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Il sorprendente risultato di una ricerca pubblicata da "Lancet" e condotta in Italia e in altri cinque paesi europei.
Cure sospette, antidolorifici, eutanasia: così "si stacca la spina"

"Una morte su 4 decisa dal medico"
di Giancarlo Mola - "La Repubblica" 3 agosto 2003

ROMA: C'è un medico che decide di staccare la spina dietro una morte italiana su quattro. Un medico che, viste le condizioni del paziente, ritiene di non dover più protrarre le sue sofferenze. Un medico che, nella metà dei casi, fa la scelta più drastica da solo, senza consultare l'assistito né i suoi parenti. Accade questo, negli ultimi giorni di vita dei malati terminali, quando dubbi etici e pietà umana entrano spesso in conflitto. E adesso, per la prima volta, uno studio porta alla luce un mondo che fino a ieri era completamente sommerso.
La ricerca - pubblicata sulla rivista "Lancet" - è stata condotta dalla Erasmus University di Rotterdam, che ha preso in esame oltre 20.000 morti in sei paesi europei (Olanda, Belgio, Danimarca, Svezia, Svizzera e, appunto, Italia). Ai dottori che hanno avuto in cura i malati è stato chiesto - sotto la garanzia dell'anonimato - in quanti casi il decesso sia avvenuto dopo una decisione sulla "fine della vita". La definizione è stata volutamente ampia, tanto da comprendere l'eutanasia, il suicidio assistito, la somministrazione di farmaci contro il dolore che però accorciano la vita del paziente e l'interruzione delle cure. E i risultati hanno rivelato quanto le scelte dolorose siano ormai frequenti.
I medici italiani hanno ammesso di aver assunto il ruolo decisivo nel 23 per cento delle morti. Spessissimo (19 morti su cento) hanno agito scegliendo terapie contro il dolore con effetti negativi sulla durata della vita. Nel restante quattro per cento dei casi hanno invece preferito, semplicemente interrompere le cure. 
Quasi irrilevante, invece, il ricorso all'eutanasia o alla morte assistita.
Negli altri paesi, le percentuali salgono enormemente. E in Svizzera, addirittura, sono emerse decisioni sulla fine della vita nel 51 per cento delle morti. Le differenze con l'Italia sono notevoli. Ma probabilmente meno di quanto emerga dalla ricerca. Sono gli stessi esperti di "Lancet" a mettere in guardia i lettori: "Non possiamo escludere la possibilità che la non risposta ai questionari abbia in qualche modo avuto effetti sui risultati, specialmente in Italia".
Non è un caso, infatti, che appena il 44 per cento dei medici italiani interpellati ha accettato di rispondere alle domande (contro il 75 per cento degli olandesi e il 67 degli svizzeri).
Ma dallo studio emerge anche un'altra realtà. Che riguarda il percorso che porta alla decisione fatale. I medici italiani hanno dichiarato di aver scelto senza consultare il malato o i familiari nel 52 per cento dei casi presi in esame. La cifra, che riguarda pazienti in grado di comprendere la propria situazione, sale addirittura al 58 per cento per gli assistiti meno capaci di valutare la gravità della malattia. Quanto basta per riaccendere le polemiche sull'assenza di leggi in materia. "I dati - spiegano i consumatori dell'Aduc - danno l'idea di un fenomeno di una vastità tale che, continuare a far finta di niente, è solo ipocrisia ideologica".


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