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- Guerra al cancro? Le balle dell'oncologia

Continuano purtroppo in Veneto gli attacchi mediatici vergognosi ai Medici che non seguono in Scienza e Coscienza (e per il Bene delle persone sofferenti) i dogmi della scienza medica ortodossa. Dogmi imposti dall'establishment corporativo delle multinazionali del farmaco che controllano le istituzioni e le baronie universitarie.
Oggi per Decreto legislativo un medico non può "curare", pena sanzioni, il cancro con metodi diversi da quelli ufficiali: chemioterapia, radioterapia e chirurgia!
E questo nonostante i dati epidemiologici delle cure ufficiali dicano che a 5 anni dal trattamento la sopravvivenza è del 2,3% - 2,5% (www.pubmed.gov, autore Morgan pubblicato su "A Clinical Oncology". Studio multicentrico eseguito negli Stati Uniti e Australia su 225.000 persone seguite per 14 anni nei 22 casi di tumore più frequenti).

"Il Mattino di Padova" 19 maggio 2007 di Enzo Bordin

"Il Mattino di Padova" 18 maggio 2007 di Cristina Genesin

Sul caso del Dott. Paolo Rossaro
Dott. Paolo Girotto – 19 maggio 2007

Caro Marcello,
la mia vuole essere una riflessione di come un giornale come “Il Mattino di Padova” nella sua uscita di ieri 18 maggio e oggi 19 maggio 2007, possa trattare una notizia (come quella sul Dott. Rossaro mio caro amico) in modo apparentemente obbiettivo ed equilibrato: ma purtroppo solo apparentemente!

La notizia riguarda un medico di base (il dott. Rossaro per l’appunto) che da oltre 30 anni cura i suoi pazienti con la più classica delle medicine allopatiche. Col passare del tempo però molte persone colpite da cancro si sono rivolte a lui per un sostegno non solo terapeutico ma anche psicologico ed umano cosa che non trovavano più nelle strutture ospedaliere ad hoc. Il medico in Scienza e  Coscienza, di fronte a tragedie umane e disperazione ha trovato logico, prima ancora che umano, cercare con professionalità se potevano esistere supporti terapeutici diversi dalla semplice e devastante chemioterapia, radioterapia e l’inevitabile corollario della aggressione chirurgica del tumore. Egli ha trovato queste sostanze farmacologiche utili a migliorare le condizioni di quei disgraziati con soddisfazione reciproca. Nella maggior parte dei casi sono sostanze della farmacopea internazionale usate con dosaggi e modi diversi attraverso una assistenza che richiede alta professionalità e continuo aggiornamento oltre ad un bagaglio di responsabilità umana per il destino di quei malati che da sola meriterebbe ben altra valutazione!

Questa la indispensabile premessa per i tuoi molti lettori. Dove ho riscontrato il comportamento sostanzialmente scorretto e pregiudiziale del succitato quotidiano locale? Innanzitutto in un primo articolo di denuncia di 15 giorni fa in cui tra le altre cose lo si accusava di pratiche da “santone” riferendo solo il punto di vista della presunta “vittima” e questo già di per sé non è corretto perchè avrebbe richiesto quantomeno una contestuale risposta del medico denunciato vista la pericolosa posizione in cui viene messo un libero professionista dopo una plateale denuncia a mezzo stampa soprattutto se quest’ultimo sia sprovvisto di “santi in paradiso”. Dimenticavo: molto probabilmente se li avesse avuti non sarebbe incorso in un “incidente” di questa portata!

Segue l’articolo di oggi che vuole portare a conoscenza di tutti  il punto di vista del medico : almeno in apparenza. Innanzitutto il risalto è massimo : prima pagina con titolo “Medico indagato per omicidio colposo” che non è propriamente un titolo a discarico . Poi si prosegue all’interno con altro titolo a tutta pagina “Cure alternativa, medico indagato” e sottotitolo “Accusato di omicidio colposo e lesioni gravi nei confronti di due pazienti”. L’articolo di Cristina Genesin da innanzitutto conto dell’inchiesta in atto ripetendo che i casi in esame sono due e che tra i sostenitori della denuncia presentata dall’ex paziente anche ben due cattedratici e considera che: “non sarà un indagine facile perché tanti sono i pazienti che, tutti i giorni, fanno la fila davanti all’ambulatorio del dott. Rossaro. E tanti fra loro sono pronti a difenderlo per il suo impegno a favore dei malati.”

Domanda : perché non sarà una indagine facile? Risposta: perché molti pazienti sono pronti a difenderlo. Cosa faranno questi pazienti e quali sono quelli che fanno tutti i giorni la fila? Quelli curati con la “mutua” o quelli malati di cancro? Questo non si riesce a capire con chiarezza, inoltre se molti pazienti non lo difendessero allora sarebbe un’indagine facile? In che senso, ce lo può spiegare gentilmente l’articolista? L’articolo informa poi che ci sono due esperti medici che stanno indagando se “l’abbandono dei protocolli terapeutici abbia pesato sulla morte di Anna T. e sul peggioramento delle condizioni di Cristian,…”. Mi chiedo quando mai potranno, i due esperti, trovare una risposta visto che manca comunque la prova del nove e cioè cosa sarebbe successo se i due malati avessero totalmente seguito i protocolli delle terapie ufficiali? Al massimo sanciranno quello che anche un non esperto può dire: i due adulti e in possesso delle facoltà hanno scelto una via terapeutica diversa dalla ufficiale sapendo quello che facevano. Questo è reato? Ma dulcis in fundo la nostra articolista cosa fa quando finalmente da la parola al Dott. Rossaro per rispondere ad una domanda sgorgatale spontaneamente e naturalmente dal profondo del suo animo a questo punto turbato e cioè: “Ma può un medico curare il cancro con terapie alternative?”. Questa giornalista rivela freudianamente, oserei dire, tutto il suo pre–giudizio scrivendo: “la risposta del Dott. Rossaro è disarmante” e poi segue il virgolettato del medico.

E’ disarmante!!! In base a quali conoscenze di oncologia e terapia del malato terminale scrive la Gianesin ? Quelle “dell’uomo della strada“ o quelle di un giornalista che con chiarezza e purezza d’animo raccoglie notizie per in-formare? Credo che l’unica cosa veramente disarmante  in tutta questa vicenda sia la posizione fortemente pregiudiziale tenuta fin dall’inizio da questo giornale che sta dimostrando che non è sufficiente rispettare formalmente l’equilibrio delle informazioni: bisogna volerlo fare  davvero, rispettando i lettori veri fruitori finali del giornale.

In conclusione, consiglierei al “Mattino di Padova”, per un postumo soprassalto di vero equilibrio ed obbiettività, di fare un completo reportage sulla realtà “cancro” a Padova andando proprio a cercare e fare domande dentro le strutture specializzate che seguono fermamente il dogma dell’ortodossia delle multinazionali farmaceutiche, l’ortodossia della “chemio” per intenderci, per scoprire il grado di successi e di soddisfazione di quelle povere persone sofferenti e terrorizzate.
Solo allora forse, avremo giornalisti un po’ meno sicuri che la verità stia da una parte sola e più attenti a fornite una informazione vera e non cosmetica!

Grazie per l’attenzione con cui vorrai considerare le riflessioni di una persona indignata dalla ipocrisia ammantata di verità di questo deserto mediatico in cui viviamo.

Dott. Girotto Paolo.     

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