lungo tempo programmate. Ma, mentre Dick Cheney fa con entusiasmo la parte del caporale in questa chiamata alle armi, la decisione di lanciare l'attuale massacro contro il Libano è venuta da circoli finanziari privati che vantano collegamenti con l'Internazionale Sinarchista molto più alti di quanti ne abbia il Vice Presidente ultrà.
Lyndon LaRouche ha posto la questione in questi termini: “Questa è la guerra di Felix Rohatyn”, riferendosi all'ex banchiere della Lazard, che ha giocato un ruolo chiave nello smantellamento sistematico della base industriale ad alta tecnologia degli USA negli ultimi trent'anni, e che annovera il padrino dell'amministrazione Bush-Cheney, George Shultz, tra i suoi più intimi collaboratori sinarchisti.

Un importante finanziere europeo consultato dall'EIR ha condiviso l'affermazione di LaRouche secondo cui l'attuale catastrofe in Asia Sud-Occidentale è parte di una insurrezione globale sinarchista, tesa a provocare una serie di guerre senza via d'uscita per trascinare sempre più l'intero pianeta in una Guerra dei Trent'Anni. “L'invasione israeliana del Libano,” ha detto la fonte, “avviene proprio nel momento in cui l'Afghanistan sta precipitando nel caos e all'Iraq non manca molto. Si aggiunga il fatto che il sistema finanziario mondiale sta traballando sull'orlo del collasso e si avrà una situazione che non ha precedenti nella storia moderna.” Si sommino: la recente serie di attentati a Mumbay (Bombay), India; le nuove destabilizzazioni alla porte della Russia, estese all'Europa Centrale (ci si riferisce agli scontri al confine tra Georgia e Ossezia del Sud e alle recenti richieste del Presidente georgiano Saakashvili ai Russi di rimuovere il contingente di pace - ndt); le esplosioni di violenza nelle principali città brasiliane, e lo schema globale delle provocazioni diventa chiarissimo.

La missione suicida degli israeliani
Come ha sottolineato LaRouche, le azioni israeliane, ordinate da Washington, non sono funzionali agli interessi di nessuno stato nazionale sul pianeta. Sicuramente non servono agli interessi nazionali di Israele, che è stato fatto marciare verso l'autodistruzione.
Un importante ambasciatore americano in pensione ha paragonato l'incursione in Libano con le disastrose sconfitte che sia Napoleone che Hitler subirono alle porte di Mosca. “La sovraestensione strategica è suicida,” ha commentato la fonte, “e Israele si trova proprio in tale sovraestensione”, si è cioè imbarcato in un'impresa per cui non dispone di forze sufficienti.

Un ufficiale USA che vanta decenni di esperienza nella regione ha aggiunto che l'amministrazione Bush-Cheney è intrappolata nelle proprie illusioni su Hezbollah. “Non riescono ad accettare l'idea che Hezbollah sia un vero movimento politico, con una massiccia base di sostegno.” La fonte ha continuato, “Guardate ora al caos che si scatenerà, dal Libano in tutto il Medio Oriente. Colpirà presto le Americhe. Questo è qualcosa di simile alla Guerra dei Trent'Anni.”

Il Colonnello in congedo Patrick Lang, ex direttore dell'intelligence militare USA per il Vicino Oriente, ha detto a Wolf Blitzer della CNN, il 20 luglio, che l'attacco israeliano sul Libano “per me non ha alcun senso. Come sapete, io ho lavorato in tutti questi paesi e in particolare con l'IDF (l'esercito israeliano - ndt), e seguo da sempre tutto molto attentamente. E quello che stanno facendo per me non ha alcun senso, perché, come ha detto un maggiore dell'aviazione israeliana, è impossibile andare in giro dappertutto a dare la caccia a tutti i lanciatori di razzi. Hezbollah è un esercito di guerriglia numeroso, ben organizzato e disciplinato. Hanno riserve nel profondo della popolazione sciita del Libano. Si tratta di una base che stanno organizzando da cinque-sei anni. Ovunque vi sono trappole per i tank, strutture per imboscate e tante altre cose del genere.”

“E' un posto terribile per combattere,” ha continuato. “E l'idea che si possa stanare gente come quella, che è fatta di fanatici islamici, e costringerla a mollare e scappare con la forza aerea e l'artiglieria e qualche limitata operazione di terra, semplicemente non funziona.” Lang ha detto alla CNN che Israele può fermare il bombardamento di obiettivi israeliani da parte di Hezbollah solo “facendo arretrare la loro linea di fuoco. L'unico modo per fare ciò, secondo me, è con truppe di terra. Ora, io so che l'IDF non vuole occupare parte del Libano di nuovo, ma si sono messi in una posizione in cui può non esserci nessuna altra scelta… . L'altra questione, cioè pretendere di far sì che il governo libanese sia qualcosa che non è, un governo unito che abbia un esercito vero, invece di un simbolo di unità nazionale, e che agisca contro Hezbollah, semplicemente non funzionerà. I Libanesi non hanno i requisiti per farlo.”

La disperazione dei banchieri sinarchisti
Dal punto di vista dei circoli finanziari privati di Londra, Parigi e New York, che costituiscono lo zoccolo duro della Sinarchia internazionale, una Guerra dei Trent'Anni globale, come quella che Israele sta innescando con la folle incursione in Libano, è semplicemente quello che il medico ha prescritto. Per mesi, anticipando il collasso del loro sistema finanziario mondiale, le più grandi istituzioni finanziarie hanno cercato di sbarazzarsi della loro carta finanziaria, prossima a non valere più nulla, per investire nelle commodities, innescando una spirale iperinflazionistica nei prezzi di petrolio, oro, rame e altre materie prime, portando l'intero sistema finanziario globale post-Bretton Woods sull'orlo del collasso.

Nello stesso tempo - come segnalato dalla mossa di Nissan-Renault su General Motors - questi stessi circoli finanziari, rappresentati da Rohatyn e dalla Lazard, si stanno muovendo per consolidare il loro controllo sulle più grandi società industriali rimaste dell'Occidente. Essi stanno cercando di creare lo stesso tipo di cartelli industriali internazionali che promossero fascismo e nazismo nel periodo tra il 1922 e il 1945. Inoltre, come ha messo in evidenza Lyndon LaRouche nella webcast del 20 luglio scorso, questi finanzieri vogliono distruggere le stesse fondamenta del sistema dello stato nazionale. Creando corporation internazionali, al di fuori della giurisdizione delle nazioni sovrane, e stabilendo la loro presa sulla capacità industriale globale e sulle merci strategiche, essi intendono imporre, attraverso la globalizzazione, una “soluzione finale” all'odiato sistema dello stato nazionale, specialmente agli Stati Uniti della Costituzione del 1789.

Il 14 luglio, uno dei più importanti giornali sinarchisti britannici, il Daily Telegraph, ha pubblicato un articolo straordinariamente sincero del responsabile della pagina economica Edmund Conway intitolato «Gli USA 'potrebbero andare in bancarotta'». Conway descriveva un recente studio commissionato dalla Federal Reserve di St. Louis al prof. Laurence Kotlikoff, che scriveva, “Per parafrasare il dizionario Inglese Oxford [nella definizione “bankrupt”], gli USA sono alla fine delle proprie risorse, esauriti, spogliati, svuotati, deprivati, bisognosi, o rovinati come conseguenza del mancato pagamento dei propri creditori?” La sua risposta era “sì.” Basandosi sugli obblighi esistenti verso le attuali e le immediate future generazioni, Kotlikoff prevede un ammanco fiscale del Governo Federale degli USA pari ad una cifra senza precedenti come 69.500 miliardi di dollari.

Il nocciolo duro dei finanzieri sinarchisti vede in queste circostanze un'opportunità storica di distruggere le stesse fondamenta del sistema dello stato nazionale, scatenando guerre interminabili nella maggior parte del pianeta.
È in questo contesto che diversi diplomatici e funzionari di intelligence intervistati dall'EIR concludevano che l'attacco suicida al Libano è il preludio di una più vasta guerra regionale, da scatenare attraverso un attacco militare USA all'Iran da tempo atteso, un attacco promosso da Dick Cheney e che sostituisce il cuore vero e proprio del piano “Clean Break” al quale i neoconservatori hanno dedicato ogni loro energia negli ultimi dieci anni.

In quella che potrebbe diventare una delle più grandi gaffe giornalistiche della storia, alla fine di giugno, la rivista Times proclamava “La fine della diplomazia del Cowboy.” Un ex funzionario di alto livello dell'intelligence, ha bollato come “pia follia” l'idea che l'amministrazione Bush abbia abbandonato i propri piani per una guerra in Iran. “Cheney sta guadagnando tempo, aspettando che gli sforzi diplomatici di Condi Rice falliscano. Allora avrà la sua guerra.” Un altro ambasciatore USA, che ha servito nel Golfo Persico per molti anni, è stato ancora più netto. “La cosiddetta offerta all'Iran era l'equivalente di una richiesta di resa incondizionata, e non è mai stata concepita per ottenere una soluzione diplomatica.” Commentando la valutazione di Lyndon LaRouche che le catastrofi all'orizzonte potrebbero rivelarsi l'unico argomento capace di costringere i politici ad effettuare una svolta assiomatica fondamentale, l'ex ambasciatore ha notato che “LaRouche ha ragione, ma non voglio neanche pensare che si vada verso una Grande Depressione e la Quarta Guerra Mondiale, prima che i leader mondiali rinsaviscano.”

 
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